Se torniamo indietro di tre ondate pandemiche e analizziamo le scelte politiche dei vari leader, subito ci balza in mente la sciagurata gestione dell’amministrazione Trump.

In quel periodo l’allora presidente Trump, tentò di ignorare la gravità della pandemia e minimizzò le conseguenze in modo da evitare quelle restrizioni necessarie ad evitare il contagio. La scelta molto probabilmente fu motivata dalla volontà di non far regredire il PIL e di non far aumentare la disoccupazione, in modo da potersi presentare alle elezioni presidenziali senza dover scontare elettoralmente il deterioramento della condizione reddituale dei votanti. Inutile dire che la tale scelta risultò a tutti gli effetti un boomerang poiché, a prescindere dalla libertà di movimento concessa, le persone intimorite dall’aumento dei casi e delle ospedalizzazioni scelsero autonomamente di isolarsi in modo da evitare il contagio, una sicura quarantena ed il rischio ricovero. Il risultato funesto fu che il crollo del Pil non venne evitato e in aggiunta il numero di morti per Covid arrivò a toccare nuovi ed infelici primati, inoltre anche a causa di tali scelte di cui sopra Trump perse le elezioni, erodendo significativamente il grande vantaggio che ad inizio 2020 aveva rispetto al Partito Democratico e al suo sfidante Joe Biden.

Tornando all’Italia e facendo un’analisi sulla gestione pandemica di Draghi possiamo notare che in buona sostanza l’attuale Governo ha costretto tutti i cittadini a vaccinarsi, al fine di creare un ampio schermo di protezione al virus con l’obbiettivo di non fare fermare l’attività economica, ciò ha garantito una robusta crescita del PIL permettendogli di far primeggiare la sua leadership sull’intero continente europeo. La scelta di Draghi però ha trovato dinanzi a sé un ostacolo imprevisto: sto parlando della variante Omicron la quale ha reso de facto fallimentare la strategia italiana, in quanto dal momento che i vaccini non garantiscono più una protezione efficace rispetto al contagio, anche se si sceglie di non chiudere le attività, le persone in autonomia optano per una limitazione delle loro interazioni sociali diminuendo di conseguenza i loro consumi collegati a bar, ristoranti, viaggi, eventi culturali (cinema, teatro), eventi sportivi, etc., etc.

Il fallimento politico di Draghi e del suo Green Pass sta tutto qui, basta fare un giro nei nostri centri cittadini per rendersi conto di quanta poca gente si incontra rispetto al periodo pre pandemico, basta ascoltare la montante preoccupazione delle associazioni di categoria dei settori del commercio e dei servizi per capire che siamo molto lontani da una condizione economica ottimale.

Le persone soppesano i benefici che derivano dalle loro interazioni sociali e le rapportano al rischio di risultare positive e di finire in quarantena per un periodo di tempo indefinito. In assenza di robusti strumenti di sostegno al reddito la maggior parte delle persone non rischia l’isolamento e quindi lo stop lavorativo per farsi un aperitivo con gli amici o una giornata di shopping. Sembra evidente che a prescindere dalle scelte che il governo mette in atto se il contagio sale le persone tendono a limitare al minimo indispensabile le occasioni in cui possono rischiare di risultare positivi. Certo, è evidente che rispetto alla prima ondata oggi abbiamo strumenti di cura e prevenzione più efficaci ma il perdurare della possibilità di risultare positivi ed ammalarsi, blocca pesantemente il ritorno alla normalità per molti settori del commercio e dei servizi.

Le analogie fra Draghi e Trump non si esauriscono qui, infatti entrambi alla vigilia di importanti momenti elettorali hanno cercato di spingere le normative verso una parvenza di normalità, smentita dalla cruda realtà che ha portato in entrambi i casi ad un risultato opposto da quello sperato.

Anche se le azioni di Trump e Draghi sono risultate corrispondenti in alcuni aspetti, è bene però sottolineare la differenza di contesto tra America ed Italia: in primo luogo, rispetto agli omologhi americani,  la classe medio-bassa italiana non ha beneficiato dei medesimi sostegni al reddito, pensate che negli USA, i redditi, grazie al vigoroso sostegno pubblico, sono addirittura aumentati durante tutto il primo arco pandemico e anche il tasso di disoccupazione oltre oceano è oramai a livelli pre covid.

Quanto successo in America ha dimostrato l’importanza dell’intervento pubblico e la bontà delle tesi economiche eterodosse, fra tutte della MMT.

L’altra enorme differenza di contesto rispetto alla prima ondata del 2020 è ascrivibile all’aumento dell’inflazione che in Italia sta impattando principalmente sulle classi meno tutelate, le quali subiscono direttamente l’aumento dei costi energetici e alimentari. In ultimo non dobbiamo ignorare l’effetto che l’aumento dei tassi di interesse interbancari avrà sulle opportunità di investimento del settore privato, dal momento che l’inflazione sta erodendo gran parte dei rendimenti un aumento dei costi di indebitamento non potrà che peggiorare il quadro del settore privato costringendo molte imprese a disinvestire. L’Italia di Draghi vive lo stesso calo di consumi rispetto all’America di Trump ma per noi ad aggravare il quadro attuale non c’è solo l’innegabile impennata dei contagi ma anche il  rischio di deflazione e di riduzione degli investimenti privati, siamo di fronte ad una tempesta perfetta che dubito potrà essere arginata senza un imponente scostamento di bilancio, il quale però andrebbe a certificare il fallimento dell’azione di governo di Draghi che sin da subito si è dimostrata molto timida sul lato delle politiche fiscali in disavanzo.

Per le motivazioni di cui sopra inizio a dubitare dell’ascesa dell’ex banchiere centrale al Colle è molto più probabile che sarà costretto a rimanere un altro anno a Palazzo Chigi dove gioco forza dovrà lui stesso porre rimedio ai suoi errori, magari mi sbaglio, magari sarà così bravo da riuscire a fuggire da Palazzo Chigi lasciando tutti i nodi irrisolti al prossimo inquilino di Palazzo Chigi.

David Lisetti

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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