Fernando Gonzales Gasco a sinistra, durante un’ intervista nel 2014


NUESTRA SEŇORA DE LA MUERTE.
Non vi è luogo delle Ande peruviane dove non vi siano tesori nascosti: vasi, tombe, tappeti, gioielli e mummie. Anche nelle cime di vulcani dalle nevi eterne, come il Sara Sara. Sopra il Tunel Chotano vi è un luogo che chiamano sitio encantado, distante un paio d’ ore di cammino da dove lavoro e vivo, o un’ ora circa se vai con il cavallo. Ci vado molte volte con Pio e Jeanette, la enamorada di Pio. Jeanette è la figlia del farmacista di Lajas, un paesino tra il tunnel e Chota. Dal sitio guardiamo la pianura a sud e la cordigliera a nord e a volte parliamo dello zio di Jeanette, Fernando Gonzales Gasco, che fece la guerriglia nel MIR di De La Puente Uceda. Fernando, per aver tentato di assaltare il cielo peruviano, negli anni sessanta, fu imprigionato e torturato. Zoppica ancora.
Fernando rivoluzionario, Lajas è il luogo Ti stringo la mano
Nel sitio encantado si trovano facilmente reperti di archeologia. Io ho trovato due huacos e la testa di un condor, in pietra grigia.
Un tardo pomeriggio Janette ci racconta una leggenda:
“Racconta la leggenda che nelle zone alte delle Ande non è sicuro viaggiare soli perché si può cadere vittima del Pishtaco, una persona che può far male in maniera tortuosa. Il nome Pishtaco deriva da una parola quecha che significa fare a pezzi. A questo Pishtaco piace fare le più innominabili cattiverie. Gli si attribuiscono inoltre poteri soprannaturali che usa per aggredire crudelmente coloro che avvicina. Le zone che il Pishtaco frequenta maggiormente sono la sierre vicine a Lima, Cuzco e Pasco. Nulla si sa con esattezza della sua origine. Gli abitanti di queste zone raccontano che questo mostro non mangia le carni delle proprie vittime, ma gode delle sofferenze di queste. Ha l’ aspetto di una persona normale, tratti di straniero, occhi e capelli chiari. Sembra un atleta. Quando incontra una vittima potenziale gli piace attaccarla alle spalle e dopo averla uccisa le prende il grasso del corpo e la pelle per commerciarle con il Sacamantecas (una specie di Jack The Stripper locale). Si racconta che se si viene attaccati dal Pishtaco, non c’ è modo di salvarsi né gridando, né tentando di farlo scappare. L’ unico modo di salvarsi dai suoi artigli è di non viaggiare soli nelle Ande.
Al termine del racconto ci guarda negli occhi e seria ci dice: “Anche voi, prima o poi troverete una leggenda. Tutti prima o poi in Perù incontrano una leggenda, o una leggenda vi incontrerà. La ragazza è un affabulatrice.
Sorrido e Pio accarezza Janette su una guancia. Entrambi siamo un po’ preoccupati. Scendiamo a valle. È tramonto, il cielo è limpido, l’ orizzonte rosso. Domani a Lajas c’è la corrida, il toro è peruviano, il torero uno spagnolo. La Plaza de toros è un campo fuori del villaggio. Con Pio pensiamo di andare a vedere la corrida. La notte poi balleremo huaynos che né io né Pio sappiamo ballare. “È naturale, dice Janette, nessun gringo sa ballare il huayno. Non può ballare il huayno, non può imparare. Può ascoltare e guardare.”
Un mattino dalla Plaza de armas di Chota prendo il bus che porta alla costa, a Chiclayo. Vicino a me si siede una donna molto bella, vestita di nero, con capelli neri ed occhi neri. A momenti mi guarda. Io sono preso dalla riunione che avrò a Chiclayo e leggo documenti.
Mi fermo a Chiclayo un paio di giorni ed incontro varie volte la stessa donna con lo stesso vestito e con lo stesso sguardo nero. La sera del secondo giorno con un amico, Giuseppe, parto per Lima. Prendiamo un taxi, solo per noi due. Scendiamo la panamericana e chiediamo al chofer di fermarsi in tutte las casas de niñas che conosce.
Nei casini c’ è musica e canzoni e in ognuno una o più donne vestite di nero, con occhi e capelli neri. Nell ultimo bordello, una cantante afroperuana che assomiglia a Lucha Reyes, canta:
fina garúa de junio
le besa las dos mejillas
ricordandomi che la Lima che troverò sarà grigia ed umida.
Anche a Lima, per strada, al ristorante in Miraflores, alla peña Hatuchay, dove vado la sera per il viernes criollo, incontro donne in nero, non so se sono la stessa donna. Con una ballo un vals ed è già sabato mattina. Quando ritorno al tunnel Chotano, il giorno dopo vado a Lajas e chiedo a Janette cosa mi sta accadendo, i miei incontri con donne in nero. Mi ascolta divertita, per niente seria, anzi. ” Francesco, hai incontrato una leggenda, come ti avevo detto. La donna è nuestra señora de la muerte, che vuole la vita di chi incontra”.
Sto al gioco e chiedo: “Cosa devo fare, allora, per non morire?”
Non puoi fare niente. Non sfuggirla. Incontrala, se si innamora di te non ti prenderà il respiro.”
Come so se cade innamorata?”
Se il suo sguardo non sarà nero e se sarà vestirà di chiaro, significa che si è innamorata di te.” Le parole di Janette mi causano fantasie. Per un paio di notti sogno nuestra señora de la muerte vestita di chiaro, con uno sguardo azzurro, che mi guarda intensamente.
Un pomeriggio andando a Chota con una camioneta mi fermo a Lajas, entro nella farmacia e chiedo di Janette per raccontarle i miei sogni. Janette non c’ è. È stata male ed è ricoverata nell’ ospedale di Chota, ma il peggio è passato mi dice il padre. Ritorno al tunel chotano a prendere Pio che non sa niente. Jeanette è ricoverata nel piccolo reparto ostetrico dell ospedale. Uno stanzone con sei letti. Cè solo Jeanette. Le donne andine fanno i figli a casa, senza il dottore. Pio, non volevo avere un figlio a 18 anni. I miei hanno capito. dice Jeanette. Lascio che i due si parlino. Domani mattina esco. Veniamo a prenderti.
Poi racconto quello che ho sognato a Jeanette, che scoppia a ridere e dice:
Francesco mi sono inventata la storia, che hai vissuto. Capita in Perù.

Un pupazzo di Pishtaco

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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