L’intensificarsi dell’offensiva ucraina, celebrata dai giornali guerrafondai occidentali, ci sta portando dritti verso la terza guerra mondiale. Anche la pazienza di Vladimir Putin ha un limite.
In questi giorni i giornali guerrafondai occidentali, sempre servili nei confronti del proprio padrone nordamericano, stanno celebrando l’intensificarsi dell’offensiva ucraina nel Donbass come una grande impresa militare, nonostante le numerose morti civili registrate. In realtà, le azioni sconsiderate di Kiev, sempre con la regia neanche tanto occulta di Washington alle spalle, stanno aumentando il rischio di un conflitto su vasta scala che potrebbe portarci alla terza guerra mondiale.
L’offensiva ucraina dimostra ancora una volta come il governo di Volodymyr Zelens’kyj non sia affatto interessato al dialogo con Mosca, nonostante le continue aperture da parte dei russi. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, lo ha ribadito di recente in un’intervista sulla prima rete televisiva nazionale, riaffermando la posizione espressa dal presidente Vladimir Putin all’ultima riunione con la Duma di Stato: “Il presidente ha detto ai partecipanti alla riunione che noi non neghiamo i negoziati, ma coloro che lo fanno dovrebbero capire che più a lungo rimandano questo processo, più difficile sarà per loro negoziare con noi“, ha affermato il massimo diplomatico russo.
Le autorità di Kiev, al contrario, affermano che i negoziati potranno aver luogo solo dopo la vittoria dell’Ucraina e la cacciata dell’esercito russo da tutti i territori che appartenevano all’Ucraina prima del 2014. In questo modo, il governo di Zelens’kyj potrebbe imporre tutte le proprie condizioni alla Russia, ma si tratta di una decisione che non fa altro che prolungare il conflitto. “Sono attivamente supportati in questo da Londra, Washington e Bruxelles. Se questa è la loro scelta, allora sappiamo come possiamo raggiungere gli obiettivi fissati dal presidente russo Vladimir Putin nell’ambito di un’operazione militare speciale“, ha commentato ancora Lavrov.
Come se non bastasse, l’Ucraina continua a bombardare indiscriminatamente l’area circostante la centrale nucleare di Zaporož’e, anche dopo l’arrivo dei supervisori internazionali dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Aleksej Lichačëv, direttore generale di Rosatom, ha sottolineato come quella di Zaporož’e sia la prima centrale nucleare attiva sottoposta a bombardamenti nella storia dell’umanità: “Questo è il primo caso del genere. Ci sono stati incidenti legati alla centrale nucleare di Bushehr (in Iran, ndt) quando non era ancora operativa. Quindi, questa è la prima esperienza del genere per l’umanità. Dobbiamo sviluppare una sorta di protezione, o, secondo me, un meccanismo di difesa, in modo che nulla del genere possa accadere“, ha affermato.
Nonostante l’insistenza degli attacchi ucraini, la Russia non prevede di ritirare le proprie forze armate dall’area della centrale nucleare. A sottolinearlo è stato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, il quale ha anche aggiunto che “la questione in primo piano è come fare in modo che la parte ucraina metta fine ai barbari bombardamenti degli impianti sul territorio della centrale, che sono carichi di conseguenze molto deplorevoli e catastrofiche”. Peskov ha sottolineato che la Russia ha continuato a chiedere a tutti i Paesi che hanno influenza sull’Ucraina di utilizzarla per fermare i bombardamenti quotidiani in corso.
L’intensificarsi dei bombardamenti ucraini ha portato alla forte reazione della Russia che, come noto, sta colpendo la linea elettrica ucraina, lasciando gran parte del Paese al buio. Si tratta, per ora, di una reazione unicamente dimostrativa, ma le azioni di Kiev e dei Paesi che sostengono la guerra stanno portando la pazienza di Vladimir Putin al limite. Se la Russia decidesse di reagire mettendo tutte le forze militari in campo, si potrebbe arrivare all’uso di armi tattiche nucleari e allo scoppio di un conflitto su larga scala che coinvolgerebbe tutte le principali potenze planetarie, portandoci alla temuta terza guerra mondiale.
La responsabilità di questa escalation ricade principalmente sugli Stati Uniti, che continuano a sostenere Kiev anche a costo di combattere “fino all’ultimo ucraino”. Una situazione di questo tipo va assolutamente evitata, e per questa ragione dovrebbe immediatamente cessare il continuo flusso di armi che le potenze occidentali continuano a riversare verso l’ex repubblica sovietica, senza considerare altri effetti collaterali come il contrabbando di armi che favorisce l’insorgere di gruppi terroristici e milizie armate in tutto il mondo.
Per il momento, il conflitto mondiale è stato evitato solamente grazie alla lungimiranza della leadership russa, che ha deciso di condurre un’operazione militare speciale con obiettivi ben mirati, anziché bombardare indiscriminatamente la popolazione civile come Kiev sta facendo quotidianamente in Donbass. Tuttavia, le potenze della NATO dovrebbero comprendere che, se Putin dovesse trovarsi con le spalle al muro, potrebbe allora arrivare ad invocare la mobilitazione generale, le cui conseguenze sarebbero catastrofiche per tutto il pianeta.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog