Incontro di 4 ore tra Putin e Erdogan a Sochi, ufficialmente accordi commerciali su energia, petrolio e gas, e sui pagamenti in rubli tra Russia e Turchia. Anche per il turismo verso la Turchia. Ma Erdogan è ‘sospettato’ dal fronte Usa-Nato di aiutare ben oltre l’economia russa, per salvare la sua che sta precipitando. E adesso qualcuno vorrebbe sanzionare la Turchia. Il punto di Piero Orteca per Remocontro*
Sanzioni e triangolazioni per aggirarle. Russia e Turchia in beffa al blocco Usa-Ue
La fìera degli inganni
Erdogan flirta con Putin e lo incontra a Sochi. Spudoratamente e sotto gli occhi di un Occidente mezzo inebetito. E il blocco euroamericano diventa furioso, per ora solo dietro le quinte e a microfoni spenti.
Mentre, quello che si ritiene un vertice per studiare un possibile aggiramento delle sanzioni imposte alla Russia, sul Mar Nero viene celebrato in pompa magna, alla luce del sole. Con tanto di bandiere al vento e inni nazionali. E così si spiega anche tutto l’impegno del “sultano”, bravo a trovare una soluzione per l’export del grano, ma soprattutto per risolvere i guai di casa sua.
Erdogan, grano e fame nel mondo
L’accordo sul grano ucraino (e russo) con Mosca? Forse un po’ meno fame nel mondo, poca ma molti sospetti. A Washington e a Bruxelles cominciano ad averne abbastanza. Di un alleato come Erdogan farebbero volentieri a meno, ma devono subire, perché la Turchia è un partner fondamentale dell’Occidente.
Europa e Stati Uniti, in nome e per conto della “realpolitik”, sono obbligati a subire le bizze, quasi “bipolari”, dell’uomo forte di Ankara che, nelle crisi internazionali, ama camminare per conto suo. Ucraina (e non solo) docet.
‘Neutralità qualificata’
Pur facendo parte della Nato e avendo stretti rapporti con l’Unione Europea, dunque, il Presidente turco, negli ultimi mesi, ha assunto sulla guerra una posizione che potremmo definire di “neutralità qualificata”. E non certo a favore di Kiev, a cui ha venduto, è vero, dei sofisticati “droni” di successo.
No, diciamo che la Turchia, sotto l’apparente equidistanza, che le ha dato la possibilità di fare anche da mediatrice, in effetti è stata più vicina a Mosca. E tutto ciò rientra nella visione geopolitica di che è quella di barcamenarsi tra le grandi potenze (pur avendo la sicurezza della Nato alle spalle) e di vendere la “pelle” (cioè la posizione strategica della Turchia) a peso d’oro.
Crisi economica turca e presidenziali
E di oro- Erdogan ne ha un gran bisogno, così come di valuta pregiata, visto che le sue paturnie finanziarie, “influenzando” (per modo di dire) la Banca centrale del Paese, hanno fatto deflagrare l’inflazione fino all’80%. Record mondiale.
Ora, però, bisogna cominciare a mettere soldi nel salvadanaio, in qualche modo, perché l’anno prossimo si vota per le Presidenziali. Per cui, si accettano intese, collaborazioni, trattati di amicizia, accordi commerciali di qualsiasi tipo, meglio ancora se la controparte, stretta in un angolo per necessità, ti offre condizioni particolarmente vantaggiose.
È proprio quello che ha fatto Putin a Sochi, identificando nella Turchia un partner d’eccezione, come l’Iran, l’India e la Cina. Si tratta di Paesi che servono alla Russia da “sponda” per eludere le sanzioni.
Segreti svelati e sanzioni ad Ankara
Un documento russo, diretto al governo turco e intercettato dall’Intelligence ucraina, è stato riportato in sintesi dal Washington Post. Conteneva le richieste di Putin. Secondo il Financial Times, che ieri dedicava allo scottante argomento l’apertura della sua edizione on-line, alla Casa Bianca e a Bruxelles si comincia a parlare di ritorsioni contro Ankara.
Il giornale britannico riporta i commenti di “alti funzionari sotto anonimato”, che anticipano possibili misure contro l’economia turca. Anche se, avverte FT, all’Unione ci vanno molto cauti: temono le reazioni di Erdogan, che non sarebbero indolori.
Russia e Turchia a tutto gas in conto terzi
A Sochi si è parlato di incrementare l’interscambio russo-turco in tutti i campi, a cominciare da quello dell’energia. Ankara potrebbe importare grosse quantità di greggio e di gas russi, non solo per il proprio fabbisogno, ma anche per rivenderli. Una vera e propria triangolazione. L’intesa dovrebbe estendersi anche ai sistemi di pagamento.
I turchi accetterebbero il rublo e anche le carte di credito emesse dalle banche russe. Ciò consentirebbe loro di usufruire di un immediato vantaggio in campo turistico. La possibilità di accettare il rublo e le relative carte di credito, infatti, ha favorito un boom del turismo in arrivo dalla Russia, con un aumento esponenziale dei flussi, dirottati dal sud Europa e, principalmente, dall’Italia.
Tentazioni Usa di linea dura
Per quanto riguarda eventuali sanzioni anti-Turchia, scrive il Financial Times, sono gli americani quelli più desiderosi di punire Erdogan. Anche se pure a Washington ci si muove con prudenza, perché nessuno vorrebbe gettare definitivamente i turchi nelle braccia di Putin.
A giugno, la vice segretaria al Tesoro Usa, Wally Adeyemo, inviata ad Ankara dall’Amministrazione Biden, ha minacciato il governo di Ankara, ricordandogli il rischio che correva ad allacciare rapporti commerciali con Putin. Tra le ritorsioni allo studio negli Stati Unit anche il ritiro di tutte le banche estere. Gli analisti, comunque, dicono che si tratta di misure estreme
Toccare la Turchia potrebbe portare a uno sconvolgimento degli assetti geopolitici nel Mediterraneo. Speriamo che almeno questo, a Washington e a Bruxelles, lo capiscano. In politica estera, a volte, le cose più giuste da fare non è detto che siano anche le più utili.