Il primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane non ha offerto un verdetto definitivo, anche se Lula resta il favorito per la vittoria contro il presidente in carica Jair Bolsonaro.
Domenica 2 ottobre, gli oltre 156 milioni di elettori del Brasile sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente e rinnovare la composizione delle due camere federali, nonché per eleggere i governatori e gli organi legislativi degli Stati federati che compongono il Paese sudamericano.
L’attenzione era concentrata soprattutto sulla sfida per la carica di capo di Stato tra il presidente in carica, Jair Bolsonaro, e Luiz Inácio Lula da Silva, che ha già ricoperto la massima posizione fra il 2003 ed il 2010. I sondaggi della vigilia davano in vantaggio il candidato di sinistra, leader del Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores, PT) e della coalizione denominata Federazione Brasile della Speranza (Federação Brasil da Esperança), alla quale aderisce anche il Partito Comunista del Brasile (Partido Comunista do Brasil, PCdoB). Tra le forze a sostegno della candidatura di Lula figura anche il Partito Socialista Brasiliano (Partido Socialista Brasileiro, PSB), il cui leader, l’ex governatore di San Paolo Geraldo Alckmin, è candidato alla vicepresidenza.
Dall’altra parte, Bolsonaro si presenta sostenuto da una serie di partiti di destra, a cominciare dal suo Partito Liberale (Partido Liberal, PL). A spalleggiarlo come candidato vicepresidente troviamo invece l’ex ministro della Difesa, il generale Walter Braga Netto.
Secondo il Tribunale Superiore Elettorale (TSE), con il 99,97% dei voti conteggiati, Lula ha ottenuto il 48,42% delle preferenze, mentre il presidente uscente Bolsonaro si è fermato al 43,20% dei consensi. Tra gli altri candidati, l’ex senatrice Simone Tebet, del Movimento Democratico Brasiliano (Movimento Democrático Brasileiro, MDB), si è classificata terza con il 4,16%, mentre Ciro Gomes, leader del Partito Democratico Laburista (Partido Democrático Trabalhista, PDT), ha chiuso quarto con il 3,05%. Gli altri sette candidati presenti non hanno superato l’1% dei consensi.
“Abbiamo trascorso un’intera giornata elettorale in assoluta tranquillità, il che ovviamente non significa che non ci siano stati eventi isolati, come in qualsiasi altra elezione, ma siamo arrivati a fine giornata con la certezza che la giustizia elettorale ha adempiuto ancora una volta la sua missione costituzionale di garantire sicurezza e trasparenza alle elezioni“, ha sottolineato Alexandre de Moraes, presidente del TSE. Il funzionario ha sottolineato che “la società brasiliana ha dimostrato il suo grado di maturità democratica. Gli elettori maschi e femmine si sono recati ai seggi elettorali, hanno votato, hanno scelto i loro candidati in assoluta pace e sicurezza. Ringrazio tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno partecipato a questo festival della democrazia“.
Le elezioni hanno fatto registrare un’alta partecipazione, con il 78,96% degli aventi diritto che si è recato alle urne. Inoltre, solamente il 4,2% delle schede è stato ritenuto nullo, contro l’8,8% registrato alle elezioni del 2018, a dimostrazione del grande interesse che queste elezioni hanno riscosso tra i cittadini. “Forse perché si tratta di un’elezione combattuta e polarizzata, ed è per questo che la gente ha votato di più“, ha detto de Moraes.
Il presidente del TSE ha confermato che, visto che nessuno dei candidati ha superato la soglia del 50%, sarà necessario lo svolgimento di un secondo turno, previsto per il 30 ottobre.
“Ho detto che saremmo tornati e con più forza“, ha detto Lula, commentando i risultati del primo turno. Il leader del PT ha poi affermato che la lotta continuerà fino alla vittoria finale: “Vedo questa come una seconda possibilità che il popolo brasiliano mi sta dando. Domani inizio la campagna. La lotta continua fino alla vittoria finale“, ha detto l’ex presidente, ricordando che anche nel 2002, quando ottenne il suo primo mandato, fu decisivo il ballottaggio tenuto negli ultimi giorni di ottobre.
“Ci sono altri 30 giorni per la campagna. Amo fare campagne, andare alle manifestazioni, discutere con la società brasiliana, dialogare. Inoltre, ci sarà l’opportunità di avere un dibattito con il presidente Jair Bolsonaro per scoprire se continuerà a dire bugie o se dirà verità al popolo brasiliano“, ha attaccato Lula.
Oltre all’attesa per il ballottaggio del 30 ottobre, i brasiliani ora attendono di scoprire i risultati delle elezioni legislative e dei vari Stati federati, molti dei quali andranno a loro volta al ballottaggio. Di particolare importanza sarà il risultato del ballottaggio di San Paolo, dove Fernando Haddad del PT (35,70%) sarà chiamato alla rimonta contro il candidato di destra Tarcísio de Freitas (42,32%), ex ministro delle Infrastrutture di Bolsonaro. “San Paolo sarà un grande confronto di idee, programmi e proposte per la società e io sono disposto a fare tutto il possibile insieme al nostro alleato Fernando Haddad e sono sicuro che insieme vinceremo a San Paolo e vinceremo in Brasile“, ha assicurato Lula al riguardo.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog