“La morte di Adil ci dice molto sul nuovo sfruttamento del capitale e di che direzione prendere per ricomporre la classe”. Il Domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti

Senza dubbio possiamo parlare della uccisione di Adil come una morte annunciata, arrivata dopo settimane\mesi di continue ed indebite aggressioni ai danni dei lavoratori in sciopero, vittime della violenza padronale, di guardie private assoldate in funzione antisciopero, solerti nel rimuovere blocchi ai cancelli , per ridurre alla impotenza quanti denunciano le centinaia di licenziamenti nella logistica. Già anni fa un delegato Usb venne travolto e ucciso da un camion che forzo’ il presidio dei facchini, da anni registriamo violenze contro scioperanti e manifestanti che vanno dalla violenza spicciola a licenziamenti collettivi, dalla revoca dei permessi di soggiorno a migliaia di denunce.

Gli scioperi sono la risposta all’arroganza padronale che tra delocalizzazioni e licenziamenti sta sferrando un duro attacco alle lotte nella logistica, lo fa senza esclusioni di colpi ricorendo a crimiri, a guardie private e alla classica violenza ai danni di manifestanti per altro pacifici. Nelle settimane scorse numerosi attivisti del Sicobas sono stati raggiunti da procedimenti giudiziari, arresti, fogli di via, denunce e revoche del permesso di soggiorno, una operazione giudiziaria che ha messo in secondo piano gli scandali nel settore della logistica tra evasioni fiscali, cooperative spurie e dinamiche di sfruttamento selvaggio come documentato dalla cronaca che parla di grandi evasioni fiscali da parte di quanti hanno per anni invocato aiuti pubblici e abbassamento del costo del lavoro.

Siamo davanti ad una escalation preoccupante di violenza padronale che avviene nel silenzio assenso delle istituzioni, con i sindacati rappresentativi che pensano di risolvere ogni problema siglando accordi nazionali e locali incapaci di restituire dignità e forza alla classe lavoratrice. Non saremo certo noi a invocare l’intervento dello Stato a difesa degli operai, se ci attendessimo da lor signori un aiuto saremmo solo degli inguaribili sognatori visto che hanno rimosso il divieto dei licenziamenti collettivi e ampliato il ricorso al subappalto (ce lo chiede l’UE) per favorire il ricorso a mandopera a basso costo e senza tutele effettive anche in materia di salute e sicurezza. Ma oggi è in pericolo anche il semplice diritto a manifestare e ad esprimere il diritto di parola e di critica come si evince dai codici disciplinari adottati negli Enti pubblici e su questo le anime candide a difesa della Costituzione dovranno prendere posizione. Allo stesso tempo non faremo ricorso agli appelli alla unità delle sigle del sindacalismo di base, in questa nuova fase di offensiva capitalistica serve invece un salto di qualità di tutti\e, in ambito sindacale e nel frastagliato, e spesso residuale ambito politico con la proliferazione di micro partiti ed organizzazioni tra loro stupidamente polemiche e conflittuali. Pensiamo indispensabile un riposizionamento del sindacalismo di base e conflittuale ma anche di quanto resta delle realtà comuniste, avere indetto uno sciopero nazionale nel settore della logistica è un primo segnale di cambiamento per porre fine alla logica diffusa dei classici orticelli, rivendicare tutti\e uno sciopero generale puo’ essere una prima risposta allo stato delle cose presenti.

La morte, anzi l’uccisione, del delegato sicobas di Novara, arriva dopo mesi di inaudite violenze frutto della lotta di classe che vede contrapposti padroni e cooperative da una parte, padroncini e lavoratori della logistica. La tendenza diffusa è quella di abbattere tutele e ridurre il costo del lavoro, si risparmia sulla manodopera e perfino sui trasporti delle merci spingendo anche i padroncini a farsi giustizia da soli forzando i blocchi ai cancelli dei magazzini. Ci sembra evidente che all’ombra del Recovery si stia consumando l’ennesimo scontro di classe con il Governo nel ruolo di garante del Pnrr con tanti progetti che favoriranno la circolazione dei capitali e delle merci senza portare benefici effettivi in termini occupazionali e di miglioramento delle condizioni lavorative, salariali e alle nostre stesse esistenze. Nei primi mesi dell’anno sono aumentati infortuni e malattie professionali, le morti sul lavoro hanno raggiunto numeri elevati vicini agli anni del boom economico quando migliaia di lavoratori sono rimasti vittime di incidenti sul lavoro.In questa situazione pensare sia sufficiente la concertazione tra imprese e sindacato è non solo un errore ma il frutto di una cultura perdente che sottovaluta i processi di ristrutturazione capitalistici in atto nel paese e nella Ue e alla fine non fa altro che perseverare nell’errore, nella ritirata strategica vigente dalla svolta dell’Eur ai nostri giorni. La morte degli operai pesa come macigni sulle nostre coscienze, le scelte che opereremo diranno molto sulla capacità di abbandonare gli orticelli per navigare invece nel mare magnum di un conflitto di classe che sarà diverso dal passato ma al contempo produrrà dinamiche di violenza padronale e di repressione già sperimentate sulla nostra pelle.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2021/6/20/54028-la-morte-di-adil-ci-dice-molto-sul-nuovo-sfruttamento-del/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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