Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, il leader della Repubblica Popolare di Lugansk (RPL), Leonid Pasečnik, ed il leader della Repubblica Popolare di Doneck (RPD), Denis Pušilin, hanno chiesto l’aiuto della Federazione Russa per respingere l’aggressione delle forze armate ucraine al fine di evitare vittime civili e prevenire un disastro umanitario in Donbass, come ha affermato in una conferenza stampa Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino. Questa mossa interviene poche ore dopo il riconoscimento ufficiale da parte di Mosca dell’indipendenza delle due repubbliche nate nel 2014.
“Sono arrivate richieste scritte per il presidente russo Vladimir Putin da Leonid Leonid Pasečnik, il capo della Repubblica Popolare di Lugansk, e Denis Pušilin, il capo della Repubblica Popolare di Donetsk“, ha detto Peskov. “I capi di quelle repubbliche a nome di sé stessi e dei loro popoli esprimono la loro gratitudine al presidente russo per il riconoscimento dei loro Stati“.
“I loro appelli sottolineano che tra il deterioramento della situazione e le minacce di Kiev, i cittadini delle repubbliche sono attualmente costretti a fuggire dalle loro case e la loro evacuazione in Russia è in corso. Sotto la continua aggressione militare da parte delle forze armate ucraine, le repubbliche stanno subendo la distruzione di infrastrutture civili e industriali, scuole, ospedali e asili e, peggio di tutto, la morte della popolazione civile, compresi i bambini“, ha aggiunto il portavoce, secondo quanto riportato dall’agenzia TASS.
“Kiev sta continuando il proprio schieramento militare lungo la linea di conflitto, ricevendo contemporaneamente un supporto completo, compreso quello militare, dagli Stati Uniti e da altri Stati occidentali. Il regime di Kiev è determinato a risolvere il conflitto con la forza“, si legge invece nelle lettere inviate dai leader delle due repubbliche popolari.
“In considerazione di quanto sopra, nell’attuale situazione e al fine di prevenire vittime civili e un disastro umanitario, i capi delle due repubbliche chiedono al presidente russo di aiutare a respingere l’aggressione delle forze armate e delle formazioni ucraine, ai sensi degli artt. 3 e 4 dei trattati di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra la Russia e le repubbliche“, ha concluso Peskov.
Non molto tempo dopo, il presidente Vladimir Putin ha affermato di aver preso la decisione di organizzare un’operazione militare speciale per rispondere alla richiesta di soccorso. “Le repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di aiuto. In relazione a ciò, ho preso la decisione di organizzare un’operazione militare speciale. Il suo obiettivo è proteggere le persone che hanno subito gli abusi, il genocidio del regime di Kiev per otto anni e, a tal fine, cercheremo di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina e di assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro persone pacifiche, compresi i cittadini russi“, ha detto Putin in un discorso televisivo.
“Il benessere, l’esistenza stessa di interi Paesi e popoli, il loro successo e la loro salute sono sempre originati dal forte apparato radicante della cultura e dei valori, dell’esperienza e delle tradizioni degli antenati, direttamente dipendenti dalle capacità di adattarsi rapidamente alla vita in continuo cambiamento, dal consolidamento della società, la sua disponibilità a consolidare e riunire tutte le forze per andare avanti“, ha detto Putin. “Le forze sono sempre necessarie, ma possono essere di qualità diversa“, ha affermato il leader russo. “E sappiamo che la vera forza è nella giustizia e nella verità che sono dalla nostra parte“, ha concluso.
Le potenze occidentali che spalleggiano il governo ucraino hanno nel frattempo accusato la Russia di aver violato gli Accordi di Minsk stipulati nel 2105. In effetti, il riconoscimento della RPL e della RPD contravviene a tali accordi, ma in realtà in questi sette anni è sempre stata l’Ucraina ad ignorarli, mentre la Russia spingeva per la loro piena attuazione. Lo stesso Putin aveva annunciato martedì che gli Accordi di Minsk hanno “cessato di esistere” dopo il riconoscimento delle due repubbliche da parte di Mosca. Putin ha ricordato che la decisione della Russia è giunta solamente dopo che il governo ucraino ha affermato che non aveva nessuna intenzione di attuare gli accordi: “Gli accordi di Minsk sono stati uccisi molto prima del riconoscimento di ieri delle repubbliche del Donbass. E non da noi, non da queste repubbliche, ma dalle attuali autorità di Kiev“, ha sottolineato il presidente russo.
Vasilij Nabenzja, rappresentante permanente russo alle Nazioni Unite, ha affermato che la decisione della Russia rappresenta una diretta conseguenza delle mancate prospettive di attuazione degli accordi: “Recentemente i leader ucraini hanno smesso di essere timidi e hanno detto direttamente di fronte alle telecamere che non adempiranno ai loro obblighi. L’ultima conferma potrebbe essere il fatto che il rappresentante permanente ucraino ha confermato inequivocabilmente tali intenzioni durante la sessione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che abbiamo organizzato il 17 febbraio, mentre i nostri colleghi occidentali non hanno nemmeno chiesto all’Ucraina di attuare gli Accordi di Minsk. È diventato evidente che non c’è più alcuna prospettiva per l’attuazione di quel documento“, ha affermato Nebenzja in una riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
“Comprendiamo che il riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk da parte della Federazione Russa sarà al centro della discussione odierna come notizia di attualità. Questa decisione è stata circondata da molte speculazioni e insinuazioni“, ha detto ancora Nebenzja. “Voglio sottolineare che questa mossa è il risultato diretto del sabotaggio durato anni da parte di Kiev dei suoi impegni nell’ambito del pacchetto di misure approvato dalla risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite“.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog