I programmi dei due partiti, apparentemente inconciliabili, in realtà nascondono molti punti in comune, dalla politica estera a quella economica
Di Ugo Cataluddi e Alfonso Raimo
ROMA – ‘Non succede, ma se succede….’. Un governo di larghe intese con la partecipazione di FdI e Pd, è davvero così improbabile? Nel dibattito sul post-25 settembre, finora il ‘piano B’ è stato declinato solo come un ritorno della strana alleanza che ha tenuto in piedi Mario Draghi, cioè un esecutivo che nasceva dalla convergenza di una parte del centrosinistra – Pd e M5s – con una parte del centrodestra – Fi e Lega.
Teneva fuori invece Fratelli d’Italia, che ora i sondaggi danno come grande favorita. Già questo basterebbe per chiedersi, qualora il – possibile – governo elettorale del centrodestra andasse in crisi, se sia da escludere un esecutivo di salvezza nazionale con Pd e FdI. Un governo ‘Sandra e Raimondo’. Un governo rosso-nero.
I PUNTI IN COMUNE DEI PROGRAMMI DI PD E FDI
Ma la suggestione diventa ancora più concreta se si osservano i programmi dei due partiti, apparentemente inconciliabili, ma che in realtà nascondono molti punti in comune, dalla politica estera a quella economica.
Se si escludono i temi più indentitari – come la cittadinanza, il riconoscimento dei diritti… – sugli asset fondamentali di governo Pd e Fratelli d’Italia convergono più di quanto avvenga ad esempio tra Pd e M5s, da una parte, o tra FdI e Lega, dall’altra. Ad esempio l’atlantismo e il sostegno convinto all’Ucraina non sono messi in discussione, né dal Nazareno né dai meloniani che su questo hanno una posizione molto più risoluta rispetto a Salvini e Conte.
Quanto alla politica economica, è di queste ore il dibattito sullo scostamento di bilancio: per Letta e Meloni non si deve fare, per M5s e Lega sì. L’ex premier e la presidente dei Conservatori europei vogliono infatti i conti in ordine. E sempre a proposito di temi caldi, c’è da notare anche la convergenza su un capitolo spinoso come quello del rigassificatore di Piombino.
Infine, la più improbabile delle sintonie, quella sul presidenzialismo. È vero che Enrico Letta ora è su posizioni differenti, ma in passato l’elezione diretta del Presidente della Repubblica non gli era affatto sgradita. Bisogna andare un po’ indietro nel tempo per ripescare le parole di Romano Prodi secondo cui, il semipresidenzialismo alla francese sarebbe “l’unica via di salvezza per un Paese che ha bisogno di prendere decisioni per uscire dalla paralisi”. Posizione che trovò il favore dell’allora presidente del Consiglio Enrico Letta. Per una parte consistente del Pd, il semi-presidenzialismo si può fare a patto che sia accompagnato dal sistema elettorale a doppio turno. Molto simile alla proposta che il partito di Giorgia Meloni ha depositato alla Camera e al Senato in questa legislatura.
Suggestioni forse, ma dal voto del 25 settembre i due partiti potrebbero uscire con il 50% circa dei seggi in Parlamento. E a quel punto stringere un patto per le riforme. Del resto, alla vigilia si dava per impossibile anche un esecutivo tra M5s e Salvini. Ma poi l’hanno fatto. E anche un governo con Pd e Lega seduti fianco a fianco. E se il probabile governo di centrodestra andasse in crisi, perché escludere FdI da un governo di responsabilità nazionale?
“Si tratta di un’ipotesi fantasiosa ma la politica è ormai l’arte dell’impossibile e tutto può verificarsi – spiega all’agenzia Dire il deputato di Azione, Osvaldo Napoli, ex democristiano, poi stretto collaboratore di Berlusconi, ora nella compagine di Carlo Calenda.
“È innegabile che nei loro programmi ci siano molti punti in comune. Sarebbe la fine di un’epoca. Non solo del bipolarismo in sé ma della storia dell’Italia post-fascista. In sintesi si tratterebbe di un accordo che avrebbe come finalità il potere per il potere“, aggiunge ancora.
Per Napoli, le conseguenze più vistose si avrebbero sul Pd. “Letta pur di non perdere i voti a sinistra si è alleato con Fratoianni rompendo l’alleanza con Calenda. Dovrebbe spiegare ai suoi elettori di essersi alleato con i post fascisti. Non glielo perdonerebbero”.