Mi hanno chiesto quali alternative ci sono al rigassificatore.
La domanda da porsi è se la rigassificazione è l’alternativa di cui abbiamo bisogno oggi. L’acquisto di navi metaniere e la costruzione di nuovi gasdotti implica investimenti molto alti, tempi di realizzazione lunghi e un costo finale sull’utente molto più alto rispetto alle bollette già insostenibili di oggi. E soprattutto la rigassificazione ci vincola alle fonte fossili per un lungo periodo, quando invece abbiamo l’urgenza di abbandonarle il più presto possibile per tentare di arrestare il cambiamento climatico.
Il rigassificatore a Ravenna si prevede entri in funzione nell’estate 2024, quindi arriva tardi ed è pressochè inutili nell’emergenza di oggi, e soprattutto assorbe investimenti che potrebbero essere dirottati sulle rinnovabili, oltre che appensantire la bolletta energetica del paese.
L’alternativa al fossile è data dal mix fra energie rinnovabili e efficienza energetica. Sul primo punto la crescita delle rinnovabili avviene purtroppo troppo lentamente e oggi siamo ad appena il 20% del fabbisogno energetico coperto da rinnovabili. Anche sul secondo punto stiamo facendo troppo poco, eppure mai come oggi sarebbe utile diffondere pratiche virtuose ed incentivare, ad es, la sostituzione di caldaie con pompe di calore. Solo con questo cambiamento il fabbisogno di gas per l’uso domestico sarebbe notevolmente ridimensionato in pochissimo tempo e con costi contenuti.
Certamente di gas abbiamo necessità, soprattutto per la parte industriale, ma andrebbe intensificata la fornitura di gas allo stato gassoso. E dovremmo smetterla di vendere all’estero il gas di cui disponiamo, ma per questo servirebbe un governo autorevole e capace di evitare la speculazione, ma già sappiamo che non lo abbiamo.
Insomma, per come la vedo io, ma anche diversi analisti più autorevoli di me, il rigassificatore è una scelta costosa e strategicamente sbagliata.
Stefano lugli PRC