L’Asia sud-orientale rappresenta una regione di grande importanza geostrategica per le due superpotenze del nostro secolo, la Repubblica Popolare Cinese e gli Stati Uniti d’America. Ciò è reso evidente dall’intensa attività diplomatica che svolgono sia Pechino che Washington nei Paesi che sono raccolti sotto l’egida dell’ASEAN, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Association of South-East Asian Nations).
Il consigliere di Stato cinese e ministro degli Esteri Wang Yi sta partecipando in questi giorni ad una serie di vertici con i propri omologhi degli Stati di quella regione, come riporta la stampa cinese. Nella giornata di martedì 7 agosto, alla riunione ministeriale degli esteri Cina-ASEAN, Wang ha affermato che la Cina ha già fornito più di 190 milioni di dosi di vaccino COVID-19 ai paesi dell’ASEAN, nonché grandi quantità di materiali per combattere la pandemia. Secondo quanto riportato dal Global Times, “le due parti manterranno e miglioreranno anche la condivisione delle informazioni e la comunicazione sulla politica sui vaccini”.
“Durante l’incontro, i ministri degli esteri dei paesi dell’ASEAN hanno espresso apprezzamento alla Cina in quanto è il primo paese a offrire assistenza vaccinale alla regione e hanno elogiato lo sviluppo integrativo Cina-ASEAN. I ministri degli Esteri dei 10 paesi dell’ASEAN ritengono che la Cina sia una potenza ragionevole, saggia e affidabile, che non mostra paura di alcuna egemonia quando salvaguarda la giustizia e l’equità internazionali. Lo sviluppo della Cina porterà nuove e maggiori opportunità a tutti i membri dell’ASEAN”, secondo il ministero degli Esteri cinese.
In questo modo, la Cina risponde all’iperattività fatta registrare dagli Stati Uniti nelle ultime settimane nella regione dell’Asia sud-orientale. La scorsa settimana, il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha intrapreso un tour diplomatico che lo ha visto visitare Singapore, il Vietnam e le Filippine, mentre nei prossimi giorni dovrebbe essere la numero due dell’amministrazione USA, Kamala Harris, a recarsi a Singapore e in Vietnam. In precedenza, invece, il vicesegretario di Stato Wendy Sherman aveva visitato l’Indonesia, la Cambogia e la Thailandia a maggio e giugno
Nel corso della sua permanenza in Vietnam, Austin ha visitato alcuni dei luoghi simbolo della guerra intrapresa dalla potenza imperialista in quel Paese, recandosi anche alla prigione di Hỏa Lò, dove il senatore John McCain trascorse cinque anni e mezzo. Tale prigione venne costruita dai francesi in epoca coloniale, e successivamente venne utilizzata dal Vietnam per i prigionieri di guerra nel corso del conflitto. “È un promemoria visibile del costo della guerra e del motivo per cui oggi la nostra forte partnership bilaterale con il Vietnam è radicata nel nostro sacrificio condiviso“, ha scritto il rappresentante dell’amministrazione di Joe Biden sui social network.
Austin ha incontrato il proprio omologo vietnamita, il ministro della Difesa Phan Văn Giang, con il quale ha discusso sulla cooperazione militare e sulla lotta congiunta alla pandemia. I due funzionari hanno anche assistito alla firma di un memorandum d’intesa sulla cooperazione per localizzare, recuperare e identificare i resti dei martiri vietnamiti e si sono scambiati diversi reperti di guerra. Successivamente ha tenuto vertici anche con il presidente Nguyễn Xuân Phúc e con il primo ministro Phạm Minh Chính.
Come il ministro cinese Wang Yi, anche Il segretario di Stato Antony Blinken sta svolgendo le sue attività diplomatiche virtuali con i Paesi membri dell’ASEAN. La presenza di Blinken segna un cambio di rotta rispetto agli ultimi anni, quando gli Stati Uniti avevano inviato diplomatici di secondo rango a presenziare alle riunioni con i Paesi dell’ASEAN: “Penso che sia una chiara dimostrazione del nostro impegno nella regione“, ha detto il funzionario.
L’Asia sud-orientale resta dunque un terreno di scontro tra Cina e Stati Uniti, i cui punto di conflitto più acuti riguardano le dispute del Mar Cinese Meridionale e la questione del colpo di Stato in Myanmar. Secondo Xu Liping, direttore del Centro per gli studi del sud-est asiatico presso l’Accademia cinese delle scienze sociali, “l’uso di questioni regionali per interrompere le relazioni tra Cina e ASEAN è una strategia geopolitica di lunga data utilizzata dagli Stati Uniti, e Blinken continuerà a utilizzare la questione del Mar Cinese Meridionale e la situazione in Myanmar, così come alcuni altri argomenti tra cui i diritti umani e la protezione ambientale, per massimizzare l’influenza degli Stati Uniti”, come riportato dal Global Times.
Quest’analisi vede la propria conferma nelle parole del ministro degli Esteri Wang Yi, che nella riunione di martedì ha fatto chiaro riferimento alle ingerenze statunitensi nelle questioni della regione. “Alcuni paesi al di fuori della regione hanno cercato di creare un cuneo tra la Cina e le nazioni dell’ASEAN, hanno inviato un gran numero di aerei e navi militari nella regione per provocazione e stanno diventando “il più grande disturbatore” che minaccia la pace e la stabilità del Mar Cinese Meridionale”, ha dichiarato il leader diplomatico cinese. Wang ha aggiunto che la cooperazione commerciale e di investimento tra Cina e ASEAN ha superato l’impatto della pandemia, poiché il commercio ha superato i 410 miliardi di dollari nella prima metà del 2021 e l’ASEAN continua a essere il più grande partner commerciale della Cina, mentre l’investimento aggregato da entrambe le parti ha raggiunto i 310 miliardi di dollari.
Da parte loro, i leader dei Paesi dell’ASEAN, ed in particolare del Vietnam, faranno attenzione a mantenere relazioni bilanciate con entrambe le superpotenze del XXI secolo, per non diventare delle semplici pedine nelle mani di una delle due. Allo stesso tempo, però, la Cina ha un innegabile vantaggio nella regione, dettato dalla vicinanza geografica e culturale, ma anche dall’innegabile sostegno che Pechino ha fornito ai Paesi in questione nei momenti più difficili della crisi sanitaria.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog