Riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

Nel suo articolo apparso sul “Manifesto” sotto il titolo “La RAI e i bussolotti di Fuortes: come prima più di prima” Vincenzo Vita attribuisce (giustamente) un punto di salto decisivo nella logica spartitoria delle nomine RAI al governo Renzi che decise nel merito il passaggio di tutto il potere al governo, rovesciando una quarantennale giurisprudenza costituzionale che attribuiva al Parlamento l’indirizzo e la vigilanza del servizio pubblico.

Tre osservazioni al proposito:

1) Il quadro complessivo dentro al quale si è collocata anche la questione delle nomine RAI deve essere inquadrato in quel mutamento della forma di governo costituzionale di cui il governo Draghi appare ormai come il terminale capace di raccogliere e definire una opera di demolizione del ruolo del Parlamento che va avanti da molto tempo;

2) Nel dicembre 2016 dalla parte “costituzionale” fu vinto un referendum i cui contenuti ruotavano attorno al tema appena indicato. La presenza di fortissime correnti che avevano contribuito a formare l’esito di quel successo ma che si erano mosse soltanto al fine di una strumentalizzazione politica di quel risultato impedì di trasformare come sarebbe stato necessario il tema della forma di governo parlamentare in elemento di “frattura politica”;

3) Nel settembre 2020 il risultato di un altro referendum, quello riguardante il numero dei parlamentari, rovesciò l’esito di quello del 2016 infliggendo un duro colpo al senso profondo della Costituzione Repubblicana nel cui articolato la forma di Stato rimane comunque basata sulla rappresentatività politica. In quell’occasione però si mostrarono contrari all’incirca sette milioni di elettrici ed elettori. C’era spazio per costruire intorno a quel risultato una consistente soggettività di sinistra costituzionale capace di rappresentare un riferimento concreto per la riaffermazione non semplicemente testimoniale dei punti di fondo della nostra Carta Fondamentale. Fin qui non c’è stata la volontà politica di muoversi in questa direzione e a sinistra si continua ad essere subalterni alla logica di una “governabilità” egemone sulla rappresentanza. Un fatto che ormai accetta situazioni a livelli “border line” con il dettato costituzionale : allora la spartizione RAI diventa affare di un governo di nessuno, concentrato nelle mani e nella testa del vertice di un esecutivo che si minaccia di riunificare con quello della rappresentanza nazionale che dovrebbe essere interpretato dal Presidente della Repubblica.

Di AFV

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