In carica dal 2015, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha ottenuto una terza vittoria elettorale consecutiva alla guida del Partito Liberale (Liberal Party of Canada, LPC; Parti Libéral du Canada, PLC). Dopo aver già conquistato un secondo mandato nel 2019, Trudeau ha indetto le elezioni anticipate per rinnovare la composizione della House of Commons, fornendo “un’opportunità per i canadesi di far sentire la loro voce su chi vogliono alla guida del Paese in questo momento cruciale della pandemia”, secondo quanto riportato da CTV News. Su richiesta di Trudeau, il governatore Mary Simon, che rappresenta la regina Elisabetta II in Canada, ha dunque indetto le nuove elezioni per la data del 20 settembre.
La nuova tornata elettorale, con la quale Trudeau sperava di rafforzare il proprio potere, ha in realtà offerto un risultato molto simile rispetto a quello delle precedenti elezioni, confermando le forze in campo tra i principali partiti politici canadesi. Come anticipato, i liberali del primo ministro in carica mantengono il primato, ma non ottengono l’agognataa maggioranza assoluta dei seggi. Il partito di governo è accreditato infatti du 158 scranni sui 338 che compongono l’emiciclo di Ottawa, appena uno in più delle elezioni del 2019 e tre in più rispetto ai seggi effettivi di cui disponevano i liberali al momento dello scioglimento della camera, dopo che due deputati avevano deciso di lasciare il partito.
Al secondo posto si conferma il Partito Conservatore (Conservative Party of Canada; Parti Conservateur du Canada), che perde due seggi ed elegge 119 rappresentanti. Secondo i dati forniti fino ad ora, i Tories guidati da Erin O’Toole avrebbero ottenuto un numero maggiore di voti rispetto ai liberali, ma la distribuzione dei seggi li ha penalizzati proprio come nel 2019, quando la formazione di centro-destra si era assicurata 200.000 suffragi in più di quella di Trudeau.
Il Bloc Québécois (BQ), il partito identitario dell’area a maggioranza francofona, si conferma dominante nella sua provincia di riferimento, ottenendo 34 seggi, due in più della precedente legislatura. La compagine di Yves-François Blanchet aveva già riconquistato la terza posizione per numero di seggi nel 2019, scavalcando il Nuovo Partito Democratico (New Democratic Party, NDP; Nouveau Parti Démocratique, NPD), ed anche in quest’occasione ha confermato la propria ascesa nei confronti della formazione socialdemocratica di Jagmeet Singh, che ha eletto 25 deputati.
Completano il quadro dei seggi della House of Commons i due rappresentanti eletti tra le file del Partito Verde (Green Party of Canada; Parti Vert du Canada).
Come affermato all’agenzia AFP da Felix Mathieu, professore di politica dell’Università di Winnipeg, “alla fine queste elezioni di sono rivelate inutili”, visto che hanno di fatto confermato gli equilibri preesistenti, ricalcando i risultati delle elezioni del 2019 con differenze davvero minime nella distribuzione dei seggi. Sebbene Trudeau abbia affermato di considerare questo risultato come una vittoria, ha forse ragione il leader conservatore O’Toole quando sottolinea che “i canadesi non hanno dato a Trudeau il mandato di maggioranza che voleva”, rendendo il bicchiere dei liberali mezzo vuoto.
Nessuno sconvolgimento, dunque, ma neppure la conquista di una maggioranza che sicuramente avrebbe facilitato la vita del primo ministro. Justin Trudeau continuerà a guidare il governo canadese, ma dovrà fare affidamento sul sostegno dei parlamentari di altri partiti.
Alle elezioni canadesi erano presenti anche due formazioni comuniste, il Partito Comunista del Canada (Communist Party of Canada; Parti Communiste du Canada) e il Partito Marxista-Leninista del Canada (Marxist–Leninist Party of Canada; Parti Marxiste-Leniniste du Canada), entrambi lontani dalla possibilità di conquistare seggi, ma non per questo meno protagonisti della vita politica del Paese nordamericano. “La campagna elettorale indesiderata indetta dai liberali per assicurarsi un governo di maggioranza ha prodotto un’altra minoranza liberale e quasi nessun cambiamento nell’equilibrio delle forze in parlamento”, si legge sul sito del Partito Comunista. “I lavoratori hanno risposto con rabbia giustificata, negando sia ai liberali che ai conservatori la maggioranza che entrambi erano così ansiosi di assicurarsi. La competizione tra questi due partiti della grande classe capitalista ha ignorato le reali conseguenze della crisi economica capitalista: disoccupazione di massa, crisi immobiliare, aumento dei prezzi di cibo e carburante, aumento del debito delle famiglie e calo dei salari reali e del tenore di vita che milioni di lavoratori devono affrontare ogni giorno. Questi partiti hanno anche ignorato l’urgente necessità di un’azione decisa sui cambiamenti climatici, sulla minaccia di una guerra nucleare globale e sul razzismo, il genocidio e il loro continuo rifiuto di riconoscere il diritto delle nazioni all’autodeterminazione”.
Il comunicato del partito guidato da Elizabeth Rowley prosegue affermando che “nessuno dei due partiti della classe dirigente ha un piano completo per rafforzare il nostro malconcio sistema sanitario per affrontare meglio la continua pandemia che affligge il Paese, per contrastare la pericolosa influenza della folla anti-scientifica negazionista della pandemia e per intraprendere azioni concrete contro i profittatori senza scrupoli che sfruttano la crisi a proprio vantaggio”. Riguardo alla situazione nell’area francofona del Canada, l’analisi dei comunisti afferma che “il sostegno nei confronti del nazionalista Bloc Québecois rimane stabile con 34 seggi, riflettendo il continuo rifiuto dei partiti capitalisti del Canada anglofono, inclusi l’NDP e i Verdi, di riconoscere il diritto del Quebec all’autodeterminazione nazionale fino alla secessione inclusa”.
Anche il Partito Marxista-Leninista ha attaccato duramente i partiti borghesi, ed in particolare la decisione del premier Trudeau di indire le elezioni anticipate, sottolineando che l’unico risultato ottenuto è stato lo spreco di oltre 600 milioni di dollari: “Rimane un mistero per i canadesi il motivo per cui i liberali pensavano che indire un’elezione nel mezzo di una pandemia fosse una buona idea. Tanto più che l’appello elettorale ha coinciso con il ritorno nelle scuole di settembre con insegnanti, operatori dell’istruzione e genitori impegnati a far fronte a tutte le incertezze e le preoccupazioni legate all’epidemia di Covid-19 e alle condizioni di apprendimento e insegnamento non sicure. In queste circostanze hanno eliminato molti insegnanti, operatori dell’istruzione e genitori dall’equazione di chi avrebbe potuto votarli”.
Secondo la formazione politica guidata da Anna Di Carlo, la leader di chiare origini italiane, nulla di buono aspetta i canadesi: “Tutto continuerà come al solito con programmi e regole annunciati secondo l’agenda di ripresa che serve gli interessi della classe dirigente per controllare le nuove tecnologie e vincere la guerra degli interessi in competizione in questi campi. È un’agenda per favorire i ricchi per le loro esigenze infrastrutturali, aumentare i finanziamenti per le grandi industrie farmaceutiche e la fornitura privata di programmi sociali che aggraveranno la crisi delle autorità in conflitto tra i livelli federale e provinciale, poiché ciascuno compete per trarre profitto dal servire gli interessi dei ricchi”. Inoltre, “i canadesi possono anche aspettarsi che la partecipazione del Canada ai preparativi di guerra degli imperialisti statunitensi sarà intensificata”.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog