La linea politica di Silvino Berlusconi è fondata sul ‘laissez faire’ e sulla leadership, la sua ovviamente, nella sua vita non ha fatto altro e non potrà esserci altro. L’età non conta. I suoi emuli, e sono tanti, dovranno aspettare ancora
L’inno di Forza Italia esprime meglio di qualunque analisi politica il pensiero del suo ideatore. Il partito non sarebbe nato senza l’azienda di proprietà e quest’ultima probabilmente sarebbe fallita senza il partito. FI non potrebbe esistere senza il fondatore della Fininvest. In tanti nel corso degli anni hanno tentato di prenderne il posto senza riuscirci. Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini, Angelino Alfano, Stefano Parisi, Giovanni Toti, ect… l’elenco è lungo.
‘C’è un presidente un solo presidente’, sottolinea il ritornello della canzone. Silvio Berlusconi è e si sente il presidente, ogni altra ipotesi è inaccettabile per i suoi dipendenti, per il suo elettorato e per sé stesso. Presidente di Mediaset, del Milan, di Forza Italia, del Popolo della libertà, del Consiglio dei ministri, persino del Monza calcio, ect…
Dopo l’accordo stipulato pochi giorni fa tra i tre leader della Destra, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e lo stesso Silvio Berlusconi, che prevede la presidenza del Consiglio per l’esponente di FdI, l’ex Cavaliere ha subito rilanciato. È chiaro che non accetta un ruolo di secondo piano. Dapprima ha paventato una sua non candidatura, dopo ci ha ripensato ed infine ha dichiarato che ‘non intende’ fare il presidente del Senato. Con la successiva dichiarazione abbiamo capito perché. Lui vuole fare il presidente della Repubblica, non il vice. E siccome non ci riesce con l’attuale sistema di elezione previsto dall’articolo 83 della Costituzione ha pensato bene di indicare come primo punto del programma della coalizione di Centrodestra l’elezione diretta del capo dello Stato.
La linea politica di Silvino Berlusconi è fondata sul laissez faire e sulla leadership, la sua ovviamente, nella sua vita non ha fatto altro e non potrà esserci altro. L’età non conta. I suoi emuli, e sono tanti, dovranno aspettare ancora.
Pochi mesi fa, in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica, insistette con Matteo Salvini per sostenere la sua candidatura, quando capì che non sarebbe stato eletto rinunciò, a quel punto non gli rimase che mettere il suo imprimatur sulla rielezione di Sergio Mattarella. Ora, dopo le dimissioni nel 2011 da presidente del Consiglio (lo fece per salvare le sue aziende) e la mancata elezione a capo dello Stato, spera nella rivincita.
L’accordo elettorale tra i tre leader delle Destre è chiaro. A FdI andrà la presidenza del Consiglio, alla Lega il ministero dell’Interno, a Silvio Berlusconi la presidenza del Senato, ma solo in attesa della riforma costituzionale che dovrebbe introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica. A quel punto le dimissioni di Sergio Mattarella diventerebbero, secondo il leader forzista, inevitabili. Quel posto spetta a Lui.