riceviamo e pubblichiamo
L’idea del multilateralismo così come è stata lanciata nella parata dell’ “infingimento scenico” andato in scena nel G20 di Roma nasconde la stessa insidia della proclamazione della “fine della storia” e della conseguente apertura “globale” del mercato che era stata teorizzata nell’immediato post-caduta del Muro di Berlino (tanto per semplificare).
L’insidia che abbiamo davanti è quella di un sistema capitalistico molto più complesso di quello del passato che cerca di afferrare la diversa qualità delle contraddizioni presenti sulla scena della storia per impadronirsene a proprio uso e consumo.
Il sistema vuole rappresentare il dominus delle diverse transizioni che sono state presentate : ecologica, digitale, sanitaria.
Un dominus senza alternativa nella reimposizione del “pensiero unico”.
Ripercorrere le vicende di questi ultimi 30 anni ci indica la fallacia della ipotesi di “fine della storia”.
Adesso il pericolo è ancora più grande: dalla padella dell’insieme di guerre locali che hanno seguito la fine del contrasto bipolare con l’assunzione da parte degli USA del ruolo di gendarme del mondo si può cadere nella brace di una nuova competizione tra blocchi.
Nel corso del ‘900, dagli anni’50 in avanti, si svolse una competizione serrata tra sistemi sociali e politici alternativi.
Oggi si profila una competizione più acuta e pericolosa perché basata su di un confronto fuori dell’ideologia e puramente misurato sul dominio per le fonti della ricchezza.
Sicuramente c’è da calcolare il peso della reciprocità degli affari in corso, ma quella reciprocità c’è sempre stata e non ha impedito le guerre.
Franco Astengo