Cosa è successo nella capitale dell’Afghanistan Kabul e chi l’ha sconvolta con due attentati suicidi presso l’aeroporto internazionale Hamid Karzai, nel bel mezzo della precipitosa fuga degli occupanti occidentali?
Secondo quanto affermato dai talebani e confermato dal Pentagono attraverso il suo portavoce Kirby, si tratterebbe di attentati suicidi. Il bilancio, ancora provvisorio, è pesante: almeno 20 morti e oltre 52 feriti. Le agenzie d’intelligence occidentali così come il governo talebano avevano lanciato l’allarme circa la possibilità che potesse verificarsi un attentato terroristico presso l’aeroporto di Kabul.
La principale indiziata è la branca locale dello Stato Islamico, nota come Stato Islamico nella Provincia del Khorasan, ISIS-K.
Origini
Secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS), il gruppo ISIS-K è attivo dal 2015.
L’organizzazione terroristica sarebbe stata creata da ex comandanti talebani e militanti del Pakistan.
La lettera “K” nella sigla deriva dalla storica regione del Khorasan dell’Asia centrale. Tuttavia, l’ISIS-K ora opera principalmente nel nord e nell’est dell’Afghanistan, in prossimità di Kabul.
Attacchi e attentati
Il Center for Strategic and International Studies afferma che l’ISIS-K è responsabile di 100 attacchi contro civili in Afghanistan e Pakistan, oltre a 250 scontri con le forze statunitensi, afghane e pakistane.
Si ritiene anche che il gruppo abbia compiuto un devastante attacco a una clinica ostetrica di Kabul nel maggio dello scorso anno, uccidendo 24 persone tra cui neonati e madri.
L’organizzazione ha inoltre ivendicato la responsabilità di diversi altri attacchi a Kabul, tra cui un assalto all’università della città nel novembre dello scorso anno e attacchi missilistici nello stesso mese.
Un recente rapporto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha indicato in circa 2.200 i militanti dell’ISIS-K.
Le relazioni con i Talebani
L’ISIS-K è ancora più intransigente dei talebani e portatrice di una visione dell’Islam molto più estrema.
I due gruppi sono nemici giurati e hanno avuto diversi scontri per il controllo del territorio in Afghanistan.
Dopo la presa del potere da parte dei talebani, secondo quanto riferito, il gruppo ha giustiziato un alto comandante dell’ISIS-K che era stato imprigionato a Kabul.
Il conflitto tra i due gruppi significa che è improbabile che ISIS-K sia vincolato dall’accordo dei talebani con le forze occidentali per consentire il proseguimento delle evacuazioni dall’aeroporto di Kabul.
Questo rende il gruppo fortemente sospettato degli attacchi suicidi.
Un funzionario talebano, parlando a condizione di anonimato, aveva detto a Reuters della minaccia dell’ISIS-K: “Anche le nostre guardie stanno rischiando la vita all’aeroporto di Kabul, anche loro affrontano una minaccia da parte del gruppo dello Stato Islamico”.
Obiettivi dell’attacco
L’ISIS-K ha tutti gli interessi a realizzare un gesto così cruento e clamoroso. Gli estremisti vogliono rilanciare, per così dire, il loro ‘marchio’ ultimamente appannato, umiliare gli Stati Uniti e al contempo colpire il governo talebano.
Lo scenario ideale per l’ISIS-K sarebbe quello dove le truppe statunitensi decidono di rimanere in Afghanistan per vendicare l’attacco subito. Così gli jihadisti potrebbero continuare a colpire gli USA con l’obiettivo di rinverdire il nome dell’ISIS e soprattutto delegittimare i Talebani, indicandoli come incapaci di tenere sotto controllo il territorio.