WHIRLPOOL NAPOLI, UN ACCORDO DI M..
Sarò sicuramente all’antica, ma credo che quando un sindacato afferma che non accetterà mai la chiusura di una fabbrica ed i licenziamenti, poi dovrebbe essere coerente. Altrimenti la controparte capisce che dopo gli ultimatum arriverà la resa e deve solo aspettare.
Alla Whirlpool di Napoli CGILCISLUIL e FimFiomUilm hanno semplicemente “bevuto”, come si diceva una volta in gergo sindacale per definire accordi scritti dal padrone.
I 321 lavoratori vengono tutti licenziati e diventano ufficialmente disoccupati che percepiranno per due anni la NASPI. Solo quattro di essi si trasferiranno a Cassinetta di Varese, per essere riassunti, con zero anzianità e qualifiche e salario inferiori, nello stabilimento del gruppo che funziona a pieno regime. L’azienda aveva infatti offerto questa micragnosa opportunità in alternativa alla disoccupazione, ma sapeva benissimo che uomini e donne di mezza età, con famiglie a carico, non sarebbero stati in grado di traslocare da Napoli a oltre 800 chilometri di distanza.
Le lavoratrici ed i lavoratori licenziati riceveranno una indennità che potrà arrivare a 95000 euro, a seconda dell’anzianità di servizio, ma ovviamente dovranno firmare la rinuncia a far causa e a rivendicare qualsiasi cosa nei confronti dell’azienda. Va detto che la Whirlpool qualche settimana fa, quando aveva iniziato unilateralmente ad inviare le lettere di licenziamento, aveva già offerto 85000 euro. L’azienda era consapevole che le cause dei lavoratori le sarebbero costate molto di più. L’accordo coi sindacati ha aggiunto 10000 euro, che probabilmente il padrone teneva in tasca proprio per far vedere che concedeva qualcosa ai suoi polli.
95000 euro, che lo ripeto prenderanno integralmente solo i dipendenti più anziani, possono sembrare tanti subito, ma dopo quattro anni di disoccupazione non ci saranno più. E da questo punto di vista la prospettiva dei licenziati WHIRLPOOL è peggiore di quella degli ex dipendenti Embraco di Torino, che sono in mezzo alla strada da quasi quattro anni.
Infatti l’accordo Whirlpool sul futuro non dico impegna, ma nemmeno promette nulla. Come al solito durante la vertenza si è fatto fumo a manovella per imbrogliare i lavoratori. Ai tavoli governativi si era parlato di un consorzio industriale nel quale avrebbero dovuto partecipare Hitachi, Adler e anche lo stato con Invitalia, per produrre seggiolini per treni. Ora di tutto questo non c’è un solo atto formale, neppure si sa se le aziende ci siano ancora e i seggiolini pure. Zero. Intanto però la Whirlpool svuota lo stabilimento e generosamente dichiara di essere disposta a cedere al prezzo di un euro lo stabilimento vuoto. Che come si sa a quel punto è un costo da scaricare per la proprietà.
Dunque il consorzio ancora non esiste, ma anche se un giorno dovesse esserci e definire un piano industriale, fare investimenti, cominciare a produrre qualcosa, cosa garantisce che siamo proprio i licenziati Whirlpool ad essere occupati nella nuova attività? Nulla. Pare che la direzione della multinazionale abbia fatto avere a non si sana bene chi l’elenco dei dipendenti; e questo è tutto. Del resto abbiamo già il precedente dell’ITA che ha rilevato alcune delle attività di Alitalia, ma ha assunto anche dipendenti, sottopagati, che non avevano mai lavorato nella compagnia di bandiera.
Insomma l’accordo Whirlpool è semplicemente un’intesa sull’indennità di licenziamento, non c’è altro.
Questa è la vittoria della multinazionale, che vede confermate con la firma del sindacato tutte le sue decisioni, e probabilmente i manager che hanno condotto la vertenza riceveranno un benefit adeguato. Ma è anche un successo politico di Draghi e Giorgetti, che da tempo sostengono che i licenziamenti devono passare perché il mercato non può essere ingessato. La vice ministra Todde, che ha sparso calde lacrime come nel passato un’altra ministra, ed Orlando, a memoria uno dei più inutili ministri del lavoro, non hanno realizzato nulla di ciò che confusamente promettevano.
Il sindacato confederale ancora una volta ha mostrato tutta la sua inaffidabilità per i lavoratori, tra incapacità e non volontà nel gestire e far crescere una vertenza, che gli stessi dirigenti sindacali avevano definito come la più importante per Napoli, per il Mezzogiorno, per il paese. Soprattutto non hanno voluto stanare e colpire le responsabilità politiche dei governi nazionale e regionale, anzi alla fine ne sono stati complici e questa è la loro colpa più grave e imperdonabile.
Alla fine i lavoratori, abbandonati al potere del padrone, hanno avuto una sola vera scelta: o firmare il licenziamento e prendere un po’ di soldi o rivolgersi ad un avvocato. È umano e comprensibile che abbiano accettato, a loro va tutta la nostra solidarietà, in particolare alle tante donne che subiranno ancora di più l’ingiustizia di un accordo che le butta in mezzo alla strada. Quando sappiamo tutti che nella Napoli e nell’Italia di oggi una donna che perda il lavoro non lo ritrova più. Quando si mobiliteranno contro la disoccupazione saremo al loro fianco.
Quello alla Whirlpool è semplicemente un accordo di m..e a questo punto gli occhi di tanti lavoratori che rischiano lo stesso destino sono rivolti alla GKN. Se padroni e governo passano coi licenziamenti anche in quella fabbrica, sarà una valanga contro tutto il mondo del lavoro. Per questo quella lotta oggi deve avere un sostegno senza precedenti, accompagnato dalla ferma diffida a CGILCISLUIL di ripetere lì le stesse sconcezze combinate altrove.

Giorgio Cremaschi PaP

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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