Il 23 gennaio i cittadini finlandesi sono stati chiamati alle urne per le elezioni dei Consigli di contea, paragonabili a delle elezioni regionali. Come previsto, a disputarsi il primato sono stati il Partito di Coalizione Nazionale (Kansallinen Kokoomus, Kok), di centro-destra, e il Partito Socialdemocratico Finlandese (Suomen Sosialidemokraattinen Puolue, SDP), guidato dall’attuale primo ministro Sanna Marin.
Il successo della formazione di centro-destra, che ha ottenuto il 21,6% dei voti e 289 seggi a livello nazionale ha sicuramente rappresentato un primo campanello d’allarme per il governo a guida socialdemocratica, visto che il partito di Marin si è fermato al 19,3%, ottenendo 275 scranni. Oltretutto, a causa della legge elettorale e della distribuzione dei seggi tra le varie contee, il SDP è stato superato anche dal Partito di Centro (Suomen Keskusta, Kesk), che ha ottenuto il maggior numero di seggi in assoluto, 297, pur raccogliendo il 19,2% delle preferenze. Questo significa che, in vista delle legislative del 2023, i socialdemocratici rischiano non solo di perdere il primato di prima formazione politica nazionale, ma anche di non essere più la prima forza all’interno della coalizione di centro-sinistra.
La partecipazione al governo di coalizione guidato da Sanna Marin non sembra aver particolarmente giovato neppure all’Alleanza di Sinistra (Vasemmistoliitto), che ha ottenuto l’8% con l’elezione di 100 rappresentanti, preceduta anche dai nazionalisti del Partito dei Finlandesi (Perussuomalaiset, PS), che hanno fatto registrare un forte calo eleggendo 156 consiglieri con l’11,1%. Sebbene la sinistra finlandese presenti questo risultato come positivo, in realtà l’Alleanza è rimasta pressappoco in linea con il risultato delle legislative del 2019 (8,2%) e delle municipali dello scorso anno (7,9%), nonostante un’affluenza alle urne molto più bassa (47,5% contro 68,73% delle legislative).
Anche la formazione ecologista della Lega Verde (Vihreä liitto, VIHR) ha pagato la sua partecipazione al governo di centro-sinistra con una flessione, scendendo al sesto posto con il 7,4% delle preferenze e 90 seggi conquistati, perdendo circa quattro punti percentuali rispetto alle legislative. Questo dimostra come gli elettori dei partiti che si proclamano “di sinistra” siano rimasti delusi dall’attività di queste forze politiche in coalizioni con formazioni moderate e centriste. Nel complesso, comunque, le quattro formazioni di governo mantengono la maggioranza assoluta dei consensi, mentre il calo del Partito dei Finlandesi sembra allontanare la prospettiva della nascita di una coalizione tutta di destra in vista delle elezioni del 2023.
Alle elezioni era presente anche il Partito Comunista di Finlandia (Suomen Kommunistinen Puolue, SKP), che fino al 1999 faceva a sua volta parte dell’Alleanza di Sinistra. I comunisti non hanno ottenuto molti voti (1.842 in tutto il Paese, pari allo 0,1%), pur facendo registrare un aumento di consensi in 9 contee, e non sono riusciti ad eleggere consiglieri, ma non hanno fatto mancare la propria analisi critica della situazione politica finlandese attuale.
“L’esito delle elezioni di contea deve preoccupare tutti coloro che sostengono i servizi pubblici e la solidarietà”, si legge sul sito del SKP. “La vittoria elettorale del Partito di Coalizione Nazionale lo incoraggia a privatizzare i servizi e, più in generale, a rafforzare le politiche di destra. Dall’altra parte, il successo del Partito di Centro, dell’SDP e dell’Alleanza di Sinistra ha rafforzato i partiti al governo, e il crollo del Partito dei Finlandesi ha indebolito le loro opportunità per un governo congiunto guidato dal Partito della Coalizione”.
I comunisti hanno sottolineato anche come la maggioranza dei finlandesi abbia ritenuto non necessario recarsi alle urne per eleggere i Consigli di contea, per i quali si votava per la prima volta nella storia del Paese: “In generale, gli elettori hanno ritenuto che il loro contributo non fosse necessario e che gli stessi vecchi rappresentanti delle municipali e delle legislative sarebbero stati comunque eletti”.
Il Comitato Centrale del Partito Comunista Finlandese si è riunito il 29 e 30 gennaio al fine di analizzare il risultato di queste elezioni ed iniziare la preparazione in vista delle legislative del prossimo anno. I comunisti hanno anche criticato il governo Marin per la sua scelta di campo operata sempre più apertamente in favore degli Stati Uniti e della NATO di fronte alla possibilità di un conflitto con la Russia.
La Finlandia è sempre rimasta prudentemente neutrale sin dalla guerra fredda, vista la sua posizione geografica, rappresentando una sorta di Stato cuscinetto tra Est ed Ovest, ma ora in molti paventano un suo ingresso nell’Alleanza Atlantica nel 2025, nonostante i sondaggi mostrino che solo il 22% della popolazione sarebbe favorevole a questa mossa. Il possibile ingresso della Finlandia nella NATO, ribadito anche dal primo ministro Marin ad inizio 2022, si inserisce nel contesto dell’allargamento dell’Alleanza verso est, fino ai confini della Russia, e dell’accerchiamento militare dei confini russi da parte degli Stati Uniti e vassalli europei di Washington. I comunisti, dal canto loro, hanno ribadito il proprio impegno in favore della pace e della neutralità della Finlandia, opponendosi anche all’accordo stipulato dal governo Marin con gli USA per la fornitura di aerei F-35.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog