Nel videomessaggio diffuso in occasione del IV Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, papa Francesco ha affermato che è tempo di agire, che bisogna lottare per “il salario universale e la riduzione della giornata lavorativa.” Quella del salario ai disoccupati e della drastica riduzione dell’orario di lavoro è sempre stata una parola d’ordine del movimento operaio, finalizzata a tenere insieme occupati e disoccupati nella prospettiva di una lotta unitaria (fronte unico del lavoro o fronte unico dal basso) per migliorare le condizioni generali del proletariato, al di là di ogni considerazione sulla sostenibilità rispetto al sistema.

Di fronte all’aggravarsi e l’estendersi della miseria, la Chiesa, per bocca del suo massimo rappresentante, lancia un messaggio chiaro ai governanti, chiedendo misure economiche ben più radicali di quanto auspichino i sindacati confederali o i partiti di sinistra.

È necessario “un reddito minino (l’RMU) o salario universale, affinché ogni persona in questo mondo possa accedere ai beni più elementari della vita…”, dice il Papa. E aggiunge: “Ed è compito dei Governi stabilire schemi fiscali e redistributivi affinché la ricchezza di una parte sia condivisa con equità, senza che questo presupponga un peso insopportabile, soprattutto per la classe media.”

Una seconda richiesta, strettamente collegata alla prima, riguarda la “riduzione della giornata lavorativa. E occorre analizzarla seriamente. Nel XIX secolo gli operai lavoravano dodici, quattordici, sedici ore al giorno. Quando conquistarono la giornata di otto ore non collassò nulla, come invece alcuni settori avevano previsto. Allora – insisto – lavorare meno affinché più gente abbia accesso al mercato del lavoro è un aspetto che dobbiamo esplorare con una certa urgenza. Non ci possono essere tante persone che soffrono per l’eccesso di lavoro e tante altre che soffrono per la mancanza di lavoro.”

Secondo Bergoglio, tali rivendicazioni devono trovare applicazione tenendo in considerazione le compatibilità capitalistiche, così da non danneggiare l’attuale modo di produzione; mentre i fondi necessari per attuare le riforme vanno reperiti senza colpire economicamente la piccola borghesia (la classe cuscinetto che attutisce lo scontro tra la borghesia e il proletariato e che ultimamente ha dato segni di irrequietezza).

Il Vaticano predica la dottrina del giusto mezzo: sì allo sfruttamento degli operai ma in misura consona, sì ai profitti ma che venga dato spazio anche alla carità, sì agli aumenti salariali ma compatibilmente con il benessere delle altre classi.

Lo slogan “lavorare meno per lavorare tutti” nasce in ambienti tutto sommato limitrofi a quello della Chiesa, rimanda cioè a quanto elaborato nella CISL nella seconda metà degli anni Settanta, quando il sindacato bianco era attraversato da una spinta dal basso volta all’ottenimento di miglioramenti reali, e puntava a far leva sulla riduzione degli orari di lavoro per affrontare il problema, già allora cruciale, della disoccupazione (vedi “Lavorare meno per lavorare tutti. Alcuni aspetti storici“, Contrattazione – Rivista della CISL, 1978).

Le dichiarazioni del Papa non sono uscite estemporanee, improvvisate, ma affermazioni in linea con la Dottrina sociale della Chiesa, come egli stesso ha ribadito a chi lo accusa di essere comunista: “I principi che espongo sono misurati, umani, cristiani, compilati nel Compendio elaborato dall’allora Pontificio Consiglio ‘Giustizia e Pace’.”

Al di là delle critiche alla “globalizzazione capitalista”, rimane una bella contraddizione nel messaggio universale della Chiesa: l’esaltazione della povertà fa a pugni con la necessità di eliminarla, e diluisce la carica riformista della questione sociale cristiana annullando i buoni propositi per una ricchezza meglio distribuita.

Se non è certo il caso di farsi affascinare dal riformismo della Chiesa, non si può però rimanere indifferenti di fronte alle dichiarazioni contenute nel videomessaggio papale, perchè esse sono la presa d’atto implicita di una potenzialità già data dallo sviluppo della forza produttiva sociale nella fase capitalistica, ovvero del fatto che la maggior parte delle mansioni oggi svolte da uomini potrebbero essere, e un domani sicuramente saranno, eseguite dalle macchine. Nell’industria vi sono già molti processi produttivi che avvengono in automazione quasi totale, e ciò comporta un cambiamento qualitativo che un sistema sociale basato sulla legge del valore-lavoro non può sopportare a lungo. L’odierna massa di disoccupati non è più l’esercito industriale di riserva di novecentesca memoria, che entrava nel ciclo produttivo nei periodi di boom e veniva sbattuto fuori in quelli di crisi; è sovrappopolazione assoluta, forza-lavoro eccedente, che in qualche modo deve essere foraggiata. I governi sono perciò costretti a adottare misure per sostenere i consumi ed evitare lo scoppio di rivolte.

Dal nostro punto di vista è positivo che le attività lavorative un tempo svolte da uomini siano eseguite da robot: il processo che conduce a tempo di lavoro eliminato è irreversibile e accresce il tempo di vita guadagnato. Questo tempo potrà essere impiegato, una volta superato il sistema del lavoro salariato, in attività utili o semplicemente divertenti e piacevoli, visto che la produzione sarà orientata verso i bisogni di specie. Già milioni di persone nel mondo hanno deciso di abbandonare il lavoro per dedicare più tempo a sé stessi e ai propri cari: la pagina del social network Reddit “Antiwork: Unemployment for all, not just the rich!” (Antilavoro: disoccupazione per tutti, non solo per i ricchi!) è nata nel 2013 attestandosi per alcuni anni su circa 100mila iscritti, ma poi nel settembre-ottobre del 2021, proprio in parallelo alla grande ondata di scioperi negli Usa (#Striketober), ha visto schizzare in alto il numero dei sostenitori, toccando la cifra di 1,5 milioni.

Il fatto che il capo della Chiesa senta la necessità di spingersi sul terreno delle rivendicazioni classiche del movimento operaio è l’ennesima dimostrazione che il processo di dissoluzione del vecchio paradigma lavorista sta arrivando a termine, e le antenne di Oltretevere lo hanno captato. Rende inoltre manifesto quanto i partiti di sinistra e i sindacati (tutti!) siano fermi su posizioni e parole d’ordine passatiste, prive di futuro, come quella del “diritto al lavoro”. Che sia per questo che perdono iscritti e consenso?

https://www.chicago86.org/feed-back/articoli/1383-il-riformismo-audace-di-papa-francesco

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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