Anche quest’anno numerosi aspiranti medici si troveranno senza la possibilità di poter frequentare la Scuola di Medicina dell’Univerisità di Bologna a causa del numero chiuso. Una misura a cui ormai molti hanno fatto l’abitudine e che è vista da molti, incluso il Rettore Monari, come mezzo per assicurare un insegnamento di qualità e la fruizione delle aule e dei laboratori. Non passa per la mente di nessuno che forse la carenza di aule non si risolve col numero chiuso ma investendo in nuove strutture per l’Ateneo, magari recuperando il numeroso patrimonio abbandonato presente in città e aumentando gli spazi.
A tale soluzione, che implicherebbe investire nella cultura e nella formazione più che nel marketing, non pare sia giunto il Magnifico Rettore. Ciò nonostante la pandemia abbia reso evidente agli occhi di tutti la necessità impellente di nuovi medici, i quali al momento sono sotto organico, specie nel settore della medicina generale, settore che ha visto moltissimi morti a causa della carenza di dispositivi individuali di prevenzione e che costituisce il pilastro principale dei meccanismi di prevenzione della sanità in Italia.
Chiediamo pertanto che l’Ateneo provveda finalmente ad un piano di investimento serio in aule per tutte le Scuole che necessitano di nuovi spazi, vista la carenza comune a numerosi corsi di studio, facendosi portavoce di tali istanze anche in sede ministeriale e cancellando una volta per tutte i test d’ingresso utili solo alle scuole private che speculano sul nostro futuro con corsi di preparazione costosi. Istanza che portiamo avanti insieme ad altre forze nell’ambito della lista Unione Popolare che si presenterà in alternativa al centrosinistra e al centrodestra alle prossime elezioni e nella quale sono candidate e candidati tanti giovani stanchi del lento declino dell’istruzione pubblica nel nostro Paese.
Stefano Lugli PRC