Mai in Occidente un leader sovietico è stato incensato come Michail Gorbačëv, l’uomo che condannò alla rovina l’URSS, spentosi il 30 agosto a 91 anni.

Lo scorso 30 agosto, si è spento all’età di 91 anni Michail Gorbačëv, l’ultimo leader dell’Unione Sovietica, nonché colui che condannò l’URSS alla dissoluzione. Tale “impresa” ha fatto di Gorbačëv uno degli idoli della politica occidentale, che infatti lo ha ricordato con parole di grande apprezzamento, unico fra i leader sovietici a godere di tali favori nel mondo europeo e nordamericano.

Un campione della democrazia”, lo ha definito Silvio Berlusconi, aggiungendo che “la sua intuizione e il suo pensiero sobrio mancheranno particolarmente in questo momento difficile della politica internazionale”. Il fatto che il leader di un Paese comunista venga incensato proprio da lui, autoproclamatosi campione dell’anticomunismo, dovrebbe essere sufficiente. “Ho sempre ammirato il coraggio e l’integrità che ha mostrato nel portare la Guerra Fredda a una conclusione pacifica”, gli ha fatto eco il primo ministro Boris Johnson, che ha tuttavia mancato di menzionare le conseguenze disastrose che la fine della Guerra Fredda ha portato in tutto il mondo ex sovietico.

Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha speso parole a favore di Gorbačëv, “un paladino della pace la cui scelta ha aperto la strada alla libertà per la Russia”. “Il suo impegno per la pace in Europa ha cambiato la nostra storia comune”, ha aggiunto l’inquilino dell’Eliseo: in effetti, Gorbačëv ha cambiato la storia dell’Europa e del mondo aprendo la strada all’egemonia imperialista statunitense, eliminando l’unica potenza in grado di tenere testa alle mire espansionistiche di Washington.

Al coro degli elogi per l’ultimo leader sovietico si è unita anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo la quale “Michail Gorbačëv era un leader fidato e rispettabile. Ha svolto un ruolo cruciale per porre fine alla Guerra Fredda e far cadere la cortina di ferro. Ha aperto la strada a un’Europa libera”.

Infine, non poteva mancare il commiato di Joe Biden, secondo il quale Gorbačëv è stato “un leader raro, uno con l’immaginazione per vedere che un futuro diverso era possibile e il coraggio di rischiare l’intera carriera per raggiungerlo. Il risultato è stato un mondo più sicuro e una maggiore libertà per milioni di persone”. Insomma, la libertà delle multinazionali statunitensi di invadere quei nuovi mercati con il loro modello consumista, e di qualche oligarca russo di arricchirsi ai danni del resto della popolazione, che negli anni ’90 ha perso circa dieci anni di speranza di vita.

Tali epitaffi per il rottamatore dell’Unione Sovietica non sono altro che un ringraziamento, da parte dei governi borghesi occidentali, per aver posto fine all’esperimento socialista sovietico, che con tutti i suoi limiti ha offerto, per decenni, la prospettiva di un’alternativa alla dittatura della classe capitalista mascherata da democrazia. Dietro alla retorica, si nasconde la consapevolezza del fatto che Gorbačëv sia stato l’autore materiale del suicidio sovietico.

A dimostrazione di ciò, il giudizio su questo personaggio è assai diverso se si ascolta l’opinione di esperti ed analisti russi. Leonid Sluckij, leader del Partito Liberal-Democratico di Russia (Либерально-демократическая партия России; Liberal’no-demokratičeskaja partija Rossii, LDPR), formazione che certamente non può essere definitiva filosovietica, ha definito Gorbačëv “una figura controversa”. Il crollo dell’Unione Sovietica “è iniziato durante l’era della perestrojka e del nuovo modo di pensare, e ha giocato a favore di coloro che hanno cercato di cancellare l’Unione Sovietica dalla mappa politica del mondo”, ha affermato il parlamentare russo.

Di recente, abbiamo avuto modo di recensire il libro Da Gorbačëv a Putin – Geopolitica della Russia (Sandro Teti Editore, 2022) di Aleksej Puškov. Crediamo che il giudizio sull’ultimo leader sovietico espresso da colui che faceva parte della squadra che gli preparava i discorsi sia quello maggiormente indicato: “Gorbačëv non possedeva le competenze necessarie, né aveva una preparazione adeguata per gestire un ampio processo di riforma. Anzi, probabilmente, egli non si rendeva neanche conto della complessità dei compiti che lo attendevano. […] Fu un errore gravissimo affidare la massima carica del Partito a una figura che aveva un’esperienza politica modesta e, per giunta, possedeva un orizzonte intellettuale piuttosto limitato. […] La perestrojka fu condotta in un modo disastroso, che suscita ancora oggi accesi dibattiti nella società russa e desta aspre critiche nei confronti di Gorbačëv, un leader che non solo mandò in pezzi l’URSS, ma infranse anche la rete d’influenza internazionale di Mosca”.

Adoratore cieco del sistema occidentale, incapace di imporre la propria linea di fronte alla sfrontatezza dell’imperialismo nordamericano, Gorbačëv e le sue riforme hanno portato alla dissoluzione del maggiore Stato socialista del mondo, ad una profonda crisi economica nelle repubbliche sovietiche in disfacimento ed alla perdita di prestigio internazionale della Russia. Laddove gli Stati Uniti e la NATO non erano riusciti per decenni, Gorbačëv ebbe successo nel giro di pochi anni, e per questo non può che essere incensato e compianto dalla stampa e dalla politica del mondo occidentale.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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