La mobilitazione in Russia sta facendo molto discutere ed è diventata ghiotta occasione di propaganda nella guerra mediatica.
Come procede la mobilitazione in Russia?
Con le ovvie resistenze e difficoltà che ci si poteva aspettare, la mobilitazione in Russia sembra però procedere in maniera relativamente spedita: nelle foto (a seguire), una colonna di coscritti in marcia nella regione di Krasnodar e gli immancabili ceceni in attesa di imbarcarsi sugli aerei che li porteranno al fronte, già col fucile in mano
Come era altrettanto ovvio si segnalano sia fughe di giovani e meno giovani che non ne vogliono sapere, sia manifestazioni e atti di resistenza, individuale o collettiva. Il grosso dei mobilitati, però, parte senza fare apparentemente troppi problemi, tenendo per sé eventuali dubbi o paure come immagino abbiano fatto dall’altro lato del fronte i loro coetanei ucraini.
E ancora, sempre e purtroppo ovviamente, ci sono errori ed abusi: è stata convocata gente che non ha mai fatto il servizio militare o che lo ha fatto molto tempo fa, eccetera. Pare si stia mettendo mano a risolvere questi casi , anche perché alle autorità non conviene di certo mandare al fronte gente che non ha intenzione di starci o può legalmente opporsi, considerando quanto è grande il pool di riservisti da cui attingere. Anche svariati ultracinquantenni vengono precettati, ma in questi casi si tratta di tecnici specializzati che il fronte non lo vedranno nemmeno da lontano.
La mobilitazione, però, una vittima l’ha già fatta, ed è piuttosto illustre: il viceministro della Difesa Dmitry Bulgakov, responsabile dei rifornimenti e della mobilitazione, è stato “destinato ad altri incarichi” e sostituito da Mihail Mizintsev.
Il fatto che l’avvicendamento non sia avvenuto prima della dichiarazione di mobilitazione ma due giorni dopo lascia intendere che, probabilmente, Bulgakov deve avere combinato qualche casino – o meglio, qualche altro casino, e che il credito di cui ha goduto nei decenni precedenti è scaduto. La notizia della sua sostituzione è stata accolta con parecchia soddisfazione negli ambienti militari, soprattutto in quelli dei combattenti.
Altro notizie, in ordine sparso.
1) Lukashenko ieri ha dichiarato che è stanco della politica, ma che teme che se si dimettesse verrebbe sostituito da non meglio specificate “cattive persone”.
C’è chi vede in questa dichiarazione una sorta di prova generale di annessione della Bielorussia: poiché ci sono queste “cattive persone” tanto vale risolvere il problema federandosi, tanto ormai l’interconnessione tra Bielorussia e Federazione Russa è già altissima. Io vi riferisco questa notizia così come l’ho avuta. Per quanto mi riguarda, mi piace immaginare Lukashenko, finalmente libero da impegni di governo, che si occupa felice delle sue api e del suo bestiame (sarebbe stato un ottimo contadino, e in realtà lo è già).
2) L’aereo da ricognizione integrata ottico-elettronica a lungo raggio TU-214R, identificativo RF-64514, ha evidentemente ultimato il rimodernamento perché l’altro ieri ha fatto il primo volo di prova, decollando dall’aeroporto di Kazan. A breve si aspetta che sia pronto anche suo gemello. L’entrata in servizio di questi due aerei, che possono operare voli di ricognizione molto accurati restando comodamente al sicuro nello spazio aereo russo, va a colmare uno dei problemi più sentiti finora dalle FFAA russe in un settore dove invece l’esercito ucraino, grazie ovviamente agli aerei spia USA e UK che incrociano 24/24 nel Mar Nero e ai confini dello spazio aereo NATO, godeva di un certo vantaggio.
3) Di che parleremmo, se non ci fosse Erdoğan? Certo, l’inviolabilità dei confini dell’Ucraina: ma proprio oggi Ismail Demir, il presidente della Agenzia Industrie Difesa, ha dichiarato che la Turchia potrebbe comprare i caccia SU-35 dalla Russia se gli USA non si spicciano ad autorizzare la vendita degli F-16. Aspettiamo di sapere che diranno.
* ripreso da Francesco Dall’Aglio ricercatore dell’Istituto di Studi Storici dell’Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria).