- Agata Iacono
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.
Sembrano sospese tutte le chat social del Movimento 5 Stelle, che sono disaggregate da mesi in mille rivoli, soprattutto dall’ultimo tentativo di “rifondazione” degli abortiti Stati Generali, le cui decisioni non hanno mai avuto seguito nell’elezione dell’organo collegiale, e la divisiva votazione sull’entrata o meno nel governo dell’assembramento draghista.
Ma oggi quella comunicazione, in effetti mai interrotta, tra attivisti storici del Movimento 5 Stelle, iscritti a nonsisapiùcosa e portavoce (pochi in realtà) che hanno comunque mantenuto i rapporti con la base, nonostante abbiano attualmente scelto modalità differenti di difesa dei principi e dei valori del Movimento originario, è in fermento. Si sono susseguiti per giorni, in un’agonia di afa, agenzie stampa, informazioni più o meno riservate, supposizioni, speranze e diffidenza, rispetto all’ultimo atto di elaborazione del lutto.
Gli attivisti che volontariamente hanno speso soldi, tempo, competenze, rimettendoci in lavoro e affetti, in questi 10 anni di epopea da meteora, ritrovando nel 5 stelle un’identità sociale riconosciuta, ostentano indifferenza, tristezza, per una fine (perché comunque è un The End), che non ritengono di aver meritato.
È comunque difficilissimo, soprattutto in questo folle periodo di emergenza pandemica, di lockdown, di incertezza e totale sconvolgimento dei paradigmi, riuscire a nuotare nel magma liquido di un futuro imprevedibile, senza neppure la protezione di un logo, di un progetto, in cui riconoscersi.
Non è corrispondente alla realtà la narrazione dei media sulle reazioni della base degli iscritti attivisti: quella vera non appartiene alle bimbe di Conte, che vede come un espropriatore senza rispetto della democrazia diretta partecipata, un colonizzatore senza scrupoli, e, al tempo stesso, non perdona a Beppe Grillo la svolta dell’alleanza perdente con il PD, il suo vaffa a Italia 5 stelle di Napoli, l’esaltazione di un Daghi grillino e un ministero della transizione ecologica che oggi lui stesso definisce “un bagno di sangue”.
Insomma, tra i due litiganti, non gode nessuno: le vittime non sono solo le generazioni che hanno finalmente trovato nel Movimento 5 Stelle lo stimolo di avvicinarsi alla politica e credere di poter incidere.
La vera vittima sacrificale è la non credibilità che qualsiasi altro soggetto politico nel prossimo futuro possa proporsi come movimento di cambiamento antikasta e rivoluzione culturale gentile.