Il primo di ottobre si terrà l’assemblea nazionale di convergenza a Roma presso Scup-Sportculturapopolare. Un momento di confronto, per organizzarsi in vista dei prossimi mesi, in un ottica di costruzione di una società differente, in cerca di speranza e di risveglio delle lotte comuni
Come ampiamente previsto, le crisi plurime del modello capitalistico, impossibili da risolvere per via tecnocratica, dopo due anni di agenda Draghi e di governo di unità nazionale sono sfociate, con le recenti elezioni, nel governo più a destra dalla nascita della Repubblica.
Avremo un governo post-fascista che, mantenendo inalterata l’agenda delle politiche liberiste, con ogni probabilità peggiorerà il clima sociale, mettendo a rischio i diritti delle donne, i diritti civili, il reddito di cittadinanza per le fasce di povertà e i diritti dei migranti.
Rendendo, se possibile, ancor più drammatico l’autunno che sta arrivando, tra caro-energia e povertà, attacco ai diritti del lavoro, una guerra che rischia di precipitare tutte e tutti nel baratro e una crisi eco-climatica che investe quotidianamente vite, territori e comunità.
Con le elezioni del 25 settembre è giunta al pettine anche la crisi della democrazia, resa evidente dall’incolmabile distanza che separa la vita quotidiana delle persone dal chiacchiericcio autoreferenziale delle élite politiche che ha contrassegnato una surreale campagna elettorale, concretizzatasi nell’ulteriore ed esponenziale aumento dell’astensione.
Una constatazione emerge e va affrontata con parole di verità: c’è una fetta sempre più ampia di popolazione e settori sempre più larghi di società che non hanno alcuna rappresentanza politica e istituzionale.
È un problema enorme che non può essere risolto né attraverso i percorsi ‘entristi’ di alcune forze politiche radicali nell’alveo del centro-sinistra, né dai reiterati, e sin qui fallimentari, tentativi di mettere insieme piccoli partiti di sinistra radicale. Con il massimo rispetto per tutte le donne e gli uomini che vi dedicano passione, tempo ed energie, dobbiamo dirci che non è questa la strada e che la reiterazione approfondisce l’impasse.
Non può più essere neppure considerata come una questione che attiene ai soli partiti. Se una società ricca di lotte, di conflitti e di esperienze alternative dal basso non riesce a incidere minimamente sulle scelte politiche generali, il problema riguarda tutte e tutti: non si vive di sola generosità, serve anche una certa efficacia, soprattutto per chi non vuole solo testimoniare nel mondo, ma cambiarlo in profondità.
Qui occorre affrontare l’altro corno del problema: come stanno i movimenti e le esperienze sociali che si muovono dal basso nella società? Siamo desolatamente privi di una rappresentanza politica, ma possiamo dire di contare su una rappresentanza sociale unitaria e convergente?
È indubbio come, in questi anni, molte realtà sociali abbiano contribuito a costruire importanti percorsi di convergenza dal basso, affermando come dalle multiple crisi del modello dominante si possa uscire solo costruendo un’altra società.
Sono stati percorsi ricchi, articolati, inclusivi, che hanno permesso l’intreccio tra esperienze di lotta e culture differenti. Pensiamo ad esempio alla costruzione dello spazio politico “Uscire dall’economia del profitto, costruire la società della cura”, nato durante il lockdown e partecipato da oltre 450 esperienze, organizzazioni e realtà associative e da oltre 2000 persone attive a livello individuale, luogo di riferimento e di convergenza fra diverse lotte ed esperienze.
O a un’esperienza territoriale come quella di Civitavecchia, dove le lotte per la salute e per l’occupazione hanno coinvolto abitanti e lavoratori di un intero territorio, fino a far retrocedere Enel e Governo e a far approvare un progetto di riconversione energetica senza utilizzo di energia fossile, accompagnato da un piano di conversione ecologica delle attività portuali, delle attività produttive e della mobilità.
E, ancora, alla straordinaria lotta operaia dei lavoratori Gkn di Campi Bisenzio (Fi), capaci di costruire, intorno alla loro vertenza, un’insorgenza dell’intero territorio circostante e di diventare uno dei motori di propulsione della convergenza dei movimenti, in grado di parlare ad ogni territorio e ad ogni luogo di lavoro del Paese.
Sono stati -questi e molti altri- percorsi importantissimi dove realtà diverse si sono trovate a convergere e sperimentare l’intersezionalità delle lotte. Sono tuttavia sufficienti a reggere l’impatto dell’autunno che ci aspetta? O corriamo il rischio di aver prodotto diversi e importanti percorsi di convergenza fra le lotte, ma di ritrovarci dentro un contesto di “convergenze parallele”, senza riuscire a fare un ulteriore salto di qualità?
Sono questi i temi che vorremmo affrontare, tutte e tutti assieme, nell’assemblea nazionale di convergenza che si terrà sabato 1 ottobre a Roma (presso Scup, Sportculturapopolare).
Senza pretesa di risoluzione immediata, ma provando a fare una discussione vera che aiuti tutte e tutti a fare un passo avanti.
L’assemblea di sabato sarà anche il luogo dove si socializzeranno le mobilitazioni e le campagne già in calendario e si ragionerà come renderle tutte più ampie ed efficaci.
Uno spazio aperto di discussione e di confronto, fra soggetti e realtà con storie e traiettorie differenti, ma accomunate dalla necessità di cambiare lo stato di cose presenti e dall’urgenza di trasmettere capacità di lotta e speranza a una società oggi immersa nel panico e nel rancore.