su gentile concessione di Contropiano

di Sergio Cararo

Al vertice di Versailles l’Unione Europea ha inteso ripensare se stessa come “potenza” capace di affrontare la competizione globale, incluso sul piano militare.

La cornice “ideologica” rimane sempre quella della superiorità politica e morale da mettere in campo verso il resto del mondo. “È un momento in cui vediamo che la guerra di Putin è anche una questione di resilienza delle democrazie” ha detto Ursula von der Leyen. Ma le priorità sono molto più materiali: l’indipendenza energetica e la Difesa.

Per Macron: “L’UE cambierà più con la guerra che con la pandemia”.  Il presidente francese ha sostenuto l’ipotesi di un “Recovery Fund di guerra”, che da qui a maggio disegni una nuova Unione Europea. Macron ha proposto che le nuove spese militari siano finanziate, come il piano di recupero dopo il Covid-19, con il debito comune. La proposta francese di nuovi eurobond per ora ha visto reazioni prudenti da parte della Germania e dell’Olanda. 

Ma è proprio è la Germania che oggi punta al riarmo. Olaf Scholz  ha annunciato che il governo tedesco investirà 100 miliardi di euro in armi e porterà la spesa militare al 2 per cento del PIL. Anche la  Danimarca si è dichiarata disponibile a raggiungere il medesimo obiettivo.

Affari Internazionali segnala come già oggi la Germania spenda circa 45 miliardi di euro, pari al 1,5% del Pil nazionale, che sono, quindi, destinati a salire a quasi 60. “La prima conseguenza è che la Germania diventerebbe la prima potenza militare europea e, con gli attuali livelli di spesa internazionali, la terza al mondo”.

La seconda conseguenza è che molto probabilmente “anche gli altri Paesi membri della Nato ancora lontani dalla soglia del 2%, concordata nel 2014 entro il 2024, dovrebbero avvicinarsi a questo obiettivo sia perché trainati in positivo dall’esempio tedesco sia per non rischiare di lasciare alla Germania un ruolo eccessivo nella difesa europea”. Questo significa che, in prospettiva, l’insieme dei Paesi UE potrebbe arrivare a investire nella difesa circa 264 miliardi di euro all’anno contro gli attuali 198 miliardi di euro.

Ma, al di là del documento che uscirà fuori dall’incontro dei 27 leader europei a Versailles, è significativo il segnale di un’inversione di tendenza. La spesa militare torna ad essere una priorità, e lo sarà ancor più se l’Unione Europea ambisce ad assumere iniziative diverse da quelle che può prendere l’Alleanza Atlantica. Il senso di questo passaggio storica era ben intellegibile sia nello Strategic Compass definito dalla Ue, sia nel rilanciare la “ipercompetizione” come sottolineato (pag.11) con enfasi dal discorso di Ursula von der Leyen sullo stato dell’Unione.

Allo stesso tempo, la Dichiarazione di Versailles, dovrà contemplare delle soluzioni a medio termine per rivedere la politica energetica comune. Questo processo comporterà il taglio delle forniture di molti paesi dell’EU dal gas e dal petrolio russo e il probabile rinvio di ogni seria ambizione al una transizione ecologica, oggi rimossa dalla guerra, ma incombente sul pianeta come e più di prima.

Scrive il Sole 24 Ore che l’obiettivo di un azzeramento della dipendenza dalle energie fossili russe “è stato accettato da tutti i governi -ma su una scadenza precisa c’erano dissensi tra i Paesi, anche se la Commissione insisteva sul 2027”. L’idea (controversa) di un tetto ai prezzi sul mercato all’ingrosso, proposto in particolare da Grecia, Spagna e Belgio, verrà discussa in sede tecnica e sarà ripresa nel prossimo summit di fine marzo a Bruxelles.

L’Unione Europea in due anni si è trovata a fare i conti con due “crisi costituenti” – la pandemia ed ora la guerra in Ucraina – delle quali ha approfittato per accelerare le tappe della costruzione di un “soggetto globale” per pesare di più sia dentro la Nato riequilibrando il rapporto con gli Usa, sia nelle relazioni internazionali più complessivamente.  “Il processo di integrazione europea procede da sempre e sui diversi fronti con velocità irregolare, lunghe stasi e improvvise accelerazioni. È la logica insita in ogni Unione di soggetti diversi che, al loro interno, cambiano in modi e tempi diversi”. A questa conclusione arriva anche Affari Internazionali espressione dello IAI, uno dei principali think thank strategici in Italia.

L’ultimo numero della rivista Contropiano prende di petto, e con dovizia di argomentazioni, proprio l’onda lunga di questa accelerazione dell’Unione Europea come sorta di nuovo “superstato imperialista”, prima dentro la crisi pandemica ed ora dentro la guerra in Europa.

Lo spirito del tempo e le ambizioni rivelate al vertice di Versailles ne sono una conferma a tutto tondo che sarà difficile continuare ad ignorare.

12 Marzo 2022 – © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Di AFV

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