Lorenzo Poli

L’Italia si sta dotando di uno dei sistemi di arma più discussi: se da una parte diminuisce l’impiego di uomini, dall’altra può causare errori e vittime innocenti. Emblematiche le parole di Gino Strada quando si iniziò a parlare di “bombe intelligenti”: “Se lo fossero non scoppierebbero”.

Oggi tutto questo è realtà; le tecnologie militari non sono più in mano alle maggiori forze tecno-militari, ma anche a paesi satelliti di quella che gli storici fin dal 1949 hanno iniziato a chiamare “americanizzazione dell’Europa” sotto la difesa-protezione militare degli Stati Uniti.

Come anticipato dal mensile specializzato Rid, questa scelta è stata presentata nel Documento Programmatico Pluriennale 2021-2023 redatto nello scorso luglio, che contiene i piani di sviluppo delle forze armate ed è stata comunicata con giri di parole all’interno del documento.

Infatti l’iniziativa, nel capitolo ad essa dedicato, è stata introdotta con il seguente titolo: “Aggiornamento del payload MQ-9”, dove per MQ-9 si intende la sigla dei droni Reaper. L’intera operazione di armamento, che prevede anche un aggiornamento dei sensori e degli apparati di trasmissione, costa 168 milioni di euro. Soldi tolti a spese sociali e a molto altro. Trasformando ancora una volta i droni da ricognizione in velivoli armati, il Ministero della Difesa italiano si allinea agli armamenti militari posseduti da suoi alleati USA.

Si tratta di armamenti che gli USA conoscono bene in quanto protagonisti di quella che è stata chiamata “guerra globale contro il terrorismo”. Droni che sono stati al centro delle esecuzioni contro i leader di Al Qaeda e dell’Isis, ma anche responsabili di stragi di guerra che hanno provocato centinaia di vittime tra i civili.

La nostra aeronautica è stata tra le prime ad acquistare droni da ricognizione, prima Predator e poi Reaper.

I velivoli senza pilota sono stati schierati per la prima volta in Afghanistan e in Iraq, limitandosi a osservare e filmare, anche se nel 2010 venne chiesto al governo USA l’autorizzazione per armare i nostri Reaper. La domanda venne rifiutata perché la tecnologia all’epoca era ancora top secret, ma l’autorizzazione è arrivata anni dopo, quando non c’era più motivo di usarli.

Adesso, con la fine della guerra in Afghanistan, a quanto pare sembra sia ritornata una “priorità” dei governi NATO in vista degli ultimi conflitti, per esempio in Libia e nel Nagorno Karabach. Lo Stato Maggiore dell’esercito italiano avrebbe dato mandato di procedere con l’armamento degli aerei teleguidati. Anche se non se ne capisce il motivo, questi sembrano costituire l’ennesima “priorità” di un Ministero che in nome della “sicurezza” è disposto a giustificare qualsiasi cosa.

https://www.pressenza.com/it/2021/09/litalia-arma-i-droni-reaper-i-nuovi-cacciabombardieri-telecomandati/

Fonti: https://www.repubblica.it/cronaca/2021/09/06/news/droni_ministero_della_difesa-316696149/

https://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/Documento-Programmatico-Pluriennale.aspx

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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