L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) nacque nel 1951 come organismo per riunire tutti i governi del continente americano, tuttavia questa si rivelò ben presto come uno strumento della politica estera imperialista statunitense. Nel 1962, infatti, l’OSA decise l’espulsione di Cuba, che sarebbe stata riammessa solamente il 3 giugno 2009, mentre nel corso dei decenni è stata spesso utilizzata per far pressione su quei governi non allineati con Washington.
Negli ultimi anni, in particolare, l’OSA è stata utilizzata come strumento per attaccare i governi di Paesi come il Venezuela ed il Nicaragua, o addirittura per sostenere colpi di Stato come quello di Jeanine Áñez in Bolivia, mentre non ha mai fatto mancare il proprio sostegno dei confronti di governi liberisti e reazionari. L’attuale segretario generale, Luis Almagro, ex ministro degli Esteri dell’Uruguay, ha portato avanti una politica di genuflessione nei confronti degli interessi degli Stati Uniti, operando continue ingerenze nelle questioni di politica interna di numerosi Paesi. Tutti questi elementi hanno portato alla necessità di rifondare l’OSA, sostituendola con una nuova organizzazione che sia veramente rappresentativa delle istanze di tutto il continente, e non solamente un comitato d’affari dell’imperialismo nordamericano.
È proprio questa la proposta formulata dal governo messicano, guidato dal presidente progressista Andrés Manuel López Obrador, che ha espresso la propria opinione in vista del prossimo vertice dei capi di Stato e di governo della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC), che avrà luogo il prossimo 18 settembre proprio in Messico. A prendere la parola in questi giorni è stato il ministro degli Esteri Marcelo Ebrard, impegnato nella riunione plenaria dei senatori del partito Morena (Movimiento Regeneración Nacional), lo stesso del presidente AMLO: “L’OSA non può continuare ad essere uno strumento di intervento”, ha detto il capo della diplomazia messicana. “Qual è la proposta del Messico? Addio all’OSA nel suo senso interventista, ingerentista ed egemonista e lasciare che si crei un’altra organizzazione che costruiamo in accordo con gli Stati Uniti per il 21° secolo”, ha aggiunto Ebrard.
Questo stesso obiettivo era stato posto proprio dal presidente López Obrador durante il vertice dello scorso luglio tra i ministri degli Esteri CELAC, organizzato sempre in Messico. La CELAC si distingue infatti dall’OSA in quanto ne fanno parte tutti i Paesi del continente americano ad esclusione degli Stati Uniti e del Canada, ed in molti Paesi dell’America Latina è considerata come l’organizzazione più rappresentativa delle istanze di questa vasta regione del mondo. La CELAC è stata fondata nel 2010 come erede del Gruppo di Rio, creato nel 1986 da Argentina, Brasile, Colombia, Messico, Panama, Perù, Uruguay, e Venezuela.
Tornando alle parole di Marcelo Ebrard, il ministro degli Esteri ha sottolineato che il Messico promuove l’unità della regione latinoamericana per una questione di “sopravvivenza“, come dimostrato dalla pandemia di Covid-19. L’esponente del governo ha anche salutato il successo del dialogo tra il governo e l’opposizione del Venezuela, che ha portato ad ottimi risultati anche grazie alla mediazione dello stesso Messico, e che dovrebbe riprendere nel mese di settembre. Ebrard ha poi respinto le misure coercitive unilaterali imposte dagli Stati Uniti contro la nazione sudamericana, ed ha criticato la politica adottata da alcuni governi di riconoscere l’autoproclamato Juan Guaidó come presidente.
Ma le critiche all’OSA non giungono unicamente dal governo messicano. Uno dei Paesi più colpiti dalle politiche interventiste di Luis Almagro, oltre al già citato Venezuela, è stato la Bolivia, che solo pochi giorni fa ha nuovamente denunciato le ingerenze del segretario generale in questioni riguardanti la politica interna del Paese andino. L’ambasciatore boliviano presso l’OSA, Héctor Arce Zaconeta, ha affermato che le recenti dichiarazioni di Almagro sulla Bolivia non sono altro che un nuovo e ingiustificato oltraggio, che ha descritto come un atto di rude interferenza negli affari interni del Paese. Infatti, il segretario generale dell’OSA ha pubblicato un documento che mette in discussione l’integrità dei dati e i risultati delle elezioni presidenziali del 2019 in Bolivia, che hanno dato la vittoria a Evo Morales, prima che questi venisse destituito dal golpe di Jeanine Áñez.
Anche il primo ministro dell’arcipelago caraibico di Saint Vincent e Grenadine, Ralph Gonsalves, ha pesantemente criticato l’atteggiamento dell’OSA nei confronti dei governi di Cuba e Venezuela, affermando che l’OSA rappresenta un’arma per la destabilizzazione dei Paesi della regione. Intervistato da TeleSur, Golsalves ha anche condannato la posizione assunta da Almagro contro il riconoscimento di governi democraticamente eletti in Bolivia e Dominica.
È indubbio il fatto che la maggioranza dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi consideri l’OSA come uno strumento che non risponde ai bisogni della maggioranza del continente. Si tratta infatti di un’organizzazione sovrastatale nella quale i Paesi membri non hanno tutti lo stesso peso, in quanto le cariche più importanti sono occupate da personaggi completamente allineati con la politica statunitense, sebbene l’OSA abbia un totale di 35 membri. Gli Stati Uniti dovrebbero invece accettare di essere un Paese fra gli altri, e partecipare alla creazione di una nuova organizzazione nella quale tutti i Paesi possano partecipare come membri alla pari che respingono le ingerenze nelle rispettive questioni di politica interna, semplicemente nel rispetto del diritto internazionale.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog
[…] 2 settembreLa necessità di rifondare l’OSAL’Organizzazione degli Stati Americani sta vivendo una grave crisi che potrebbe portare alla nascita di una nuova organizzazione alternativa, come proposto dal governo messicano di Andrés Manuel López ObradorGiulio Chinappi – Ancorafischiailvento.orgL’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) nacque nel 1951 come organismo per riunire tutti i governi del continente americano, tuttavia questa si rivelò ben presto come uno strumento della politica estera imperialista statunitense. Nel 1962, infatti, l’OSA decise l’espulsione di Cuba, che sarebbe stata riammessa solamente il 3 giugno 2009, mentre nel corso dei decenni è stata spesso utilizzata per far pressione su quei governi non allineati con Washingtoncontinua inhttps://www.ancorafischiailvento.org/2021/09/02/la-necessita-di-rifondare-losa/ […]
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