I risultati delle elezioni in Portogallo mi ricordano le nostre traversie italiane di qualche anno fa. I ‘socialisti’ che hanno governato con l’appoggio esterno della sinistra radicale l’hanno costretta a non votare l’ultima legge di bilancio rifiutando tutte le loro richieste sociali più significative e anzi prevedendo misure giudicate invotabili dai nostri sulla sanità, il lavoro e altro.
Le due formazioni della sinistra radicale che fanno riferimento come noi al gruppo europeo The Left (La Sinistra) sono il Bloco de Esquerda e il Coordinamento Democratico Unitario (Partito Comunista Portoghese -Partito ecologista Verde).
Entrambe nel corso della campagna elettorale sono state accusate di aver provocato la caduta del governo ‘socialista’ e delle elezioni anticipate in realtà cercate dal PS per liberarsi della necessità di contrattare con gli ingombranti e fastidiosi partiti della sinistra radicale.
Ovviamente come accaduto sempre anche in Italia la responsabilità della crisi di governo è stata tutta addossata alla sinistra radicale dai media (a noi ci hanno imputato persino al caduta del Prodi bis nel 2008 che cadde grazie ai centristi e Veltroni).
Poi si sono scatenati i media mainstream con la minaccia della vittoria della destra anche se i sondaggi riservati davano sempre vincitori i ‘socialisti’ (ricorda le elezioni regionali in Italia) e il voto di sinistra si è concentrato per evitare il peggio.
Ha pesato anche la presenza di una nuova formazione razzista anti-immigrati che entra per la prima volta in parlamento che è stata ingigantita dai media come pericolo (c’è da domandarsi se l’aver molto centrato la campagna sul contrasto all’estrema destra non abbia penalizzato la sinistra radicale portoghese come accade anche da noi).
La campagna elettorale è stata dominata dal tema dello “sconfiggere la destra” (anche da parte di Bloco e PCP) ma questo ha portato acqua al mulino del partito più grosso al governo. I nostri hanno sostenuto (come facciamo sempre anche noi) di rappresentare il voto più sicuro contro il centrodestra perchè i ‘socialisti’ non disdegnavano gli accordi e avrebbero potuto anche farci maggioranza insieme (come accaduto in Italia).
Il tutto mi ricorda passaggi che abbiamo già vissuto in Italia quando nel 1998 fummo crocifissi per aver tolto appoggio esterno a un centrosinistra che aveva un programma neoliberista e guerrafondaio di privatizzazioni, taglio dello stato sociale, precarizzazione del lavoro. Passammo dall’8,4% al 4,27% e ancora oggi il “popolo del centrosinistra” ce lo rinfaccia dopo che i loro beniamini ne hanno combinate di ogni genere.
I ‘socialisti’ hanno potuto intestarsi e capitalizzare le misure sociali che hanno dovuto approvare durante il matrimonio forzato con la sinistra radicale perchè comunque i media erano dalla parte loro e loro erano al governo.
In Portogallo perdono voti sia il Bloco de Esquerda, che ha una leadership femminista, giovane, movimentista e una posizione europeista critica condivisa con Melenchon e Podemos e fa parte con noi della European Left, che il più tradizionale Partito Comunista Portoghese (+verdi) che è per l’uscita dall’UE.
Va detto che entrambe le formazioni in Portogallo non hanno subito scissioni per andare a prestare soccorso ai ‘socialisti’ come è sistematicamente successo in Italia nell’ultimo trentennio.
Si tratta di formazioni radicate, organizzate, con presenza nei movimenti sociali, nei sindacati, negli enti locali.
Fortunatamente in Portogallo – come in gran parte d’Europa – c’è un sistema proporzionale e quindi il voto utile è meno forzato che in Italia. Comunque rimane faticoso il mestiere della sinistra radicale – anticapitalista e antiliberista – anche in Portogallo.
Ci sono anche altri elementi di differenza con l’Italia oltre all’assenza di scissioni nel Bloco de Esquerda e nel PCP. Entrambi i partiti hanno scelto di non fare la “sinistra ornamentale”.
Ma anche i ‘socialisti’ hanno un profilo diverso dal PD e dall’Ulivo che l’ha preceduto. Innanzitutto per alcuni anni hanno accettato di votare provvedimenti concordati con Bloco e PCP mentre Prodi e si suoi compari non riuscivano a votare nulla di sinistra neanche per sbaglio. Anche nel programma elettorale il PS portoghese ha inserito elementi di sinistra come l’aumento del salario minimo a 900 euro e la riduzione della settimana lavorativa a 4 giorni. Anche nel profilo identitario i ‘socialisti’ portoghesi continuano non solo a dirsi tali ma anche sul piano simbolico (hanno per simbolo il pugno chiuso e lo ostentano anche nelle manifestazioni e nei comizi).
Le difficoltà erano nell’aria. I ‘socialisti’ hanno agito in questi anni con la politica dei due forni e quindi quando si trattava di votare misure neoliberiste (come sul lavoro) votavano insieme al centrodestra. I partiti della sinistra radicale avevano bisogno di risultati concreti perchè già i sondaggi indicavano un calo del consenso.
Sono certo che le nostre compagne e i nostri compagni portoghesi del Bloco de Esquerda e della Coordinadora Democratica Unitaria PCP- Verdi sapranno fare fronte a questa situazione con intelligenza e determinazione.
Comunque sono formazioni che seppur ridotte nella rappresentanza conservano una forza che a noi ci farebbe ballare per strada per una settimana (Bloco 4,46% e PCP 4,39%).
Da quel che ho letto i voti li hanno perso verso i socialisti mentre il partito di estrema destra (amici di Meloni e Salvini) Chega è arrivato al terzo posto togliendo voti al partito principale di centrodestra che tra l’altro si chiama Partito Socialdemocratico.
Va segnalato che la forza militante territoriale dei partiti della sinistra radicale è stata fortemente penalizzata dal covid nella campagna elettorale.
Comunque mi sembra che il voto premia la stabilità di governo in un momento segnato dalla pandemia e anche una ripresa egemonica del centrosinistra come già accaduto in Germania.
P.S.: la facile considerazione che i nostri compagni hanno perso per aver sostenuto dall’esterno il governo ‘socialista’ non regge. Anche il piccolo Partito Comunista dei Lavoratori Portoghesi pur collocato all’opposizione e privo di rappresentanza parlamentare ha ceduto 23.833 voti passando da 34.578 a 10.755. Anche i più settari hanno sentito il richiamo del voto “contro la destra”.
Maurizio Acerbo PRC