Massimiliano Scarna

Siamo nel bel mezzo di una tempesta economica e sociale globale che viaggia di pari passi alla pandemia da covid che tra nuove varianti e incertezze, continua a prolungare i suoi effetti. La crisi dei consumi che si è generata – nell’attesa di questo famosos “rimbalzo” i cui effetti li hanno visti solo i ceti più elevati, ha provocato ulteriore recessione, innescando un circolo vizioso che verrà acuito da quello che gli economisti chiamano “cliff effect”, cioè un’amplificazione sproporzionata degli effetti, positivi o negativi, di quelle azioni che i governi stanno mettendo in campo.

Tutto questo non è nuovo. L’eco della precedente crisi è ancora drammaticamente nell’aria, parliamo della crisi del 2007. Ripercorrendo le vicende caratterizzanti delle due crisi, come altre nel passato, si conferma l’evidenza dell’impossibile legame tra uguaglianza, finanza e mercato.

Uguaglianza, finanza e mercato: un legame impossibile

Uguaglianza, finanza e mercato

La crisi finanziaria globale del 2007 ha determinato la recessione più drammatica dai tempi della Grande Depressione. Le cause che l’hanno generata sono molteplici e riguardano soprattutto le aspettative e la fiducia degli attori economici quali banche, famiglie, imprese, enti pubblici.

L’economista Keynes riconosceva che molte delle scelte degli agenti economici venissero fatte anche in base agli elementi psicologici piuttosto che di razionalità: se partiamo dal presupposto che la diffusione di una notizia è pressoché istantanea in tutto il mondo, possiamo tranquillamente affermare che gli animal spirits keynesiani hanno giocato un ruolo fondamentale in quanto accaduto, tramite l’effetto contagio.

Proviamo a ripercorrere in modo semplice il cammino che ha portato alla crisi mondiale e partiamo dai mutui sub-prime, ovvero quei prestiti concessi alla clientela più rischiosa che non aveva un sufficiente merito di credito per poter accedere ai finanziamenti bancari. Essi erano convenienti per una serie di motivi:

  • in caso di insolvenza le banche pignoravano gli immobili e li rivendevano sul mercato, che era in espansione e garantiva una somma maggiore rispetto a quella del mutuo;
  • praticavano ai mutuatari sub-prime tassi di interesse variabili e crescenti nel tempo, che permettevano di compensare il maggior rischio;
  • rivendevano a terzi i mutui stessi, scaricando così i rischi connessi. Praticamente la banca cedeva i crediti ad una società appositamente costituita, che, a sua volta, emetteva delle obbligazioni, all’interno delle quali erano presenti piccole parti di questi mutui sub-prime, con lo scopo di collocarle presso gli investitori finali. Tali obbligazioni, dette CDO, Collateralized Debt Obligation, erano rischiose, ma venivano acquistate dagli operatori perché garantivano un rendimento maggiore, derivando da prestiti a elevati tassi di interesse.

Il prezzo delle case non poteva però crescere all’infinito. L’economista premio nobel Shiller ha dimostrato che una volatilità guidata da fattori psicologici non necessariamente razionali è una caratteristica inerente ai mercati finanziari, dove impeti di euforia posso guidare le quotazioni ad altezze insostenibili così come uno scoraggiamento collettivo anche improvviso può deprimerle oltre quanto appaia razionale.

Così, a un certo punto, è crollato tutto: il valore delle case era assai minore del valore dei prestiti concessi; le banche fallivano o irrigidivano i criteri per la concessione dei prestiti, rinegoziando i tassi di interessi variabili; i mutuatari non riuscivano pagare le nuove rate, troppo alte rispetto a quando avevano stipulato il prestito; le obbligazioni CDO diventavano carta straccia poiché le insolvenze avevano superato la soglia critica. La diffusione in tempo reale di queste notizie provocò una catastrofe senza precedenti in pochissime settimane, i cui effetti durano ancora oggi.

Uguaglianza, finanza e mercato: un legame impossibile

Ma perché le banche hanno iniziato a concedere prestiti a soggetti a rischio?

Il sistema bancario americano è stato sottoposto a un intenso processo di deregolamentazione a partire dai primi anni ‘80 sotto la spinta delle teorie monetariste di Milton Friedman e Friedrich von Hayek: si introdusse la possibilità di fusione tra due istituti bancari simili e una maggiore autonomia circa i tassi d’interesse (Depository Institutions Deregulation and Monetary Control Act, 1980); quest’ultima si è poi rapidamente trasformata nell’introduzione dei mutui a tasso d’interesse variabile (Garn-St. Germain Depository Institutions Act, 1982).

In particolare, nel Garn-St. Germain Depository Institutions Act, era contenuto l’Alternative Mortgage Transaction Parity Act (AMTPA), che ha reso possibile alle banche la sottoscrizione di mutui immobiliari con caratteristiche diverse da quelli ordinari a tasso fisso, così da permettere anche alle famiglie a basso reddito di diventare proprietarie di case.

Ma l’AMTPA non è la sola causa del disastro finanziario: a metà degli anni ‘70 era stato varato l’Equal Credit Opportunity Act (ECOA), una legge che impediva alle banche di prendere in considerazione razza, sesso, età o tipologia di retribuzione nel valutare i parametri di solvibilità. Ad esempio, considerare in modo diverso chi aveva un reddito derivante del tutto o in parte da aiuti statali era considerato discriminante. Per cui una persona che usufruiva di sussidi pubblici – disoccupato di lungo periodo o inabile – doveva essere trattato come una persona che percepiva un reddito da lavoro, se chiedeva un prestito.

Ciò portava a valutare nello stesso modo debitori che erano in situazioni diverse. E le banche, per evitare cause civili, iniziarono a erogare prestiti anche ai soggetti con un basso reddito, in USA, statisticamente, di etnia nera o ispanica.

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Le banche prestavano soldi anche a chi non avrebbe potuto restituirli, ma sapevano che le case acquistate valevano più del prestito, praticavano interessi alti, variabili e rinegoziabili in base alla congiuntura, spacchettavano e rivendevano i mutui sul mercato.

Gli eventi catastrofici non avvengono da un giorno all’altro, ci sono voluti anni perché, a un certo punto, la bolla scoppiasse.

Il resto, come si suol dire, è storia…

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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