RIFONDAZIONE: PENSIONE A 71 ANNI
I giovani che in Italia entrano nel mercato del lavoro oggi lavoreranno fino a 71 anni di età, 5 anni in più dell’età media degli altri paesi. A confermare ciò che denunciamo da tempo è il rapporto “Pensions at a Grance 2021” dell’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). E’ la conseguenza del fatto che l’Italia, grazie alla riforma Fornero, è uno dei sette Paesi dell’Ocse che per obbligare ad andare in pensione più tardi fanno dipendere l’entità dell’assegno pensionistico non solo dagli anni di contributi versati, ma anche dalla speranza di vita attesa; facendo finta di non sapere che le medie sull’aspettativa di vita nascondono il fatto che si vive meno in base al lavoro svolto e alle condizioni materiali di esistenza. Tutto ciò viene giustificato col fatto che il sistema con l’invecchiamento della popolazione non reggerebbe. In realtà i loro calcoli sono truccati dal fatto che si conteggia nella spesa pensionistica quella per l’assistenza e si dà per scontato un mercato del lavoro con milioni di disoccupati (che non versano contributi) milioni di lavoratrici e lavoratori precari e discontinui mentre gli orari di lavoro restano tra i più alti d’Europa.
Con la pensione a 60 anni, meno anni di lavoro per le donne e per chi svolge lavori pesanti, riduzione dell’orario di lavoro e un piano vero per l’occupazione daremo un futuro ai giovani, avremo molte più forze al lavoro in rapporto ai pensionati e casse in grande attivo.
con questa prospettiva occorre rilanciare la lotta pe abolire la legge Fornero che il governo Draghi ha ripristinato integralmente.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro Partito della Rifondazione Comunista /Sinistra Europea.