“Mi sto impegnando davanti a voi in quanto condivido la vostra aspirazione per un altro tipo di governo”, ha dichiarato Taubira davanti ai suoi sostenitori riunitisi a Lione due giorni fa.
Taubira è stata ministra della Giustizia durante la presidenza di Francois Hollande, tra il 2012 ed il 2017, e punta a sovvertire una situazione di “assenza di dialogo sociale” soprattutto assicurando salari più elevati e migliori condizioni nel sistema sanitario e della protezione ambientale.
Il suo obbiettivo è quello di far convergere sulla sua candidatura tutto il campo della sinistra francese, oggi più che mai balcanizzata e in procinto di presentarsi alle prossime presidenziali di aprile con ben 8 candidati diversi (ma 3 di questi sarebbero probabilmente disponibili a convergere su di lei sin da subito).
Allo stato attuale tuttavia, i più recenti sondaggi le attribuisco appena il 4 per cento dei consensi, qualcosina in più della socialista Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi, accreditata appena al 3,5 per cento, ma nettamente sotto all’ambientalista Eric Jadot dato al 7 e soprattutto sotto al leader della France Insoumise Jean-Luc Melenchon dato al 10.
Complessivamente si tratta di un campo che può ambire a circa il 25 per cento dei consensi, potenzialmente più del 22,5 che raccoglie oggi Emmanuel Macron e del 17 di Marine Le Pen, ma maledettamente difficile da comporre sotto una candidatura unitaria.
Anche l’idea delle “primarie popolari” per far scegliere ai militanti il candidato unico del fronte della sinistra, sembra ad oggi essere naufragata per l’indisponibilità a parteciparvi da parte di praticamente tutti i principali candidati. Una situazione che rischia, con tutta evidenza, di lasciare ancora una volta la sinistra fuori dal ballottaggio, e sottoposta quindi per l’ennesima volta al ricatto del “voto utile” contro la destra di Le Pen