Dobbiamo ringraziare le immagini video sul massacro a Santa Maria Capua Vetere e la loro diffusione sui mass media. Senza di esse oggi i torturatori in divisa sarebbero ancora liberi e pronti alle prossime imprese e con il consenso di tutto il palazzo respingerebbero sdegnosamente ogni accusa. Invece abbiamo visto l’orrore e abbiamo tutti capito che nulla in esso era spontaneo, ma scrupolosamente organizzato. Abbiamo visto il solerte squadrista con manganello ed emetto adempiere al dovere suo passando quasi con noncuranza il manganello sul corpo di un uomo in carrozzella, che lui stesso spingeva. Abbiamo visto ciò che è stato fatto nel carcere in Campania e non quanto è avvenuto a Modena e in altre prigioni dove 13 detenuti sono morti durante le proteste, secondo la versione ufficiale accettata anche dalla magistratura, tutti per cause naturali o overdose. Non
Quanto è avvenuto a Santa Maria Capua Vetere non è una deviazione e del sistema ma il sistema. Un sistema che ha fatto della brutalità poliziesca una sua componente strutturale, che poco a poco è diventata normalità. E ovunque questa normalità è stata coperta e, quando emergeva nella sua mostruosità, ridotta a caso isolato, alle mele marce in un sistema sano quando la realtà è l’esatto opposto.
Salvini e Meloni solidarizzano con i torturatori, ma loro confermano solo il loro fascismo di fondo, che per altro è I sintonia con quanto sta dilagando alle forze dell’ordine. La trama della copertura alla brutalità poliziesca è molto più vasta e completa.
Come poteva il ministro della giustizia Bonafede non sapere? E il ministro degli interni Lamorgese con tutti i suoi strumenti investigativi e il Presidente del Consiglio Conte formalmente a capo dei servizi , e gli altri ministri e alleati di governo, nessuno sapeva nessuno chiedeva? O tutti complici e colpevoli o tutti clamorosamente inetti.
Tutta la classe politica è responsabile politicamente e moralmente del dilagare della violenza di stato e della brutalità poliziesca e non a caso gran parte di essa governa assieme, chi solidarizza con i picchiatori in divisa e chi ipocritamente ora si indigna.
Giorgio Cremaschi PaP