Alcuni neonazisti bielorussi hanno partecipato al colpo di Stato nel 2014 in Ucraina e ai combattimenti in Donbass, e hanno poi fomentato le proteste contro Aljaksandr Lukašėnka tra il 2020 e il 2021. Tra i nomi anche quello di Roman Protasevič.
La presenza dei battaglioni neonazisti in Ucraina non può oramai essere negata neppure dalla stampa mainstream al servizio dell’imperialismo atlantista. Meno note sono le vicende dei neonazisti bielorussi, che pure hanno giocato un ruolo non di secondo piano nel colpo di Stato ucraino del 2014, per poi tentare di fare lo stesso anche in patria, ma senza successo. Le vicende dell’organizzazione neonazista bielorussa Zagin Pogonia sono state analizzate dal giornalista francese Laurent Brayard sul sito Donbass Insider.
Secondo Brayard, i neonazisti di Zagin Pogonia non solo sono stati coinvolti nel golpe del febbraio 2014 contro il governo di Viktor Janukovyč, ma avrebbero poi continuato ad imperversare nel Donbass, trovando nel comune sentimento antirusso il punto di contatto con i neonazisti ucraini del battaglione Azov e con i partiti di estrema destra Svoboda e Pravyj Sektor. In particolare, l’organizzazione bielorussa sarebbe collegata a vari traffici, in particolare di armi, omicidi politici e partecipazione a disordini politici.
L’origine dell’estrema destra bielorussa è da ricercarsi nell’effimera esperienza della Repubblica Popolare Bielorussa, uno Stato fantoccio creato dalla Germania nel marzo del 1918, in seguito all’invasione del territorio russo da parte dell’esercito tedesco nel corso della prima guerra mondiale. In particolare, la firma del trattato di pace di Brest-Litovsk, che segnò la fine della partecipazione russa al conflitto, diede la possibilità ai nazionalisti bielorussi di creare lo Stato fantoccio con la compiacenza dei tedeschi.
La Repubblica Popolare Bielorussa subì tuttavia l’offensiva dell’esercito nazionalista polacco di Józef Piłsudski, e fu poi al centro del conflitto tra la Polonia e la neonata Unione Sovietica per il controllo di quel territorio, fino a quando, nel 1922, venne fondata la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa, facente parte dell’URSS.
Tuttavia, il governo nazionalista bielorusso sopravvisse a lungo in esilio, ospitato da diversi Paesi occidentali. Con la vittoria del nazismo in Germania, i presidenti nazionalisti in esilio, Vasil Zacharka e Mikola Abramčyk, iniziarono a prendere contatti con Adolf Hitler, al punto che il governo di Abramčyk ebbe temporaneamente sede a Berlino. I nazionalisti bielorussi, infatti, speravano che una vittoria della Germania nella seconda guerra mondiale avrebbe potuto portare a ristabilire la Repubblica Popolare Bielorussa.
Seppur senza nessun riconoscimento internazionale e privata di qualsiasi legittimità, la Rada della Repubblica Popolare Bielorussa continua a sopravvivere ancora oggi, presieduta da Ivonka Survilla. Questo governo in esilio, pur non godendo di riconoscimenti ufficiali, è regolarmente utilizzato dai servizi segreti occidentali per fomentare la propaganda contro il legittimo governo di Aljaksandr Lukašėnka. Il governo illegittimo sostiene dunque l’azione dei neonazisti bielorussi, mossi dalla nostalgia per la Germania nazista e dal sentimento antirusso.
L’organizzazione Zagin Pogonia, in particolare, è nata nel luglio 2014, in un campo di addestramento ucraino. Da qui lo stretto legame tra neonazisti ucraini e bielorussi, e la loro partecipazione agli eventi nell’altra ex repubblica sovietica. Detto questo, Brayard sottolinea come il fenomeno del neonazismo sia decisamente meno radicato in Bielorussia rispetto all’Ucraina: “La Bielorussia, pur avendo conosciuto collaboratori nella Germania di Hitler, non aveva fornito più di 25.000 combattenti, contro gli oltre 500.000 in Ucraina”.
Tra i nomi dei bielorussi che hanno preso parte alle operazioni militari neonaziste in Ucraina figura anche quello di Roman Protasevič, divenuto l’idolo della stampa occidentale in seguito al suo secondo arresto da parte delle autorità di Minsk. Protasevič era infatti stato arrestato una prima volta nel 2011, per aver partecipato alle manifestazioni antigovernative bielorusse dell’anno precedente. Ufficialmente, Protasevič si è recato in Ucraina come “giornalista”, tuttavia non ha pubblicato alcun rapporto o articolo durante la sua permanenza in Ucraina, tra il 2014 ed il 2015. Al contrario, ha combattuto nel battaglione Azov con il nome di Kim, venendo anche ferito nel corso di un combattimento, come confermato anche da suo padre.
Tornato provvisoriamente in Bielorussia, Protasevič è poi scappato in Polonia – il rifugio preferito dei neonazisti ucraini e bielorussi – nel 2020, per sfuggire alla condanna che spetta in Bielorussia ai mercenari che combattono in Ucraina, che può andare dai tre ai sette anni di carcere. A quel punto, si è attivato sui social network per diffondere la propaganda contro il governo di Minsk, e fomentare il tentato colpo di Stato contro Lukašėnka in seguito alle elezioni presidenziali del 2020. Protasevič è stato arrestato nel maggio 2021 in seguito all’atterraggio a Minsk del volo Ryanair FR4978, vicenda che suggeriamo di approfondire attraverso la lettura del libro di Jacques Braud.
Ancora una volta, dunque, i presunti “democratici” sostenuti dai media e dai governi occidentali mostrano il loro vero volto di neonazisti utilizzati dall’imperialismo in funzione antirussa: squallidi personaggi russi, bielorussi e ucraini, come Aleksej Naval’nyj, Svjatlana Cichanoŭskaja o Julija Tymošenko, che vengono spacciati per paladini della democrazia quando in realtà sono degli estremisti nazionalisti nostalgici del nazismo.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog