Crisi, pandemia e guerra non fermano le vendite delle barche a vela e delle imbarcazioni a motore, ma solo nel segmento più alto, quello destinato ai super ricchi che non pagano le tasse perché intestano le imbarcazioni a società estere, una delle eredità del governo Renzi.
Non ci sono solo le auto di lusso, gli orologi, l’alta moda esclusiva. Il mercato del lusso corre anche con il vento nelle vele delle imbarcazioni da regata e con i motoscafoni che vediamo d’estate ancorati in rada. La prova della crescita della super nautica viene dall’ultimo Salone Nautico di Genova, sessantaduesima edizione; qui la barca a vela più piccola esposta era l’Oceanis 34.1. Il costo del 34 piedi di casa Beneteau, al netto dell’Iva e degli accessori, è di 125.900 euro, il costo della barca in acqua si aggirerà intorno ai 160.000 euro, non proprio un prezzo popolare.
Al Salone si è notata l’assenza delle barche polacche che negli anni passati avevano tentato di fare concorrenza ai grandi produttori penetrando il mercato con prezzi vantaggiosi: in media un 30 per cento in meno delle barche francesi. Sono scomparse anche le piccole produzioni italiane che riuscivano a mantenere prezzi abbordabili. Quello che resta è lusso puro. Il sogno di qualche velista di poter comprare una barca con 50-60 mila euro è tramontato. I produttori più piccoli con le loro barche “economiche” hanno deciso di disertare il Salone. Costi troppo alti e concorrenza troppo forte. Chi compra guarda al meglio, possibilmente il top di gamma. La vela e la nautica a motore sono sempre più esclusive, nonostante la propaganda “populista” di qualche politico e di qualche lobby che si è data da fare negli ultimi anni in Parlamento per ridurre o cancellare le tasse su barche e derivati per non penalizzare il settore e non scoraggiare gli acquirenti. Il risultato di questa politica è che sono stati premiati i ricchissimi.
Erano i tempi del governo Renzi. La legge di stabilità 2016 cancellò la tassa di possesso su imbarcazioni e navi oltre i 14 metri di lunghezza. Rimangono le tasse da diporto, ma con scappatoie che favoriscono i più ricchi. Sono tenuti al pagamento della tassa sul leasing nautico, solo se residenti in Italia, i proprietari e gli utilizzatori a titolo di locazione. Per le barche intestate a una società estere la tassa va versata in caso di stabili organizzazioni che la gestiscono in Italia.
Il Salone nautico stesso è diventato un grande affare, organizzato da Confindustria nautica, la vetrina di un settore con un fatturato in aumento a 6,11 miliardi e una crescita degli addetti del 10 per cento: 90 mila operai e tecnici. E il Comune di Genova si è garantito l’evento per altri 10 anni, fino al 2034. A giugno 2023 ci sarà poi a Genova l’arrivo della Ocean race, un altro evento mediatico, a cui la città si prepara con 200 ormeggi in più e altri lavori sul porto.
Il campionario dei super-yacht mostra barche di lusso tra i 30 e i 40 metri come il Navetta Custom Line 42, che hanno un prezzo di listino intorno ai 18 milioni di euro, fino ai modelli da 100 metri che possono arrivare ai 100 milioni di euro. E poi ci sono le spese per la manutenzione e la gestione, per l’equipaggio, la sosta nei porti: ormeggiare a Capri costa 2585 euro al giorno per uno yacht di 40 metri, a Portofino, 2000 euro.
Chi si può permettere imbarcazioni così? Si è parlato molto delle barche degli oligarchi russi e di un misterioso super yacht che potrebbe essere di Vladimir Putin. Ma nelle acque italiane arrivano i super-yacht dei super-ricchi di tutto il mondo. L’anno scorso è stato visto “Magic” Johnson, la leggenda del basket Usa, con la sua famiglia per una vacanza di lusso. Quest’anno lo yacht Aquila, imbarcazione da 150 milioni di dollari, lungo 85 metri con la proprietaria Ann Walton Kroenke, ereditiera della famiglia che ha fondato i supermercati Walmart, un patrimonio stimato da Forbes in 8,1 miliardi di dollari. Il marito, Stan Kroenke, possiede squadre importanti di tutti gli sport: i Los Angeles Rams, nel football americano, i Denver Nuggets nel basket, i Colorado Avalanche nell’hockey, i Colorado Rapids nel calcio Usa, l’Arsenal nel calcio inglese.
L’elenco sarebbe lunghissimo, e i nomi dei proprietari di super-yacht in Italia spuntano regolarmente quando si parla dei ‘vip’ in vacanza. Ma è una questione che riguarda le disuguaglianze estreme dei nostri giorni, i favori fiscali, le priorità produttive distorte, una società del malessere