Dina Bolouarte vicepresidente e Pedro Castillo presidente.


Francesco Cecchini


Abbiamo il dovere di non ignorare la realtà nazionale, ma abbiamo anche il dovere di non ignorare la realtà mondiale. Il Perù è il frammento di mondo che segue una traiettoria solidaria. José Carlos Mariátegui
Quarantatré giorni dopo il secondo turno, Pedro Castillo è stato proclamato dal capo della giuria elettorale nazionale (JNE), Jorge Salas Arenas, prossimo presidente della Repubblica. In precedenza, il tribunale elettorale aveva dichiarato inammissibili gli ultimi cinque ricorsi presentati da Fuerza Popular, il partito della sconfitta Keiko Fujimori. Peru Libre, il partito per cui si è candidato Pedro Castillo, ha ottenuto 8’836.380 voti, pari al 50,126%; mentre Fuerza Popular, di Keiko Fujimori, 8′792.117, ovvero il 49,874%. Pedro Castillo ha ottenuto, quindi, la presidenza con 44.263 voti di differenza.
Il trionfo di Pedro Castillo, che assumerà la presidenza il 28 luglio, è la vittoria dei settori popolari, delle popolazioni emarginate, delle campagne dimenticate, degli esclusi storicamente, rivendicati nell’ anno del Bicentenario dell’Indipendenza. Trionfo è anche la speranza della fine del modello economico neoliberista che prevale da più di tre decenni e che ha fatto precipitare il Paese nella sua peggiore crisi politica, economica, finanziaria, sociale e sanitaria.
Ore prima della proclamazione di Pedro Castillo, Keiko Fujimori ha consegnato un messaggio che è una dichiarazione di guerra. Contraddittoriamente ha detto che avrebbe riconosciuto il risultato elettorale che ha dato Castillo vincitore, ma ha sottolineato che il governo del sindacalista di sinistra sarebbe stato “illegittimo”. Ha invitato i suoi seguaci a mobilitarsi contro il nuovo governo. La signora K. ha così letteralmnte dichiarato: “La nostra difesa della democrazia non si esaurisce con la proclamazione illegittima di Pedro Castillo, questa difesa è appena iniziata, ma allo stesso modo in cui vi invito a iniziare questa grande difesa della democrazia, mi sento in dovere di chiarire che non possiamo cadere in ogni tipo di violenza. Abbiamo il diritto di mobilitarci, ma in modo pacifico”.
Pedro Castillo ha risposto molto politicamente: ” Invoco i nostri avversari politici e ringrazio coloro che ci hanno votato che lo hanno fatto, per essersi avvicinati. Invoco il leader di Fuerza Popular, la signora Fujimori, che non mettiamo più barriere in questo viaggio e non poniamo più ostacoli per far avanzare questo Paese “, ha detto, dopo aver lanciato un appello aperto per coloro che vogliono collaborare in il proprio management con lealtà, dignità, trasparenza, e ha ribadito il proprio impegno a combattere la corruzione. Castillo ha affermato che è stata “una lotta di molti anni” per ottenere la vittoria popolare e ha promesso “un governo di ogni sangue, senza alcuna discriminazione, dove nessuno è lasciato indietro”. Ha avuto parole di sostegno e riconoscimento per le popolazioni indigene, per “gli uomini e le donne del profondo Perù”, a cui ha assicurato che avrebbe governato per difendere i loro diritti “in questo sforzo per rendere il Perù più giusto, più dignitoso e più unito “.
Ma il gioco non sarà facile.
Uno dei grandi problemi che Castillo dovrà affrontare è quello della governance. Non va dimenticato che negli ultimi cinque anni il Perù ha avuto quattro presidenti, creare uno scenario complesso per la governance nel prossimo mandato presidenziale è complesso. Nessun presidente è riuscito a mantenere la stabilità del suo governo, e gli attacchi dell’opposizione al Congresso sono stati costanti, provocando un clima di instabilità. E il nuovo governo non ne sarà esente. Perché ancora una volta, il Congresso iper frammentato tra dieci forze, la maggioranza di destra, farà di tutto per impedire, per quanto può, il governo Castillo. Al di là della frammentazione, il Congresso ha meccanismi, stabiliti dalla Costituzione, per limitare, prevenire e persino lasciare (rimuovere) un presidente, il che complica il panorama di un presidente che non avrà una maggioranza al Congresso per promuovere le riforme e i cambiamenti che suscita.
Inoltre dietro Keiko Fujimori vi è il potere politico peruviano pronto all’ opposizione a tutti il livelli. Significativa è la dichiarazione di Veronica Mendoza di Juntos por el Perù e sostenitrice di Pedro Castillo, che ha recentemente affermato che i gruppi di potere vorranno vincere anche se hanno perso le elezioni.
Compito di Pedro Castillo e del suo gruppo di lavoro e di governo sarà è, quindi, promuovere il processo di costruzione egemonica, che movimenti sociali e partiti progressisti hanno avviato negli ultimi anni per far fronte alla crisi del regime, e da lì raccogliere una duratura maggioranza cittadina un nuovo percorso di democratizzazione e trasformazione del Perù. Inoltre potrà usufruire di appoggio internazionalista di ALBA-TCP e di governi progressisti di América Latina.

Pedro Castillo, presidente del Bicentenario.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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