di Stefano
Galieni
“Resistenza, Resistenza”, lo abbiamo sentito in tante e tanti, in una piazza dimenticata della periferia Sud di Roma, a poche centinaia di metri dal Comando Interforze, uno degli obiettivi militari sensibili piazzato in un quartiere ad alta densità abitativa. Jean -Luc Mèlenchon dietro ad un palco improvvisato con le bandiere e gli striscione dell’Unione Popolare con de Magistris, non ha voluto smentire se stesso. È salito in piedi su una sedia e ha cominciato ad arringare una folla che lo ascoltava con attenzione, ammirazione e affetto. Per una volta, il mondo del giornalismo mainstream ha dovuto scegliere di uscire dai palazzi del potere e venire fra le, persone “comuni”, attiviste/i e militanti delle forze politiche come Rifondazione Comunista e Potere al Popolo che hanno contribuito a dar vita all’Unione Popolare e che hanno scelto quello che per molti è ancora il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, come portavoce. Una piazza bella e di scambio le cui riprese sono divenute virali e hanno fatto il giro del Paese. L’annuncio dell’arrivo del leader della sinistra transalpina era nell’aria da tempo, alcune testate avevano lanciato l’ipotesi che tale presenza dovesse divenire un endorsment per Conte e il M5S che si sta dando una verniciata elettorale di sinistra dopo aver governato con Salvini, ma così non è andata. Mèlenchon è intervenuto chiarendo sin dall’inizio una questione semplice: “mi è stato chiesto cosa penso del programma del mio amico Luigi (de Magistris) e del raggruppamento politico che è nato con lui. Beh è una domanda strana. Come posso parlare di un programma che è identico al nostro di Nupes”. Le persone in piazza si sono sentite meno sole e caricate d’entusiasmo quando Mèlanchon ha affermato: “ i compagni italiani stanno combattendo contro il fascismo. Io me ne posso restare in Francia nel mio letto? E a chi posso credere? A quelli che hanno tradito la storia della vostra sinistra? A quelli che vi hanno portato alla guerra e all’impoverimento? A quelli come la Meloni che vi dicono che ve la dovete prendere con gli immigrati? La storia del vostro Paese è straordinaria e a me ha insegnato tanto. Ha insegnato il valore dell’Umanesimo che nasce nelle vostre città. La vostra storia è quella di Gramsci, di Pasolini, del movimento operaio e comunista che è sempre stato capace di essere originale, di lottare e anche di vincere. Chi rappresenta oggi questi ideali? Soltanto la vostra forza politica che è destinata a crescere”. Una ventata di ottimismo ma anche di realismo che lo stesso de Magistris ha accompagnato con interventi altrettanto risoluti. “Noi siamo realisti e coltiviamo il sogno per cui non è accettabile l’attuale ripartizione delle risorse. Siamo realisti perché ci rendiamo conto che il sistema capitalista sta portando il pianeta intero e tutte le specie viventi verso la catastrofe. Io dico a chi vota Meloni, l’estrema destra ma anche a chi crede nel “voto utile” che l’unico voto utile è quello a Unione Popolare. Voi avete capito a cosa stiamo andando incontro e vi dovrebbero votare anche coloro che ideologicamente sembrano distanti perché il vostro programma parla a tutte e tutti coloro che soffrono”. Melénchon ha anche affrontato il tema della necessità della sinistra nel mondo di rinnovarsi. “siamo in un altro secolo e il mondo è diverso da quello passato. La nostra storia comune è fondamentale e non va persa ma dobbiamo anche essere capaci di rinnovarci, di guardare al mondo per trasformarlo”. Mélanchon ha voluto anche ricordare il suo primo incontro con de Magistris, quando andò a Napoli e l’allora sindaco in carica gli parlò dell’acqua pubblica, dei beni da far restare patrimonio pubblico, dell’urgenza di sottrarre tutto alla logica del profitto. “Ho imparato allora a fidarmi di quest’uomo – ha affermato, guardando de Magistris – e ho fatto bene. Lui è come noi, non è in vendita, non si lascia coinvolgere da chi vuole indurlo in compromessi. Noi in Francia abbiamo riconquistato in questo modo la fiducia delle persone, dei giovani, di chi non votava più e non credeva nella politica, nelle fasce popolari”. Il giorno successivo si è tenuta, presso un hotel romano, un’affollata conferenza stampa in cui alcuni temi sono stati affrontati con maggiore profondità, dal neocolonialismo francese, alla guerra, alle migrazioni, ai disastri ambientali e in cui le domande erano più insinuanti. Mélenchon ha accettato la sfida e a chi gli chiedeva del suo rapporto col M5S ha risposto beffardo “so che alcuni suoi colleghi hanno detto che sarei venuto in Italia per incontrare il signor Conte. Guardi, io ho incontrato alcuni europarlamentari del M5S tempo fa che hanno dichiarato di voler far proposte di sinistra. Poi non ho visto nulla. Non conosco Conte, so cosa ha fatto, con chi ha governato e con chi continua a governare. Per me il suo movimento è privo di bussola, non ha prospettiva e poi fa parte dello stesso sistema che dichiarava di combattere. Sono seduti anche loro alla stessa mangiatoia a cui sono seduti gli altri, tutti tranne Luigi e le forze dell’Unione Popolare che, secondo me, avranno un grande futuro. Questo Paese ha bisogno di democrazia e di forze che, ponendo problemi concreti chiedono risposte serie. Nessuno ha voluto rispondere alle proposte sensate di UP. Il salario minimo ad esempio, esiste in tutta Europa. Perché da voi non si può fare? Quelli che si oppongono o quelli che lo considerano irrealizzabile si confrontino con Luigi e con Unione Popolare. Del confronto e dello scontro di cui il vostro paese un tempo era esempio, c’è bisogno. Per l’Italia ma per tutta l’Europa”
Stefano Galieni