Dharavi, Bombay
Francesco Cecchini
Quasi il 60% di Bombay sono slums , tanto che viene chiamata Slumbai o Slumbay.
Video che brevemente racconta Dharavi, il più grande slum di Bombay.
Un’ immagine di Dharavi
Dal romanzo Rosso Bombay. Pramod Blus Sing, attore di Bollywood alla deriva e Pash, Pashurati, un giovane nepalese, amico di Blues e simpatizzante maoista visitano lo slum Dharavi per contattare dei naxaliti. Il maggior problema per i naxaliti è il passaggio dalle campagne del corridio rosso agli slum delle città.
Dharavi durante il monsone.
Senza Pash nel cuore di Dharavi rischio di perdermi. Mi appoggio con la schiena ad una baracca, accendo una bidi e osservo un po stordito la vita nello slum. Uomini, donne e
bambini percorrono senza sosta il vicolo, come un fiumiciattolo con due correnti. Sebbene lontani dal limite tra città e slum, dove fiorisce uneconomia stracciona ma dinamica, anche qui in ogni baracca si fa qualcosa per tirare avanti. Si cucina, si lavano sari e camicie, si costruiscono sandali di gomma da vendere per le strade, si cuciono
indumenti per chi ne ha bisogno, si ripara il proprio tetto e quello dei vicini. Allaperto si cerca di drenare l acqua nera, impresa infinita durante il monsone, si raccolgono gli animali annegati per bruciarli in qualche spiazzo, si recuperano plastica e i rifiuti che possono essere venduti nelle piccole fabbriche
ubicate ai margini della baraccopoli.
Un ragazzino mi vende per poche rupie un
impermeabile di plastica, giallo e trasparente. Ne ha un fascio intero sotto il braccio e strilla che il diluvio universale sta per scatenarsi. È vero, il telo di plastica che il piccolo venditore
chiama impermeabile mi riparerà dalla pioggia che sta per cadere da nuvole basse e cupe. Scorgo un uomo con viso e corpo mangiato dalla lebbra. Sta seduto con le spalle appoggiate alle pareti di muratura di una baracca, la faccia rivolta al cielo, aspetta invano che esca il sole e il calore possa
guarirlo, come nella leggenda del lebbroso Shamba figlio di Krishna. Ma negli slums di Bombay il sole splende poco durante
i monsoni né tantomeno avvengono miracoli.
L’ uomo, chiedendo la carità, mostra ai passanti la pellecorrosa, le ferite purulente e le mutilazioni. Con la sua presenza ostruisce il viavai di gente, ma all’ improvviso due individui gli si avvicinano, lo sollevano prendendolo per le braccia e lo portano via. Hanno facce da delinquenti capaci di gettarlo nel canale insieme con le immondizie. Li fermo e chiedo con tono poco amichevole dove pensano di portarlo. Arriva una ragazza
vestita alloccidentale con blue jeans e t-shirt rossa, con una scritta in nero Planet of Slums, mi prende per un braccio e risponde alla domanda.
- Sono io che lo faccio portare al lebbrosario di Yari Road a Versova. I due ragazzi mi aiutano. Hanno facce da teppisti, ma sono brave persone. Spero che lo accettino nella
struttura. Qui per le strade senz altro non vogliono lebbrosi, ne hanno fin troppi di problemi. La città e gli slums accettano
tutto: storpi, mendicanti, malati, moribondi, donne nude con i seni avvizziti ma non lebbrosi, perché oltre a provare ribrezzo
hanno paura del contagio. Anche i leopardi del parco non li mangerebbero.
Le sorrido con simpatia e le auguro buona fortuna. - Grazie – mi risponde la ragazza, -lui ne ha senz altro bisogno.
Pash ritorna dopo una ventina di minuti, accompagnato da vento e acqua. I vicoli di Dahravi sono deserti ora.
Copertina di Rosso Bombay. L’ immagine è di Marine Drive, dall’ alto