ByMarquez

Dalle intimidazioni a Marc Innaro alla “cacciata” di Dostoevskij dall’Università Bicocca, la caccia al nemico interno che sta attraversando tutta la comunicazione italiana nella narrazione del conflitto in Ucraina ha fatto un pericoloso salto di “qualità”: “Taci, il nemico ti ascolta!”

Caccia al nemico interno

L’Italia dei maître à penser liberali – di destra e di sinistra- conferma la sua vocazione guerrafondaia in tutte le situazione di crisi quando gli attori coinvolti non sono direttamente “Atlantici”.

Fin troppo semplice (diranno che è benaltrismo) ricordare invece tutti i distinguo e i silenzi quando si parla di tutte le altre situazioni di conflitto asimmetrico in giro per il pianeta (dalla Siria, alla Libia, allo Yemen).

Ma in queste ore stiamo facendo un salto ulteriore: l’informazione di stampa e televisioni italiane è quella di un paese in guerra, pura e semplice propaganda per un ‘fronte interno’ da compattare e sommergere con onde emozionali plateali o palesemente artefatte ( il Tg2 che manda in onda immagini di un videogioco spacciandole per “la pioggia di missili su Kiev).

Repubblica che in prima pagina pubblica la lettera di un soldato russo al fronte rivolta alla madre in cui dice che “stiamo sparando ai civili”.

Il giornalista Rai Marc Innaro che, reo di avere pronunciato la frase “basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato negli ultimi trent’anni non è stata la Russia, è stata la Nato“ , fa indignare il segretario del PD Letta, che chiede la convocazione della commissione di vigilanza.

Lo stesso è accaduto a Sara Reginella, rea di avere detto che dal 2014 la popolazione russa del Donbass è stata duramente repressa.

C’è poi il caso del maestro Valery Gergiev a cui è stato intimato dal sindaco Sala di condannare pubblicamente la politica di Putin e per il suo silenzio è stato estromesso dal concerto del 5 marzo.

Il soprano russo Anna Netrebko, anche lei costretta a fermarsi, ha dichiarato: “Obbligare gli artisti, o qualsiasi personaggio pubblico, a dare voce alle proprie opinioni politiche in pubblico e a denunciare la propria patria non è giusto”.

Ma arriviamo poi al caso più clamoroso delle ultime ore, ovvero quello dell’Università Bicocca che cancella il corso di Paolo Nori su Dostoevskij “per evitare polemiche“.

Siamo degenerati così rapidamente, inglobati dalla nefasta idea dei “buoni e dei cattivi”, senza alcun discernimento, da considerare un nemico anche uno scrittore russo morto da più di 100 anni e per di più perseguitato in vita per la sua attività intellettuale.

Capite bene di cosa stiamo parlando? Dalla già ripugnante idea di ostracizzare chi esprime una posizione sgradita, siamo passati allo stadio successivo: punire chi non esprime una posizione gradita.

Possiamo tollerare questa forma strisciante di criminalizzazione moralizzante del dissenso?

Siamo alla caccia al “nemico interno”. Chiunque provi ad esercitare il dubbio, una posizione più complessa, viene immediatamente etichettato come sostenitore di Putin, un “rossobruno”. Sono stati così tacciati l’ANPI (!) e guardando oltre confine personaggi come Bernie Sanders e Jeremy Corbyn…

Siamo all’accusa di “connivenza con il nemico”. Dissentire è diventato immorale. Solo che noi non siamo in guerra o almeno è quello che ingenuamente crediamo.

Se pensiamo di combattere la guerra e le persecuzioni alimentando guerra e persecuzioni, non siamo certo la soluzione ma un ulteriore focolaio del male che sta devastando questa realtà

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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