Nel capoluogo piemontese la Sinistra si presenta compatta, proponendo un esempio di coalizione a cui guarda tutto il resto d’Italia.
Manca meno di un mese alle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021. A questa tornata si vota per le amministrazioni comunali di 1349 comuni d’Italia, tra cui spiccano 6 importanti città capoluogo di regione: Bologna, Milano, Napoli, Roma, Trieste e Torino. Proprio in quest’ultima, le forze che compongono la sinistra popolare e di classe sono riuscite in un’operazione di condivisione sinergica dell’indirizzo politico per arrivare alla costruzione di una coalizione che comprende le diverse realtà della sinistra cittadina.
Già, perché a Torino, a differenza della stragrande maggioranza delle altre località in cui si va a votare, le componenti fondamentali della Sinistra conflittuale hanno trovato la soluzione più efficace per presentarsi con un unico candidato sindaco e con un progetto politico che guarda oltre alla scadenza elettorale e che coinvolge tutte le forze in campo.
Il candidato sindaco è Angelo d’Orsi e le forze che lo sostengono sono 7: Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano, Potere al Popolo, Sinistra Anticapitalista, DeMa, Fronte Popolare e Torino Eco Solidale. A questi partiti e organizzazioni, si aggiungono alcuni collettivi locali e comitati di quartiere, oltre che una vera sfilza di adesioni individuali di intellettuali, politici, sindacalisti e lavoratori torinesi.
La forza di questa coalizione non sta certo solo nel numero di partiti coinvolti, ma nella sincera volontà di questi di impegnarsi in un percorso comune, tenendo conto delle differenze organiche tra loro e senza voler mai imporre da parte di alcuna sigla una primogenitura rispetto al candidato o alle modalità di presentazione delle liste. I partiti coinvolti che hanno desiderato presentare una propria lista autonoma legata al proprio simbolo lo hanno potuto fare liberamente e al contempo quelle forze che si sono sentite pronte a mettere i propri candidati in una lista unica e presentare un simbolo unitario hanno potuto fare altrettanto. Si è arrivati così ad avere una coalizione composta da tre liste: Pci, Pap e Sinistra in Comune, che al proprio interno racchiude le sigle (e i candidati) di Rifondazione, Sinistra Anticapitalista e DeMa.
L’adozione di questa “geometria variabile” ha fatto sì che ciascuna delle forze potesse partecipare alla coalizione secondo le proprie esigenze, ma senza dover rinunciare a quella fondamentale concertazione per la costruzione di un programma condiviso, marcatamente popolare e veramente di sinistra.
Il candidato sindaco, Angelo d’Orsi, docente universitario e massimo esperto di Gramsci, è piena espressione e sintesi della coalizione delle forze.
Già a questo punto le premesse lasciano ben sperare, eppure la notizia non deve certo essere data dal fatto che c’è un’esperienza di sinistra unita e che i partiti siano riusciti a fare sintesi su un programma e un candidato unico. La vera svolta è che si tratta di un percorso nato prima della puntuale scadenza elettorale e che deve guardare ben oltre essa, indipendentemente dal risultato più o meno rassicurante. La partita in gioco, infatti, non è solo la Sala Rossa di Torino, ma il vero e proprio rilancio di una cultura organizzata della Sinistra, veramente capace di incidere nella vita cittadina. E questo, ad oggi, a Torino sta riuscendo, con il moltiplicarsi di adesioni da parte di soggetti e organizzazioni che fino a ieri hanno guardato con sfiducia ai partiti, troppo spesso considerati divisi e incapaci di mobilitarsi insieme. La piena adesione di Fronte Popolare, così come quella di Torino Eco Solidale, ne è un esempio lampante: entrambe le formazioni politiche, pur partecipando a pieno titolo e con vitalità al dibattito politico cittadino, non avevano ancora mai preso parte ad un progetto elettorale su Torino. Ora che le condizioni non si limitano al temporaneo “cartello elettorale” ma anzi si strutturano in un dialogo tra forze di cui le due sopracitate fanno pienamente parte, viene per loro naturale affrontarne anche il nodo elettorale.
E poi ancora collettivi, associazioni e comitati di quartiere. Emblematico è il caso della Circoscrizione 8, dove la lista per il consiglio circoscrizionale è quasi interamente composta da giovani attivisti del Comitato di Quartiere Sansalvario o da militanti di collettivi politici locali, come il torinese “Salsa Rubra”.
Un lavoro che guarda lontano, dunque, inclusivo e coinvolgente, capace di attirare energie e forze fino ad ora rimaste in disparte. Un progetto sicuramente ambizioso, ma costruito su solide basi e che si appresta a diventare un potenziale modello per la Sinistra di classe in Italia. Il “modello Torino” potrebbe anticipare il necessario percorso di aggregazione e costruzione della Sinistra radicale, popolare e di movimento, italiana.
Come Fronte Popolare desideriamo abbracciare appieno questo coraggioso progetto, di cui a Torino ci siamo fatti convinti promotori e che crediamo possa e debba andare oltre le elezioni comunali di Torino.