di CHECCHINO ANTONINI

Ilaria Cucchi commenta la sentenza d’appello del processo per l’omicidio di suo fratello Stefano. Il 22 la VII edizione del memorial

«Ingiustificata e sproporzionata». Così i giudici della Corte d’Assise d’Appello definiscono il pestaggio subìto da Stefano Cucchi nelle motivazioni con cui il 7 maggio scorso, nell’ambito del processo bis sulla morte del geometra romano, hanno condannato a 13 anni di carcere per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro accusati dell’aggressione del giovane romano morto nel 2009. I giudici hanno condannato anche il carabiniere Roberto Mandolini per falso e a due anni e mezzo e sempre per falso, Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni aveva fatto luce sul quanto avvenuto nella caserma Casilina la notte dell’arresto di Cucchi. «La vittima è colpita con reiterate azioni ingiustificate e sproporzionate, rispetto al tentativo dell’arrestato di colpire il pubblico ufficiale con un gesto solo figurativo – scrivono nel documento – inserito in un contesto di insulti reciproci inizialmente intercorsi dal carabiniere Di Bernardo e l’arrestato, che, nel dato contesto esprime il semplice rifiuto di sottoporsi al fotosegnalamento». Per i giudici romani «può ritenersi accertata la sproporzione tra l’alterco insorto tra Di Bernardo e Cucchi rispetto alla portata dell’aggressione da quest’ultimo patita alla quale partecipò D’Alessandro». In merito all’aggravante dei futili motivi «le violente modalità con cui è stato consumato il pestaggio ai danni dell’arrestato, gracile nella struttura fisica, esprimono una modalità nell’azione che ha ‘trasnodato’ la semplice intenzione di reagire alla mera resistenza opposta alla esecuzione del fotosegnalamento». Questo lo scarno dispaccio delle agenzie a ridosso della pubblicazione della sentenza sul clamoroso episodio di malapolizia.

«La sentenza della Corte di Assise d’Appello dice tanto di più di quello che ho letto», scrive Ilaria Cucchi il giorno successivo, richiamando subito questo passaggio: “Occorre porre l’attenzione sui luoghi e tempi in cui si è manifestata le reiterazione dei colpi inferti dai soggetti attivi alla vittima del delitto, sulle afflizioni effettivamente inferte alla vittima e sulla condotta oppositiva posta in essere dalla vittima”. «La sentenza parla di “futili motivi“ per quel violentissimo pestaggio.Denuncia “un dolo d’impeto” di un’azione criminale “risultata idonea a determinare sofferenze gratuite per le gravissime lesioni provocate alla vittima che era attinta da violente percosse per futili motivi…”, “con percosse attraverso modalità lesive che si esprimono con ripetute azioni lesive che hanno dimostrato una pluralità di azioni particolarmente aggressive” inflitte su una vittima ‘gracile’ ed ‘in vinculis’ che non poteva costituire ‘pericolo’ per sè e per nessuno”.

La sorella di Stefano, che da quel giorno di ottobre del 2009 non ha mai smesso di battersi per verità e giustizia, dice ancora: «I giudici poi puntano il dito sul fatto che “altri soggetti coinvolti nella vicenda Cucchi possano essere stati presi di mira da più estesi intenti afflittivi nell’ambito degli approfondimenti che si impongono per le ulteriori vicende giudiziarie (allo stato non definite) relative ai cosiddetti depistaggi”».

«Ma non finisce certo qui la sentenza: perchè la condanna agli imputati è stata aumentata a 13 anni? Perchè “assumono rilevanza taluni comportamenti tenuti dai soggetti dopo la morte della vittima”.

“Non può essere trascurato” ciò che emerge dalle intercettazioni “connotate dalla volontà di compiacersi per lo stato in cui era stata ridotta la vittima del pestaggio”. La Corte afferma che ciò è “indicativo dei tratti interiori che fin dall’inizio erano presenti negli aggressori quale spinta della condotta afflittiva in concreto sviluppatasi al di fuori di una azione impulsiva”!! Se non vi è abbastanza chiaro che il sadismo criminale dei condannati ha mosso la loro violenza omicida lo è allora il fatto che quando noi famigliari piangevamo la morte di Stefano i suoi assassini si compiacevano del loro operato su di lui? Questa è la sentenza signori miei e non ciò che ho letto ieri».

Intanto il 22 ottobre, anniversario della morte di Cucchi, si svolgerà alle 18 la Commemorazione al Parco degli Acquedotti presso la targa di via Lemonia, con l’assemblea di inaugurazione del 7ø Memorial «Umanità in marcia». Sabato 23 ottobre si corre con la Staffetta dei Diritti, in partenza alle 14 dalla targa in memoria di Stefano Cucchi. Il Comitato Promotore Memorial Stefano Cucchi e l’Associazione Stefano Cucchi spiegano che sarà «un percorso che farà tappa nei luoghi simbolo della storia di Stefano e della battaglia per i diritti umani, civili e sociali. La staffetta terminerà alle ore 18 a piazza Montecitorio. »Siamo nelle fasi cruciali del processo che svelerà responsabilità alte e racconterà i movimenti occulti per proteggere i responsabili dell’omicidio di Stefano – così Fabio Anselmo, l’avvocato della famiglia Cucchi – è un processo che parla della qualità della democrazia nel nostro Paese in un momento in cui ci stiamo battendo per fare luce su un altro caso occulto, in cui si intrecciano indagini deviate, relazioni criminali e poteri mafiosi: l’omicidio di Denis Bergamini. La storia ufficiale lo ha sepolto e noi, al contrario, vogliamo disseppellire il gravissimo accaduto per avere finalmente giustizia».

«Questi anni di lotta e battaglia ci hanno sfinito, sotto ogni aspetto. Quello che stiamo affrontando ora, il processo per il depistaggio, è forse il momento più frustrante di tutti, perché ci troviamo davanti a qualcosa di davvero preoccupante – afferma Ilaria Cucchi – abbiamo tenuto e continuiamo a tenere duro, io e i miei genitori, proprio grazie a tutte le persone che si sono strette intorno a noi e che hanno vissuto questi dodici anni di ricerca di verità e giustizia come una battaglia vissuta sulla propria pelle – continua la sorella di Stefano – Ci siamo sentiti sostenuti da una forza vera e diffusa, e per questo ci sentiamo addosso anche una grande responsabilità: quella di non mollare, perché quanto accaduto a Stefano non avvenga mai più».

Gianluca Peciola, del Comitato Promotore Memorial ha spiegato che «il Memorial giunge quest’anno alla sua settima edizione. Il popolo di associazioni, realtà e movimenti continua a presidiare con una partecipazione attiva la memoria di Stefano, a non dimenticare l’omicidio che lo ha strappato alla famiglia. La straordinaria mobilitazione che si è creata intorno alla storia di Stefano non ha mai smesso di sostenere la famiglia Cucchi e, al tempo stesso, tenere alta la bandiera dei diritti umani, civili e sociali. Non ci fermeremo ora: saremo presenti con la commemorazione del 22 ottobre alla targa di Stefano Cucchi, installata nel punto in cui ha vissuto gli ultimi attimi di libertà e vita; saremo in movimento con la staffetta del 23 ottobre, dedicata ai diritti. Le nostre azioni parleranno di una battaglia che oggi è più che mai viva e che continuerà a crescere, non solo per la verità e la giustizia, ma anche, e soprattutto, per affermare in modo chiaro e inequivocabile che i diritti umani non sono negoziabili. In nessun caso».

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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