Pedro Castillo Terrones occupa la presidenza del Perù da meno di un mese, eppure ha già dovuto fronteggiare numerosi attacchi da parte della destra reazionaria che non ha ancora accettato la sconfitta elettorale. Secondo l’ALBA-Movimientos (Articulación Continental de Movimientos Sociales y Populares hacia el ALBA) sarebbe attualmente in corso un tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente peruviano da parte di alcuni membri del Congresso: “In particolare, hanno denunciato la destra peruviana per la sua insistenza nell’ignorare le maggioranze popolari di quel Paese e hanno sottolineato che i primi passi sono iniziati lo stesso giorno della vittoria elettorale di Pedro Castillo contro Keiko Fujimori, decisa al secondo turno”, come riporta TeleSur.

Solamente pochi giorni fa, il ministro degli Esteri, Héctor Béjar Rivera, è stato costretto a presentare le proprie dimissioni in seguito ad una campagna diffamatoria in cui sono state manipolate alcune dichiarazioni che aveva rilasciato anni fa ai media locali. In realtà, Béjar non aveva fatto altro che denunciare le ingerenze degli Stati Uniti, ed in particolare della CIA, nella politica peruviana, con operazioni volte a dividere la sinistra, evitando così una sua vittoria elettorale. Inoltre, l’ormai ex ministro degli Esteri aveva accusato gli Stati Uniti ed alcuni settori dell’esercito peruviano, in particolare la marina militare, di aver appoggiato Sendero Luminoso, organizzazione guerrigliera di ispirazione maoista nata nel 1969 per sovvertire l’ordine costituito ed instaurare il socialismo in Perù. Secondo Béjar, l’attività di Sendero Luminoso avrebbe creato una frattura all’interno della sinistra peruviana, e per questo avrebbe fatto comodo a Washington.

Questa campagna sistematica di modificare vecchie dichiarazioni portandole fuori contesto ha lo scopo di confondere l’opinione pubblica”, ha risposto Béjar, che però non aveva potuto far altro che presentare le proprie dimissioni, accettate da Castillo. Secondo l’ALBA-Movimientos, la rimozione di Béjar dalla sua posizione di capo della diplomazia potrebbe essere il punto di partenza di una controffensiva golpista ultrareazionaria. La stessa organizzazione ha sottolineato come nei primi quindici giorni di presidenza di Castillo siano state presentate, da parte del Congresso, 19 mozioni per interrogare sette ministri, con il chiaro intento di ostruire i lavori del nuovo governo.

Dopo aver presentato le proprie dimissioni, Béjar ha rilasciato un’intervista esclusiva a TeleSur, nella quale ha approfondito le vicende che lo hanno portato ad abbandonare la carica ministeriale dopo pochi giorni. Secondo Béjar, le sue dimissioni sono dovute a manipolazioni e pressioni da parte di settori di estrema destra che si rifiutano di accettare la propria sconfitta elettorale. Ha inoltre affermato che la destra intende continuare a sabotare la nascente amministrazione dell’attuale presidente Pedro Castillo. L’ex ministro ha poi puntato il dito contro Jorge Montoya, che avrebbe sollevato il polverone che lo ha portato alle dimissioni: “Montoya è un viceammiraglio in pensione, fa parte di un gruppo di estrema destra che è un’organizzazione dell’Opus Dei”, ha spiegato. “Vogliono creare l’immagine di un governo fragile e disorientato, ma dimenticano che c’è un popolo in Perù. Se questa situazione continua, il popolo si mobiliterà in difesa della democrazia per garantire il trionfo del presidente Castillo“, ha concluso.

Intanto, il presidente Castillo non ha avuto altra scelta se non quella di procedere alla nomina di Óscar Maúrtua de Romaña come nuovo ministro degli Affari Esteri. Maúrtua vanta una carriera diplomatica come ambasciatore in Ecuador, Thailandia, Vietnam, Laos, Bolivia e Canada. Inoltre, ha già occupato l’incarico ministeriale tra il 2005 e il 2006, durante l’amministrazione di Alejandro Toledo.

Nonostante il cambiamento al vertice del ministero degli Affari Esteri, la politica estera del governo peruviano seguirà le stesse linee guida dettate dal presidente Castillo. “La vocazione integrazionista del popolo peruviano e il suo spirito di fratellanza e amicizia con tutti i Paesi del mondo aumenterà durante il mio governo“, ha dichiarato il capo di Stato, che ha anche condannato “gli embarghi e le sanzioni unilaterali che colpiscono solo i popoli“.Inoltre, ha precisato che la politica estera peruviana “si basa sul multilateralismo attivo, sul diritto internazionale, sull’integrazione economica, sociale e culturale, sul rispetto dei diritti umani e sul principio di non intervento“.

Altre accuse sono piovute anche contro Juan Manuel Carrasco, ministro degli Affari Interni. Accusato di aver assunto la carica ministeriale mentre occupava ancora quella di procuratore, Carrasco ha spiegato di aver rassegnato le proprie dimissioni prima di essere nominato ministro: “La mia nomina non è illegale, ho tutti i requisiti per essere ministro“, ha affermato. “La legge stabilisce che non appena uno presenta le sue dimissioni, cessa di essere un pubblico ministero“.

Nonostante i tentativi di destabilizzazione da parte della destra reazionaria di matrice fujimorista, il governo di Pedro Castillo ha già preso le prime misure a favore delle classi economicamente più fragili. Nella giornata del 10 agosto, il presidente ha annunciato la promulgazione di una legge sulle cooperative agricole, che mira a promuovere l’agrobusiness rurale e lo sviluppo di questi meccanismi produttivi. L’articolo 1 del nuovo provvedimento stabilisce che la legge mira al rafforzamento organizzativo, allo sviluppo e alla promozione delle cooperative agricole di utenti e dei loro organismi di integrazione, dotandole a loro volta di un regime fiscale che risponda alla loro natura. Il presidente Castillo ha affermato che “con la legge per il miglioramento dell’associatività dei produttori agricoli nelle cooperative agricole, lo Stato ai suoi tre livelli dà la priorità alla promozione dell’agroindustria rurale e allo sviluppo delle cooperative agrarie“.

Pochi giorni prima, il ministro dell’Economia, Pedro Francke, aveva annunciato misure per far fronte all’aumento dei prezzi delle materie prime. Francke ha indicato che l’aumento dei prodotti di base è dovuto in parte all’aumento dei prezzi sui mercati internazionali. Ha spiegato che, per esempio, i prezzi del petrolio sono aumentati del 70%, quelli del mais del 100% e quelli della soia nel 67%. Inoltre, Francke ha sottolineato che il Perù sta soffrendo la svalutazione della valuta locale, il nuevo sol, nei confronti del dollaro, e che discuterà la questione con i sindacati delle imprese e con il presidente della Banca centrale, Javier Velarde.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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