Il 14 novembre è stata una giornata particolarmente importante per la Bulgaria, visto che si sono svolte in contemporanea sia le elezioni presidenziali che quelle legislative. Nonostante questo, l’affluenza alle urne è stata pari a circa il 40% degli aventi diritto, la più bassa da quando nel Paese è stato introdotto il multipartitismo, a dimostrazione della scarsa fiducia di cui gode il sistema politico presso la cittadinanza.
Per quanto riguarda le elezioni presidenziali, il capo di Stato in carica Rumen Radev (in foto) era il grande favorito per la vittoria. In carica dal 2017, Radev aveva il sostegno di diversi partiti politici, tra i quali il Partito Socialista Bulgaro (Българска Социалистическа Партия, БСП; Bălgarska Socialističeska Partija, BSP), ma non è riuscito a raggiungere il 50% dei consensi, necessario per chiudere la pratica al primo turno. Con il 49,41% dei voti validi, Radev sarà comunque il grande favorito nel ballottaggio di domenica prossima, quando sfiderà Anastas Gerdzhikov, rettore dell’Università di Sofia, che ha chiuso con il 22,82% grazie all’appoggio delle formazioni di centro-destra, a partire da Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (Граждани за европейско развитие на България – ГЕРБ; Graždani za evropejsko razvitie na Bălgarija – GERB).
Tra gli altri candidati, Mustafa Karadayi, leader del Movimento per i Diritti e le Libertà (Движение за Права и Свободи – ДПС; Dviženie za Prava i Svobodi – DPS), il partito che rappresenta la minoranza di etnia turca, ha chiuso al terzo posto con l’11,57%, seguito dal candidato nazionalista Kostadin Kostadinov (3.93%) e dal giudice della Corte Suprema Lozan Panov (3,68%). Alle elezioni presidenziali erano presenti anche altri diciotto candidati, che però non sono riusciti a superare il punto percentuale.
Passando alle legislative, i cittadini bulgari sono stati chiamati a rinnovare il parlamento di Sofia per la terza volta nel corso di quest’anno solare, visto che nei due precedenti tentativi i partiti politici non erano stati in grado di accordarsi per la formazione del nuovo esecutivo. La stanchezza dell’elettorato bulgaro è stata evidenziata non solo dalla bassa affluenza alle urne, ma anche dalla vittoria di una lista formatasi solamente due mesi fa, Continuiamo il Cambiamento (Продължаваме промяната; Prodalzhavame promyanata – PP). PP, nato dall’iniziativa di due ministri del governo tecnico in carica, Kiril Petkov ed Asen Vasilev, ha eletto 67 deputati con il 25,32% dei consensi, superando tutti i partiti “tradizionali”.
Il GERB dell’ex primo ministro Boyko Borisov, in coalizione con l’Unione delle Forze Democratiche (Съюз на Демократичните Сили, СДС; Săjuz na Demokratičnite Sili, SDS), ha chiuso solamente al secondo posto con il 22,44% e 59 deputati eletti, quattro in meno rispetto alle elezioni dello scorso luglio. Il DPS della minoranza turca ha invece approfittato della bassa affluenza per imporsi al terzo posto, con il 12,38% dei consensi e ben 34 seggi, facendo segnare il miglior risultato ottenuto da questo partito dal 2016.
Tra gli sconfitti figurano sicuramente i socialisti del BSP che, se sembrano destinati a vincere le presidenziali con Radev, alle legislative hanno perso terreno in maniera significativa, con solamente il 10,07% delle preferenze e 26 seggi conquistati, dieci in meno del risultato di luglio. Molto peggio fa la lista populista C’è un popolo come questo (Има такъв народ; Ima takav narod – ITM), guidata dal personaggio televisivo Slavi Trifonov. Dopo aver vinto le elezioni di luglio, Trifonov non è stato in grado di formare il nuovo governo, ed i suoi elettori lo hanno punito duramente, facendo scivolare la lista al quinto posto (9,39%), passando da 65 a soli 25 deputati. Indietreggia anche Bulgaria Democratica (Демократична България – ДБ; Demokratičhna Bălgarija – DB), che passa da 34 a 16 scranni con il 6,28%.
Infine, da segnalare lo scambio tra le liste In Piedi Bulgaria! Stiamo Arrivando! (Изправи се.БГ! Ние идваме!; Izpravi se.BG! Nie idvame!) e Rinascita (Възраждане; Vazrazhdane). A luglio, la compagine populista, allora denominata In Piedi! Mafia Fuori! aveva ottenuto tredici seggi, ma questa volta quegli scranni si sono trasferiti in blocco al partito nazionalista di Kostadinov, che ha chiuso con il 4,80% dei consensi, completando il quadro degli otto partiti presenti in parlamento.
Secondo gli analisti, il partito degli economisti Petkov e Vasilev ha ottenuto la fiducia degli elettori “grazie alle sue risolute azioni anti-corruzione e all’impegno a portare trasparenza, tolleranza zero per la corruzione e riforme nei settori chiave del membro più povero dell’Unione Europea”, afferma EuroNews. Petkov, che potrebbe diventare il nuovo primo ministro, ha promesso che si impegnerà a trovare una maggioranza di almeno 121 deputati per dare al Paese un governo stabile, dopo mesi di tribolazioni.
Secondo le previsioni, il PP potrebbe lavorare per accordarsi sia con partiti di centro-destra che di centro-sinistra. La soluzione più plausibile sembra essere un quadripartito PP-BSP-ITM-DB, che potrebbe arrivare a quota 134 seggi, una maggioranza più che sufficiente per assicurare la governabilità. Tuttavia, è probabile che vi saranno settimane di negoziati prima di raggiungere un accordo, e nel frattempo il governo tecnico di Stefan Yanev, in carica da maggio, continuerà a tenere le redini del Paese.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog