OGGI PIÙ CHE MAI NON DOBBIAMO AVERE PAURA DI ESSERE PACIFISTI
Il successo militare di Kiev nella battaglia di Kharkiv, ha rilanciato ed esteso il partito bellicista. In campagna elettorale tutti i principali leader esaltano l’invio delle armi e si attribuiscono il merito della vittoria, anche quelli che fino a poco tempo fa parevano riluttanti o renitenti.
Ormai tutto il palazzo proclama che il solo modo per giungere alla pace è vincere la guerra.
Ma il significato del vincere la guerra non è stato sempre lo stesso. All’inizio dell’invasione russa sembrava che lo scopo degli aiuti militari al governo Zelensky fosse quello di impedirne la resa e di respingere le truppe di Putin ai confini del 24 febbraio. A questo obiettivo militare parziale se ne aggiungeva uno più ambizioso: far saltare il governo russo e Putin con le sanzioni.
Come sappiamo invece le sanzioni, anche se hanno sicuramente danneggiato la Russia, hanno sempre più colpito l’economia europea e politicamente sono state inefficaci. Così come inefficace è stato l’isolamento internazionale della Russia, rifiutato da un insieme di paesi che costituiscono la grande maggioranza dell’umanità.
Così l’Occidente e la NATO hanno abbandonato la linea ufficiale iniziale : si arma l’Ucraina per permetterle di resistere e per costringere la Russia a negoziare. Pace o condizionatori aveva detto Draghi, in una delle sue tante infelici battute.
Ha prevalso invece la linea di Johnson e dei governi polacco e baltici : bisogna vincere militarmente la guerra costi quello che costi. Liz Truss nuovo primo ministro britannico si è affermata come ultrà di questa linea di guerra ad oltranza, quando ha affermato che all’occorrenza non avrebbe esitato neppure un istante a schiacciare il bottone nucleare.
Il governo ucraino, che in realtà è una giunta militare, dopo le prime oscillazioni e grazie ad epurazioni negli apparati e anche ad omicidi di negoziatori, si è attestato sulla linea della guerra ad oltranza senza alcuna trattativa.
Infine gli USA di Biden, anch’essi oscillanti all’inizio, si sono attestati sulla linea della pura soluzione militare della crisi, con un colossale impegno bellico che ha fatto dell’esercito di Kiev, con armi, logistica, supporto e consiglieri occidentali, il più potente d’Europa.
Draghi ha subito registrato questo cambio di passo, quando primo tra i governanti dei grandi paesi europei ha dichiarato di condividere l’obiettivo della riconquista militare della stessa Crimea.
Il governo russo a sua volta non è mai uscito dalla dimensione militare, sia minimizzandola come operazione militare speciale, sia ingigantendola come confronto globale con la NATO. Ci sono stati all’inizio incontri e proposte, ma poi tutto è svanito nella parola alle armi. Sia il governo ucraino sia quello russo alla fine si sono attestati sulla linea che il negoziato possa cominciare solo dopo la disfatta militare del nemico. E così la guerra continua.
Kiev con la recente offensiva ha ripreso ai russi e ai separatisti 3000 chilometri quadrati. Ma il territorio ucraino sotto controllo russo è quasi di 120000 chilometri quadrati. Quindi a questo ritmo la riconquista Ucraina durerebbe venti anni.
Insomma il partito della guerra ancora una volta nasconde la verità, facendo credere che con il successo ucraino di Kharkiv il conflitto sia vicino alla fine e anche i disastri economici in arrivo possano essere evitati. Non è così e lor signori lo sanno perfettamente.
La sola prospettiva reale, se non cambiano le cose, non è il paese di Bengodi che arrivi dopo la vittoria ucraina, ma altro cammino nella escalation che porta alla terza guerra mondiale
Fin dall’inizio noi pacifisti abbiamo sostenuto che questa è una guerra che nessuno può , e forse nemmeno deve, vincere sul campo e che solo il negoziato ed il compromesso di pace possono fermare la marcia verso il baratro.
Per questo nostro rifiuto della follia militarista, il partito della guerra , come ha sempre fatto nella storia, ci ha accusato di essere servi del nemico. Ora queste accuse torneranno ancora più stupide e feroci, ma non dobbiamo avere paura di dire oggi più che mai no alla guerra e no alle armi. Dobbiamo avere paura della terza guerra mondiale non degli sciagurati fanatici che ci stanno portando ad essa.
Pacifisti ora più che mai.

Giorgio Cremaschi Pap

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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