LE COSE URGENTI, ANZI URGENTISSIME
Una grande manifestazione a Roma per la pace, subito. Prima che sia troppo tardi!
Nel cuore dell’Europa da parecchi mesi vi è un conflitto che aumenta di intensità. Non contrappone Ucraina alla Russia. Questa è la leggenda della pseudo informazione occidentale. Contrappone la Russia agli Stati Uniti, le due maggiori potenze nucleari. Nessuna persona in buona fede, in grado di intendere e di volere, può credere che tutto quanto sta accadendo è perché agli Stati Uniti, alla NATO e all’”Occidente” in generale, stiano a cuore i diritti umani e la libertà di un popolo. In questo caso di quello ucraino. Se così fosse non si spiega il disinteresse assoluto riservato da decenni nei confronti del popolo palestinese, privato della propria terra in modo ben più significativo di quello ucraino. Così come non si spiega il silenzio assoluto – non sappiamo letteralmente nulla – della guerra che insanguina lo Yemen, giusto per fare un altro esempio. La guerra in Ucraina ci parla della contesa tra mondo unipolare e mondo multipolare.
Sta di fatto che la guerra in Ucraina cresce di intensità. Il ricorso ad armi nucleari non viene più ritenuto impossibile, viene commentato….
Da ormai alcuni mesi, a parte il Papa, non esiste alcuna autorità significativa che si faccia avanti per proporre una trattativa. Nessuno in Occidente, nessuno in Europa, l’Onu è inesistente. L’Italia, con Draghi e Letta, è stata il paese che meno ha tentato una trattativa, accodandosi da subito alla linea di Biden.
Dobbiamo reagire. Dobbiamo fare qualcosa! Possibile che l’Italia, il paese delle manifestazioni oceaniche contro la guerra in Irak e in Jugoslavia, il paese delle bandiere per la pace in ogni balcone di ogni casa, oggi si sia ammutolito? Incapace di qualsiasi reazione? Eppure il contesto è ben più grave!
Cosa aspettano i segretari dei partiti che sono contro la guerra e l’invio delle armi a fare qualcosa in questo senso? A riunirsi, a concordare con Anpi, Arci, Cgil, e tutte le associazioni che in primavera già si erano mobilitate contro la guerra, una mobilitazione immediata?
Ma – aggiungo – cosa aspettiamo noi a muoverci! Facciamo pressione ovunque: nel partito di cui facciamo parte, nel sindacato a cui siamo iscritti, nella associazione a cui prestiamo volontariato.
Se alla bocciatura dell’invio di armi avvenuta nella votazione del parlamento tedesco si aggiungesse una grande manifestazione a Roma, si potrebbe determinare un clima nuovo in tutta Europa e fermare chi non vuole la fine della guerra.
Questa mi pare la priorità delle priorità: lavoriamoci
Claudio Grassi