Il segnale più profondo del fatto che si è in guerra si ha quando tutto un altro popolo diventa nemico, non i suoi governanti o i suoi generali, ma proprio tutto il popolo.
Le rappresaglie verso i russi, artisti, sportivi, scienziati, sono la manifestazione indecente e anche vile dello spirito guerrafondaio. La più recente ignobile discriminazione è quella verso gli atleti disabili russi e bielorussi esclusi dalle Paralimpiadi. Siccome Putin bombarda le città, la rappresaglia colpisce ogni russo, magari anche chi è contro la guerra.
Non sono solo sanzioni, è russofobia, cioè il sentimento anti russo che affonda nella notte dei tempi delle guerre europee, quando tutto un popolo era rappresentato come un orso feroce. Oggi la russofobia viene rispolverata e riadattata, ma serve sempre a preparare la gente comune all’odio della guerra. Chi vuole la pace rinsalda e rafforza le relazioni tra i popoli, chi vuole la guerra investe sull’odio tra di essi.
Così anche Dostoevskij diventa un nemico.
Fermiamo la guerra e fermiamo i guerrafondai che se la prendono coi maestri di musica, gli sciatori, gli studenti, i ricercatorie e anche coi gatti. Sì perché anche i gatti russi sono diventati nemici ed esclusi dalle mostre feline. No alla guerra anche perché alimenta la peggiore stupidità umana.

Giorgio Cremaschi PaP

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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