L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti di Rai, Mediaset, La7 e Sky per non aver rispettato la legge sulla par condicio (legge 22 febbraio 2000, n. 28), che disciplina la parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi elettorali. Un po’ tardi, dal momento in cui le elezioni si sono concluse e niente potrà cambiarne i risultati, incluso il mancato ingresso in Parlamento di tutti i nuovi partiti di opposizione (o “anti-sistema”) che, dopo aver affrontato la sfida della raccolta firme in piena estate, si sono ritrovati con una manciata di secondi per promuovere le proprie idee sui media nazionali. Ad esempio nei Tg Rai, nella settimana precedente le elezioni, Vita ha ottenuto in tutto 43 secondi di diritto di parola. È andata “meglio” a Italia Sovrana e Popolare, Italexit e Unione popolare che hanno collezionato rispettivamente 59, 62 e 82 secondi. Il tutto a fronte dei 41-43 minuti a disposizione di Lega, FdI, Pd e M5S.
La mancata parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi elettorali non ha riguardato esclusivamente la Rai, dal momento in cui sulle reti Mediaset, La7 e Sky non si sono registrate tendenze diverse. I canali berlusconiani hanno dedicato 12 minuti di microfono agli esponenti di Italia Sovrana e Popolare, 8 a quegli di Italexit, 5 per Unione Popolare, poco più di 2 minuti ciascuno di interviste a esponenti di Vita, Partito Comunista Italiano e Alternativa per l’Italia. Su La7 il partito guidato da Gianluigi Paragone ha ottenuto 52 secondi di diritto di parola, mentre la formazione di Luigi De Magistris si è fermata a 39 secondi. Censurati Vita, Italia Sovrana e Popolare, il Partito Comunista Italiano e Alternativa per l’Italia. In un comunicato stampa, AGCOM ha annunciato l’avvio dei procedimenti sanzionatori nei confronti delle principali emittenti nazionali, aggiungendo che “sono stati riscontrati diversi scostamenti nei tempi di parola, sia in termini di sottorappresentazione che di sovrarappresentazione, fruiti da ciascun soggetto politico”. Una procedura colpevolmente tardiva, dal momento in cui il Garante ha scelto di occuparsi delle elezioni a giochi fatti, nonostante già a luglio l’associazione per la libertà di stampa Articolo 21 avesse denunciato le violazioni evidenti e palesi alle regole della par condicio.
La funzione principale della legge sulla par condicio è di fare in modo che i partiti più piccoli abbiano i giusti spazi e non siano schiacciati da chi dispone di risorse e mezzi maggiori. Il testo introduce tempistiche differenziate per stabilire le modalità di rappresentazione dei soggetti in campo, secondo criteri che devono rispettare il fine ultimo della legge: “la garanzia e l’imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici” (articolo 1). Alla luce di tali considerazioni e dei numeri impietosi riportati da AGCOM appare evidente la violazione della legge 22 febbraio 2000, n. 28. Dal 18 al 23 settembre, sui Tg Rai, i partiti d’opposizione hanno avuto pochi minuti per illustrare i propri programmi e tentare di scardinare il fenomeno del “voto utile”, quindi il voto dato al candidato che si ritiene possa vincere invece che al candidato più gradito. Un meccanismo che, unitamente alla soglia di sbarramento al 3%, favorisce i grandi partiti e scoraggia gli elettori con lo spettro di un voto sprecato. Si pensi che nel prossimo Parlamento non saranno rappresentati oltre un milione e mezzo di voti poiché indirizzati alle forze “anti-sistema” che non hanno superato la soglia di sbarramento.
[di Salvatore Toscano]
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