Francesco Cecchini
IRLANDA
Nel libro Dall’Irlanda dopo Londonderry di Gian Buttorini vi è un’ immagine di un gruppo di donne e ragazza che sostiene un cartello con scritto: Vietnam britannico. I tempi però sono cambiati.
Terremoto politico in Irlanda del Nord. Lo scorso 7 maggio Sinn Fein, il principale partito nazionalista irlandese, ha ottenuto la maggioranza dei seggi nell’Assemblea dell’Irlanda del Nord: 27, contro i 24 andati al Democratic Unionist Party, DUP. Il Sinn Fein desidera l’Irlanda unita mentre il DUP vuole che l’Irlanda del Nord rimanga parte del Regno Unito. Leader del Sinn Fein è O’Neill. La sua ascesa è dovuta al fatto che, sebbene troppo giovane per aver assistito alle fasi caldissime del conflitto, aveva 4 anni alla morte di Bobby Sands, ora ne ha 45, possiede un pedigree repubblicano incontestabile. Figlia di un prigioniero politico dell’Ira e nipote di uno dei capi dell’associazione che raccoglieva fondi in America a favore dell’organizzazione, ha avuto due cugini uccisi dalle forze britanniche, ed è stata scelta nel suo ruolo nientemeno che da Martin McGuinness, storico leader dell’Ira, uno dei maggiori artefici del cessate il fuoco dell’IRA e del Belfast Agreement, e vice primo ministro fino alla morte nel 2017. Michelle O’Neill, assieme a Gerry Adams, portò a spalla la bara di McGuinness nel funerale a Derry nel marzo del 2017.
Non sarà facile ottenere l’Irlanda unita, ma un importante passo in avanti è stato fatto. Durante la campagna elettorale Sinn Fein, ex ala politica dell’organizzazione cattolica paramilitare IRA (Irish Republican Army), non ha posto particolare insistenza sul tema della riunificazione dell’Irlanda, ma con tutta probabilità ora cercherà di organizzare un referendum per proporre il distacco Tuttavia, per il momento sarà Londra a decidere: secondo quanto stabilito dagli accordi di pace, infatti, il voto popolare sarà concesso solo quando sarà chiaro che la maggioranza è a favore.
INGHILTERRA
Il premier inglese Boris Johnson, travolto dagli scandali, è stato finalmente abbandonato dai colleghi di partito e, per diversi giorni, ha disperatamente cercato di salvare la propria carriera politica, rifiutandosi di dimettersi da capo del governo. La sua argomentazione: i voti per il suo partito sarebbero stati voti suoi personali – un mandato personale del popolo britannico per guidare il Regno dopo la Brexit. Un segnale del fatto che la sua percezione della democrazia sia profondamente distorta, ma anche della sua mancata comprensione del fatto politico che domina il dibattito nel Regno Unito: la Brexit è stata un disastro totale – dal punto di vista economico, dal punto di vista geopolitico e dal punto di vista sociale.
SCOZIA
Indipendenza scozzese, Sturgeon ci riprova. La premier presenterà alla Corte suprema una proposta per tenere un secondo referendum. Se i giudici non dovessero approvarla l’intenzione è di trasformare le prossime elezioni politiche in un referendum de facto sull’addio al Regno Unito
FRANCIA
Al secondo turno delle legislative francesi il presidente Emmanuel Macron ha perso la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale. A scrutinio ultimato, ecco i risultati definitivi:
Ensemble! (la coalizione del presidente della Repubblica), con il 38,6% dei voti, ha ottenuto soltanto 246 seggi (ne aveva 345 nel parlamento precedente), una soglia ben lontana dalla maggioranza di 289 parlamentari necessaria.
Nupes, l’alleanza di sinistra (France Insoumise, Verdi, Ps e Pcf), con il 32,6% dei voti, diventa la seconda forza dell’Assemblea con 142 seggi. Risultato storico, senza precedenti, per l’estrema destra di Marine Le Pen. Il Rassemblement National, con il 17,3% dei voti, ha ottenuto 89 deputati (in precedenza, il massimo è stato di 35 parlamentari, nel 1986). I Repubblicani (ex gollisti, centrodestra) evitano la disfatta totale, raccolgono il 7,2% dei voti e si piazzano al quarto posto con 64 seggi. Potrebbero essere decisivi per la formazione del nuovo governo ma per il momento hanno annunciato che resteranno all’opposizione.SPAGNA
Il Governo Sánchez, l’attuale governo del Regno di Spagna, in carica da 13 gennaio 2020 ha riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale
ITALIA
Il premier Draghi ha stretto rapporti amichevoli con il dittatore turco Erdogan che riguardano anche la vendita di armi che saranno usate per reprimere i patrioti curdi.
SVEZIA
Per superare il veto di Ankara all’ ingresso nella Nato, il paesi scandinavo, assieme alla Finlandia, ha firmato un accordo che può mettere a rischio i rifugiati curdi
ALCUNE ALTERNATIVE EUROPEE ALL’EUROPA I PEZZI.
Spagna, Podemos
Portogallo, Ezquerda
Francia, Nupes.
Italia, Unione Popolare.