riceviamo e pubblichiamo
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Le fazioni libiche si erano accordate in febbraio a Ginevra per far nascere a Tripoli la troika del Consiglio Presidenziale e il Governo di 33 membri. Entità entrambe destinate a cessare con le elezioni legislative e presidenziali fissate per il 24 dicembre. Era rimasta in essere l’assemblea eletta nel 2014, contestata e migrata a Tobruk, la House of Representatives (HoR), in funzione di parlamento riconosciuto ob torto collo da Tripoli. Proprio quest’assemblea il 3 ottobre ha lanciato un siluro contro le elezioni.
Dal 2011 l’autodeterminazione della Libia è stata limitata dalle intromissioni del confinante Egitto a mezzo del suo protégé generale Haftar; quando le sue truppe arrivarono ai confini di Tripoli, la capitale fu salvata dal sostegno della Turchia, legata al governo Serraj da un patto del 2019. Per limitare l’estensione dell’influenza turca, la Russia si era affiancata all’Egitto determinando un equilibrio bellico che ha consentito di giungere all’accordo mediato dall’Onu del 2020 e alla conseguente creazione del Consiglio Presidenziale e del Governo nel 2021.
Più o meno l’intesa fra Tripoli e Tobruk ha funzionato fino a settembre, quando la HoR ha ritirato la fiducia al governo di unità. Perchè? “È un modo per creare più urgenza per le elezioni poiché questi annunci rendono più difficile per chiunque fare affidamento sulla sopravvivenza del governo di Dbeibah” è stata la giustificazione. Il timore di Tobruk, dunque, è che il P.M. Dbeibah voglia restare in sella qualora le elezioni o la successiva formazione del nuovo governo risultassero impossibili.
Prima di questo siluro contro il governo, la HoR tardava ad approntare la legge elettorale rivendicando trattarsi di materia di propria esclusiva competenza, indipendente dagli accordi del Forum di dialogo politico libico (LPDF) dello scorso novembre.
La legge è stata approvata il 3 ottobre e ha spezzato la consultazione: il 24 dicembre elezione presidenziale, solo trenta giorno dopo le legislative. Perchè? Il portavoce del Parlamento, Abdullah Blaiheg, comunicando che la legge manterrà lo stesso numero di parlamentari, eletti su base personale e non di lista, e che la legge stessa è stata approvata da 70 o 75 parlamentari presenti (ndr. l’assemblea si compone di 200) non ha spiegato perchè le elezioni legislative sono state fissate per gennaio. E’ di evidenza lampante che, dovendo la HoR cessare di esistere il giorno stesso del voto, c’è volontà di prolungarne l’esistenza, assicurandosi la possibilità di facilitare o ostacolare il neopresidente e accordare o negare la fiducia al Primo Ministro eventualmente incaricato.
Resterebbe così immutato il clima di divisioni faziose che l’accordo di novembre aveva lo scopo di troncare attraverso un simultaneo e radicale rinnovo che consentisse alla Libia la guida di un apparato istituzionale coeso. Lo esplicita il parlamentare Abu Bakr Ahmed Said, nel contestare la decisione della HoR “La Road Map del Forum di dialogo politico libico concordato a Ginevra nel novembre 2020, prevede che le elezioni si svolgano contemporaneamente e qualsiasi rinuncia a questo impegno darà giustificazione ai partiti di rinnegare le loro promesse, il che potrebbe ostacolare del tutto la realizzazione delle elezioni alla data prevista del 24 dicembre”
Non si sottovalutino neppure considerazioni di inopportunità legale. Sia che il 24 il responso risulti netto, sia che emerga la necessità del ballottaggio a distanza di una o due settimane, il Presidente si troverebbe nella condizione di giurare davanti a un’assemblea eletta nel 2014 e prossima all’estinzione.
Su tali ombre della normalizzazione libica non risulta che l’inviato speciale della Missione UNISMIL Ján Kubiš si sia espresso. Solamente a distanza di otto giorni, in una nota generica ed evasiva del merito della questione, UNISMIL dichiara “La Missione invita tutte le parti in Libia a impegnarsi in un dialogo diretto e costruttivo per risolvere tutte le preoccupazioni emergenti e continuare ad aderire alla tabella di marcia del Forum di dialogo politico libico (LPDF)”
Considerando che il 2 ottobre il sito UNSMIL elogiava l’atmosfera positiva tra le delegazioni della Camera dei rappresentanti (HoR) e dell’Alto Consiglio di Stato (HCS) nel loro incontro in Marocco, ma il 3 ottobre la HoR votava la legge che viola gli accordi diventa umanamente comprensibile che il precedente inviato speciale Gassam Salamè l’anno scorso si sia dimesso dichiarando “Ammetto che la mia salute non mi consente più di sostenere questo ritmo di stress”