Ieri uno sciopero generale convocato da quelle che sono piccole organizzazioni, se paragonate ai grandi sindacati confederali, ha riscosso un successo clamoroso: un milione di persone astenute dal lavoro, centomila in corteo e in piazza in oltre quaranta città.
Non troverete nessuna cronaca di questa giornata di lotta nei mass media, tv e grandi giornali. Non troverete nessuna informazione sulle ragioni dello sciopero, cioè la lotta contro i licenziamenti dalla GKN all’Alitalia a tanti altri, contro lo sfruttamento e la precarizzazione, contro l’aumento del costo della vita e i salari scandalosamente bassi, contro la distruzione della sanità, della scuola e dei servizi pubblici.
Nello sciopero e nelle manifestazioni erano spesso presenti in massa i migranti, in lotta contro la doppia oppressione che li colpisce come lavoratori e come persone sottoposte al ricatto permanente del permesso di soggiorno. Non troverete loro immagini nell’informazione ufficiale. Che ha affogato la giornata di lotta in un grande calderone, ove al centro stava l’attacco fascista alla CGIL, poi il rifiuto del green pass, poi il rischio diffuso di violenza, senza definizioni ulteriori. Anzi il direttore di Repubblica è andato oltre, perché in televisione ha dedicato gran parte della sua condanna della violenza ai NOTAV, esplicitamente accusati di terrorismo.
Tutto questo non è solo dovuto alla cialtroneria e alla abitudine alla disinformazione dei mass media, frutto di trent’anni di egemonia ideologica del liberismo, è anche un preciso disegno politico che con il governo Draghi si è consolidato e rafforzato. La sostanza di questo disegno è semplice: Draghi è il massimo della democrazia e della giustizia, contro di lui ci sono solo fascisti, terrapiattisti e violenti.
L’opposizione a Draghi da sinistra, nel nome dell’eguaglianza sociale, dei diritti costituzionali e dell’ambiente, non deve e non può esistere e se c’è va ignorata e repressa. Un mondo sindacale indisponibile al patto sociale proposto dal presidente del consiglio e entusiasticamente accolto dalla Confindustria, deve essere escluso dalla rappresentanza del mondo del lavoro. La mano sulla spalla posta da Draghi su Landini, da una posizione iconograficamente più alta nonostante il capo del governo sia molto più basso del segretario della CGIL, non è solidarietà ma potere.
E non a caso nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi si parla di rifiuto della violenza e non del neofascismo.
Perché il governo di unità nazionale che Draghi presiede non può fare propria la pregiudiziale antifascista della prima repubblica. Prima di tutto perché deve sempre avere i voti di Berlusconi e Salvini e dialogare con Meloni. Poi perché i fascisti possono sì essere colpiti quando esagerano e scappano di mano come sabato scorso, ma solo collocandoli in una generica, indifferenziata, ipocrita condanna della violenza. In modo da usare la stessa accusa contro i lavoratori che fanno un picchetto contro i licenziamenti, o gli ambientalisti che vogliono fermare la devastazione della natura.
Il sistema è al tempo stesso forte e debole. Forte perché non è disponibile a nessuna reale modifica delle proprie scelte economiche e sociali, debole perché quando sorgono lotte che cominciano ad unirsi, come nello sciopero dell’11 ottobre, il sistema non sa che fare se non ignorare e cancellare.
Ed è in questo autoritarismo sociale e politico, che trovano alimento le spinte reazionarie, nelle quali galleggia il neofascismo.
Come insegna la storia, il fascismo è il figlio prediletto del liberismo economico e solo la lotta sociale degli oppressi contro gli oppressori, degli sfruttati contro gli sfruttatori, dei poveri contro i ricchi, solo questa lotta sostiene davvero la democrazia e la sottrae alla frantumazione delle guerre trasversali tra i poveri, che sempre portano autoritarismo.
Il governo Draghi non può riconoscere la centralità della questione sociale, mentre raccoglie le ovazioni degli industriali.
L’impresa non è una struttura democratica e solo quando in essa si confrontano alla pari due poteri, quello del padrone e del profitto e quello dei lavoratori e dei loro diritti , non produce autoritarismo e dittatura. Oggi questo confronto in tanti posti di lavoro è semplicemente soppresso, per questo chi lavora deve rinunciare a fondamentali libertà, per questo dilaga il fascismo aziendale.
Ve lo immaginate Draghi intervenire contro le imprese che impediscono ai propri dipendenti di rivendicare, lottare, persino di esprimere le proprie opinioni? Lì la libertà vera finisce, ma Draghi tutela solo la libertà d’impresa.
Come si fa a combattere davvero il fascismo, quando nel nome del mercato e del profitto si minano le basi materiali della Costituzione antifascista, lo stato sociale ed i diritti del lavoro?
I vaccini sono una conquista dell’umanità e un bene comune che dovrebbe essere a disposizione di tutti ovunque. Perché allora sono ancora fonte di scandalosi profitti per le multinazionali? E lo stesso green pass non segue forse questa onda a favore del mercato e dell’impresa, assegnando al padrone un potere che invece dovrebbe essere esclusivamente pubblico, sulla base di principi universali e eguali?
Come si fa a dire seriamente che con il certificato verde lo stato tutela i lavoratori, quando non c’è un solo imprenditore che paghi per la strage sul lavoro? E quale nuova catastrofe della sanità pubblica preparano Draghi e i suoi, che hanno concordato con le regioni di andare avanti con l’autonomia differenziata? Cioè con il sistema di frantumazione e privatizzazione della sanità corresponsabile di 130000 morti Covid.
I fascisti ed i reazionari hanno inventato il termine dittatura sanitaria, un falso che serve a coprire non solo la dittatura fascista di ieri, ma anche quella dell’impresa e del profitto oggi. I fascisti sono sempre gli ultimi servi sciocchi e violenti del sistema.
Ma Draghi, con cautela da banchiere, non riesce neppure a pronunciare la parola fascismo. E Meloni pensa di coprire le sue radici neofasciste con una mozione contro tutte le violenze. Del resto la maggioranza del Parlamento Europeo, la stessa che in Italia sostiene Draghi, non ha forse equiparato fascismo e comunismo, cioè ha negato le basi stesse della sconfitta del fascismo in Europa?
Il 16 ottobre CGILCISLUIL hanno convocato una manifestazione antifascista. Bene, ma riusciranno a dire che senza articolo 18 e con i contratti precari i lavoratori non sono liberi e che il fascismo si nutre di questo? Riusciranno a dire a Draghi che l’antifascismo fondato sulla libertà d’impresa aiuta i fascisti? Riusciranno a rompere con Confindustria? A scioperare? Se lo faranno vorrà dire che la grande mobilitazione dell’11 ottobre ha inciso anche nei sindacati confederali. Se invece continueranno sulla via del patto sociale con governo e Confindustria, allora chi ha scioperato dovrà andare avanti lo stesso.
Perché è il regime dei padroni che alimenta il fascismo; e se non si rovescia il primo, il secondo continuerà in varie forme a diffondersi.
Giorgio Cremaschi PaP