I pareri di Garattini, Gitahi, Perno, Abrignani sulla variante Omicron. Intanto in Italia si è attivato il centro per il sequenziamento dei tamponi attivo allo Spallanzani
L’allarme c’è e non va ignorato, anzi, come abbiamo imparato fino ad ora, maggiore è la tempestività nei controlli e nei sequenziamenti, e più è efficace l’isolamento delle nuove varianti del Covid 19.
In via precauzionale, in seguito all’arrivo della variante Omicron, il Ministero della Salute, raccomanda in una circolare firmata dal direttore della prevenzione Gianni Rezza, inviata alle Regioni, di rafforzare e monitorare le attività di tracciamento e sequenziamento in caso di viaggiatori provenienti da Paesi o in caso di focolai caratterizzati da rapido ed anomalo incremento di casi e applicare tempestivamente e scrupolosamente le misure già previste previste per la quarantena e l’isolamento già previste per la variante Delta
Niente allarmismi, ma “un campanellino d’allarme”, come il microbiologo del Bambino Gesù, Carlo Perno, in un’intervista alla Stampa. Quel campanellino prende il nome di Omicron e ricorda a tutti che serve “una strategia di immunizzazione globale”, come ricorda il decano dei farmacologi italiani, Silvio Garattini, intervistato dal Messaggero, con particolare attenzione all’Africa “o il mondo non si salverà dal Covid”, sottolinea Githinji Gitahi, direttore di Amref Health Africa e responsabile della nuova Commissione africana di risposta al Covid.
Carlo Perno: “Per ora è solo un campanellino d’allarme”
Il microbiologo dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, Carlo Perno, predica calma, Omicron ”è un ceppo che riporta una trentina di mutazioni miste nella proteina Spike. Un numero elevato, ma che non determina automaticamente un pericolo”.
Il punto chiave, spiega, ”è la capacità replicativa. Se fosse l’ennesima variante fastidiosa per l’immunità, ma meno diffusiva di Delta, non dovremmo preoccuparci”. Secondo Perno, “lo scopriremo nel giro di qualche settimana”. In un certo senso Delta ci protegge, “perché è difficile da superare”, ma viene contrastata dagli attuali vaccini
Quello che è certo è che “se continuiamo a non vaccinare tutto il mondo prima o poi potrebbe arrivare una sorpresa negativa”. E se Omicron fosse resistente agli attuali vaccini “dovremmo rifare tutti prima, seconda e terza dose”.
Silvio Garattini: “Vaccinare i paesi poveri. Finora solo promesse”
“La nuova variante che arriva dal Sudafrica ci ricorda che per uscire da questa pandemia dobbiamo vaccinare tutto il mondo, specialmente i paesi più poveri. A cominciare dall’Africa” affermar, in un’intervista al Messaggero Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.
“Questo virus ci sta dimostrando che nell’era della globalizzazione siamo tutti cittadini del mondo. Ora un paese può proteggersi dal virus con i vaccini attualmente disponibili, ma cosa succede se nei paesi in cui i vaccini non ci sono emerge una variante più aggressiva e più contagiosa o addirittura una variante insensibile ai vaccini? Bisognerà ricominciare tutto da capo”, evidenzia Garattini.
Adesso, “ancora non sappiamo con accuratezza quanto sia più pericolosa” la variante del Sudafrica. “Sappiamo che ha subito dei cambiamenti nella proteina Spike che potrebbero renderla più contagiosa – spiega – Dunque è corretto quello che ha fatto il ministero della Salute chiudendo ai voli dal Sudafrica e dai Paesi limitrofi”.
Secondo Garattini la strategia giusta è “una grande alleanza internazionale che si faccia carico della vaccinazione dei paesi che da soli non ce la possono fare. Pensiamo all’Africa, dove solo il 2 per cento circa della popolazione è vaccinata. Servono vaccini, tanti, e servono soldi. Ma è necessario per proteggere tutti noi dalla minaccia delle varianti di Sars-CoV-2. Tutti i paesi del mondo devono fare sistema e passare dalle promesse ai fatti”.
Sergio Abrignani: “Pochi dati, ma a Natale non invitate i non vaccinati”
“Sulla nuova variante sudafricana è presto per trarre conclusioni. I casi sono pochi e i dati frammentari. Nel peggiore degli scenari maggiore diffusività e capacità di sfuggire alla risposta immunitaria del vaccino – dovremmo fare un richiamo con la dose di vaccino modificata. Del resto, servono pochi giorni per cambiare la sequenza genetica nel vaccino a mRna e creare una spike con la nuova variante”.
l’immunologo Sergio Abrignani, ordinario all’Università di Milano, oltre che membro del Comitato tecnico scientifico. “Chi si vaccina può riavere una vita e un Natale normale.
E di quei sette milioni non vaccinati, almeno 5 sono solo esitanti e penso che si vaccineranno”. Ottimisticamente, restano due milioni di no vax. “I modelli ci dicono che tra qualche settimana potremmo avere 20-30 mila casi.
Ma speriamo di fermarci presto”. Sulle cene di famiglia con parenti no vax, non ha dubbi: “Ogni ospite dovrebbe fare il tampone nelle ore prima delle riunioni. Comunque, io i parenti non vaccinati non li inviterei”.
Githinji Gitahi: “Date i vaccini all’Africa o il mondo non si salverà dal Covid”
“Questa è una pandemia globale e siccome il mondo è interconnesso, nessuno può sentirsi al sicuro fino a che tutti non sono al sicuro. Non serve proibire i voli dal Sudafrica, come state facendo. Non serve sbarrare le porte e le finestre, perché comunque il virus troverà la sua strada.
La strategia più efficace – oltre che la più etica – è assicurarsi che tutti siano vaccinati”. Lo dice Githinji Gitahi, direttore di Amref Health Africa e responsabile della nuova Commissione africana di risposta al Covid-19.
“L’Africa ha il 17% della popolazione mondiale, ma finora ha avuto accesso solo al 3% delle dosi di vaccino globali. Oggi al mondo si somministrano più terze dosi che prime dosi, ovvero le nazioni ricche stanno erogando più richiami di quante prime dosi siano erogate dalle nazioni povere. Questo è immorale”.