Riceviamo e pubblichiamo
di Franco Astengo
Carlo Galli in un suo articolo (Repubblica 29 ottobre) dopo aver analizzato le diverse sfaccettature del livello di conflitto che sta dividendo la società italiana sui temi del fu-DDL Zan e accennato al livello desolante del confronto ideologico sul no-vax, no-pass si interroga sul come mai al riguardo del tema del lavoro, fondamento costituzionale della Repubblica, tarda invece ad aprirsi un confronto politico e ideale e ribadisce : “un confronto, s’intende, che sia nuovo, all’altezza dei tempi, ma che renda alla politica il suo antico spessore, la qualità di cui ha bisogno”.
La risposta a questo interrogativo può essere assieme assai complessa e al tempo stesso semplice e provo a racchiuderla in poche righe.
In tempi di disintermediazione (in una fase di pieno esercizio della pratica del rinvio) il tema del lavoro richiama oggi una complessità di contraddizioni che vanno connesse all’interno di una proposta complessiva tale da richiedere un dato specifico di rappresentatività politica. Rappresentanza politica oggi assente a sinistra (la parte che da sempre si è caricata sulle spalle il tema del lavoro): il PD sposa l’agenda Draghi, alla sua sinistra sembra assente una capacità e una volontà di realizzazione di una adeguata massa critica.
Una questione che vale per chi pensa di stare nel rinnovato e già ammaccato “Nuovo Ulivo” e chi ritiene di doverne starne fuori.
Ci sarebbero da sciogliere molti nodi ma c’è chi pensa semplicemente ad un particolare ruolo circoscritto nell’ambito di una concezione direi tradizionale dell’autonomia del politico e fa fatica a definire una propria autonomia di pensiero e di pratica anche organizzativa.